In questi giorni si è parlato di quel malessere generato da dispositivi che emettono particolari segnali elettromagnetici di forte intensità e turbano gli equilibri psicofisici di chi si trova nel loro raggio di azione.
Il nome che gli è stato appioppato è legato ad una sua applicazione di qualche anno fa in danno di chi lavorava nella sede diplomatica statunitense a Cuba, quasi quell’episodio avesse inaugurato una nuova stagione del guerreggiare e dello spionaggio.
Se fosse una specialità gastronomica, si dovrebbe dire che è una vecchia ricetta. L’Unione Sovietica da almeno settant’anni adopera certi sistemi per mettere in difficoltà il personale di ambasciate, i manager di grandi industrie, i militari di ben precise caserme, politici alle prese con importanti decisioni da assumere.
Nessuna futuribile novità per chi sa quanto siano sensibili il cervello e il sistema nervoso in presenza di invisibili e silenziosissime sollecitazioni su specifiche frequenze di pochissimi “hertz”.
In questo scenario misterioso si staglia la certezza di turbamenti emotivi che possono essere indotti da apparati trasmettitori, in grado di generare impercettibili “rumori silenti” che innescano le reazioni più diverse: dalla nausea alla paura, dalla frenesia alla perdita di equilibrio, dall’euforia alla depressione più cupa, dal tremolio alla sordità in apparente assenza di elementi acustici, dall’improvviso senso di insostenibile affaticamento alle vertigini, dalla profonda tristezza allo scoramento…
In termini pratici si potrebbe parlare di una sorta di “labirintite artificiale” o di altri pressanti disagi di origine non identificabile.
La finalità di queste “armi” è evidente e la si può sintetizzare nel voler impedire ai “bersagli” di vivere normalmente, di lavorare, di prendere decisioni con la necessaria serenità. Un modo per colpire l’avversario senza esplodere un solo colpo, paralizzandone ogni funzionalità in una illusoria condizione di normalità quotidiana.
In tanti hanno erroneamente parlato di ultrasuoni, diametralmente opposti al “calibro” di questi proiettili acustici. L’arsenale in questione è quello degli “infrasuoni”, che sono caratterizzati da frequenze “bassissime” e che non sono affatto nuovi nella nostra vita di tutti i giorni. Sono simili ai disturbi che vengono prodotti da elettrodomestici di uso comune e che magari impediscono di dormire a chi è maggiormente “sensibile”. Quel che varia è ovviamente l’intensità di queste “vibrazioni” e la puntuale intenzione a provocare sofferenza.
Chi vuole approfondire può dare la caccia agli esperimenti di Vladimir Gavronsky, poi francesizzatosi in Gavreau e che negli anni sessanta giocava con queste cose. Può essere l’occasione per scoprire non c’è nulla di nuovo sotto il sole…