Il bombardamento americano dell’abbazia di Montecassino in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale rimane uno degli eventi più controversi e discussi di quel periodo storico. Questo attacco, avvenuto nel 1944, ha portato alla distruzione di un importante patrimonio artistico e culturale, suscitando critiche e dibattiti sulla necessità e la proporzione delle azioni militari durante il conflitto.
Per comprendere appieno il significato e le implicazioni di tale bombardamento, è essenziale analizzarne il contesto storico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia era divisa tra gli Alleati, che occupavano il sud del Paese, e le forze dell’Asse, che controllavano il nord. L’antica abbazia, situata vicino alla città di Cassino, rappresentava un importante punto strategico per gli Alleati nel loro avanzamento verso Roma.
Fondato nel VI secolo d.C., il monastero era uno dei più antichi d’Occidente. Nel corso dei secoli, divenne un centro di cultura, arte e spiritualità, ospitando una ricca collezione di manoscritti antichi, dipinti, sculture e altri tesori artistici. Il complesso era anche un importante luogo di culto e pellegrinaggio per i fedeli cattolici.
Nel febbraio del 1944, le forze alleate pianificarono un’offensiva contro la Linea Gustav, una linea difensiva tedesca che attraversava l’Italia centrale. L’abbazia di Montecassino si trovava strategicamente posizionata proprio lungo questa linea e rappresentava un ostacolo significativo per l’avanzata alleata. Inoltre, c’era la fondata convinzione che i tedeschi stessero utilizzando il monastero come base per le loro operazioni militari.
Il generale britannico Harold Alexander, comandante supremo delle forze alleate nel teatro del Mediterraneo, e il generale statunitense Mark Clark, comandante della Quinta Armata americana, presero la decisione di bombardare l’abbazia per indebolire le difese nemiche e facilitare l’avanzata alleata.
Il bombardamento iniziò il 15 febbraio 1944 e durò per diversi giorni. Le forze aeree alleate, principalmente statunitensi, sganciarono una massiccia quantità di bombe sulla zona circostante l’abbazia, con l’obiettivo di distruggere le difese tedesche e neutralizzare eventuali postazioni nemiche all’interno dell’edificio. Le esplosioni furono devastanti, riducendo in rovina gran parte del monastero e dei suoi dintorni. Le antiche mura furono gravemente danneggiate o distrutte, mentre molte opere d’arte e manoscritti andarono perduti.
La disarticolazione di quel punto di difesa dello schieramento tedesco ebbe conseguenze anche più vaste. Tra il maggio e il giugno 1944, lo sfondamento della linea Gustav consentì alle truppe alleate di invadere la Valle del Liri, dove le truppe francesi di origine marocchina perpetrarono gli stupri di massa oggi noti come Marocchinate, iconicamente rappresentati nel film La Ciociara, una pagina lungamente nascosta quanto vergognosa della storia di quel periodo.
Il bombardamento di Motnecassino suscitò immediatamente una serie di critiche e controversie. Molti storici, studiosi e cittadini italiani contestarono la decisione di distruggere un simbolo così importante della cultura e della storia italiana, argomentando che l’abbazia fosse un obiettivo militare discutibile e che la sua distruzione causò danni irreparabili al patrimonio artistico e spirituale del Paese.
Alcuni critici argomentarono che l’abbazia avrebbe potuto essere presa con metodi meno distruttivi, come l’assedio o l’attacco terrestre, evitando così la perdita di così tanti tesori storici. Tuttavia, i sostenitori dell’operazione difesero la decisione delle forze alleate, sottolineando la necessità di rompere rapidamente le linee nemiche per accelerare l’avanzata verso Roma e indebolire le forze tedesche.
Qualunque sia l’opinione moderna su quanto accaduto, sia essa di condanna rispetto alla distruzione di un simbolo della cultura occidentale, e del conseguente stupro materiale e morale di una parte della popolazione italiana, rimane incredibile come oggi i media capovolgano la realtà storica dei fatti, oscillando tra l’ignoranza e la manipolazione delle fonti. In un servizio RAI andato in onda per commemorare l’accaduto, il sottopancia parlava di bombardamento tedesco di Montecassino, come se i soldati asserragliati all’interno dell’edificio religioso si fossero bombardati da soli. Un lapsus frutto di disattenzione, ignoranza o scientemente prodotto, nella narrazione tribale dei buoni sempre da una sola parte, e dei cattivi sempre dall’altra.
Che la liberazione dell’Italia dai soldati del mostruoso regime nazista sia stata un bene, nessuno può discutere. Ma una moderna società civile, e soprattutto quanti hanno la capacità di ricordare e trasmettere la Storia, non può permettersi il lusso di ignorare che in guerra non esistono buoni, e che nelle giuste condizioni, o per il raggiungimento degli obiettivi, qualunque esercito si rende protagonista di qualunque cosa. E un servizio pubblico radiotelevisivo, responsabile della creazione di una frazione sempre decrescente della cultura e dell’immaginario collettivo, non può permettersi di manipolare la realtà.