Non credo di essere l’unico a ricordare l’intensa sequenza di caratteristiche personali con cui una leader politica arringava le folle a caccia di consensi che – bravissima lei o meno bravi gli avversari e gli elettori – ha saputo mietere.
Quella lunga lista di peculiarità autobiografiche è stata presa sul serio da chi l’ha votata o da chi semplicemente ha votato lei per punire gli altri schieramenti.
A distanza di mesi lo scorrere degli eventi ha indotto chi ancora può vantare la vivacità di qualche neurone a riascoltare quei discorsi, così da verificare il vero valore di quei termini e in particolare “madre” e “cristiana”.
Madre. Con mio fratello posso vantare l’impareggiabile fortuna di aver avuto una mamma straordinaria. L’abbiamo sempre immaginata come l’incarnazione della generosità, quella vera.
Cristiana. Sempre lei ha scolpito nel nostro cuore il rispetto dei principi di una fede in cui la solidarietà e la carità sono ineludibili.
E così certi comizi, impregnati di enfasi e orgoglio, mi hanno fatto sperare in una Italia buona ed accogliente nei confronti di chi – disperato – cerca di raggiungere le nostre coste sperando in un domani migliore o accontentandosi semplicemente di avere un domani.
La cronaca non mi ha offerto spunti per riconoscere la madre e la cristiana che il modello di mia mamma mi aveva erroneamente instillato.
Non c’è bisogno di guardare alla strage di Cutro, al suicidio al Centro di Accoglienza (il termine “accoglienza” suona bizzarro), oppure ai tanti episodi di disumanità di cui siamo stati capaci. E’ sufficiente dare un’occhiata ai provvedimenti di assegnazione dei porti di destinazione alle navi delle ONG che cercano di salvare dalla morte gli sventurati che sfidano il mare.
Se non ci sono parole per descrivere il dolore di chi assiste a simili atti di cattiveria gratuita o di sadismo burocratico, figuriamoci cosa prova chi ha bisogno di cure urgenti e spera di sbarcare prima che sia troppo tardi.
Mia mamma – anche lei “donna, madre e cristiana” – si sarebbe comportata diversamente. Forse anche altre mamme, tante altre mamme, avrebbero liberato il loro istinto materno e immaginato soccorsi e aiuti come se i profughi fossero figli loro o somigliassero ai nostri nonni alla volta di Ellis Island.
Invece la prua delle navi di soccorso indirizzata a centinaia di miglia di distanza è lo sciopero bianco dell’essere umani. La carta da bollo avvolge il cuore, o in sua assenza ne ingombra lo spazio nella cassa toracica.
Ieri è scattato l’allarme per il cosiddetto ”hackeraggio” del profilo Instagram di Giorgia Meloni, ma parecchia gente rammenta che le grida di aiuto (Cutro docet) non hanno innescato altrettanto ardimentose mobilitazioni.
Sicuramente i burloni digitali (criminali avrebbero fatto un diverso uso dell’account della Premier) verranno acciuffati e condannati. Speriamo che analogo destino tocchi in sorte a chi ha sulla coscienza le troppe vittime della nostra indifferenza o della cieca ubbidienza a regole eticamente discutibili.