Da molto tempo la politica nostrana soffre di preoccupanti variabili nell’àmbito degli schieramenti politici perché si assiste a mutamenti, o traslochi, da una parte all’altra quasi quotidiani od a posizioni all’interno della stessa coalizione totalmente dissonanti tra loro.
Nelle elezioni regionali in Sardegna si sono formati due schieramenti principali con una composizione di partiti variegata in ambo le parti. Nelle elezioni regionali in Abruzzo due partiti hanno abbandonato il precedente schieramento e si sono posizionati nel campo opposto. Salvo ulteriori ripensamenti, gli stessi due partiti si riposizioneranno nello stesso schieramento delle elezioni regionali sarde, ovvero invertendo totalmente la direzione per la seconda volta nel giro di pochi mesi. Verrebbe da pensare ad una malattia dell’umore o, più prosaicamente, ad un miserrimo calcolo di convenienza.
Di fatto sia in Sardegna, sia in Abruzzo si sono schierati nel campo perdente. Ora, tornando alla prima scelta, sperano di vincere la lotteria in Basilicata. Si può immaginare che gli elettori di questi due partiti si sentano almeno disorientati. Si chiederanno: voto un partito schierato a destra od a sinistra considerando che si alterna sistematicamente? Di fare un polo di centro non se ne parla proprio, anche perché verrebbero schiacciati e non otterrebbero una sedia per sedersi. Il polo di centro è già tristemente naufragato poco dopo le ultime elezioni politiche per baruffe da pollaio.
Un sacerdote celebrante sull’altare, senza dileggio per la religione, direbbe: “mistero della fede”. Di fede ce ne vuole veramente tanta per capire chi prima si unisce ad una coalizione, poi l’abbandona posizionandosi in uno schieramento opposto, poi si ricolloca nella prima scelta. Tutto nel giro di neanche tre mesi. Come chi si sposa, divorzia e si risposa con lo stesso partner.
Follia, delirio, calcolo, studio di sondaggi, pensieri ondivaghi, gioco delle due (non tre) carte o cosa? Si vedrà cosa accadrà in Basilicata e poi, forse, una ancor diversa scelta per l’Europa. Considerati tali dissonanti (o dissociate) scelte di posizionamento ci si domanda perché l’elettore non va a votare? Vedetevela voi penserà, io vado a divertirmi.
Uno dei due schieramenti principali è in continua fibrillazione quasi sfogliasse una margherita chiedendosi: ci amiamo o non ci amiamo? Andiamo o non andiamo insieme e chi deve scegliere il candidato? Le motivazioni politiche di facciata sono tante ma tutto, all’apparenza del cittadino, si manifesta come la lotta dei polli di Renzo di manzoniana memoria. Scelte di potere dalle quali l’elettore si sente ed è escluso perché avvengono nelle stanze delle segreterie politiche e non si comprendo i reconditi motivi.
Poi nella maggioranza di governo vi sono posizioni contrastanti, non sul colore della cravatta o del vestito da indossare. Il mondo civile si indigna e protesta per la morte, forse è meglio dire assassinio premeditato, del dissidente russo Aleksej Navalny. Un membro del governo, vice Presidente del Consiglio, dice che le cause saranno stabilite da medici e giudici. Chissà cosa direbbe se così fossero trattati suoi amici e parenti. Il Presidente del Consiglio e l’altro vice Presidente condividono quanto il mondo democratico e civile sostiengono.
In Russia vi sono state le elezioni politiche, quasi universalmente giudicate una farsa, poiché di fatto vi era un solo candidato che si è sbarazzato fisicamente dei potenziali avversari politici o ne ha impedito la candidatura. Sempre lo stesso politico e vice Presidente del Consiglio ha affermato che il voto popolare va rispettato in ogni caso, senza qui rammentare quante volte egli ha osannato l’amico Putin.
Sempre lui, ha lasciato che un paio di leader delle destre europee attaccassero la Presidente del Consiglio e lo osannassero come baluardo in difesa delle Nazioni dell’Europa. L’altro vice Presidente del Consiglio, giustamente, si è allineato con i giudizi del mondo democratico occidentale sulle elezioni russe sottolineando che vi sono state “violenze e pressioni”. Sono i due vice Presidenti del Consiglio dello stesso Governo seppur appaiono in totale opposizione ed uno non tralascia occasione per attaccare il Presidente del Consiglio.
Ancora si torna a chiedere al cittadino di recarsi alle urne per votare personaggi, scelti dalle segreterie politiche, che si alleano per il solo gusto del potere e che, di fatto, si guerreggiano l’un contro l’altro armati per racimolare (il termine è gergale ma rende bene il livello) qualche percentuale di voto scavalcando, a destra o sinistra non conta, l’alleato di coalizione.
Più che di variabili si potrebbe definirle malattie psichiatriche o forme di attaccamento al potere che si concretizzano in un “ano a ventosa” saldato allo scranno del potere. Non è da escludere che, dopo le elezioni europee, al momento non gioverebbe a nessuno, vi saranno degli scossoni politici, non proprio terremoti, forse rimpasti di governo, che potrebbero rimodulare molti equilibri se non indurre qualcuno a voler correre nuovamente alla conta elettorale domestica.
Quando si sente il profumo della vittoria, anche se si è alleati, si trova una motivazione per tornare alle urne per glorificarsi ed appropriarsi di qualche sedia in più, tutto in barba al cittadino.