La raccolta Novelle per un anno racchiude i racconti scritti dal Premio Nobel per la letteratura Luigi Pirandello (Agrigento 1867 – Roma 1936) dal 1884 al 1936. Tra questi risalta il racconto La giara, composto nel 1906 e pubblicato nel 1909 dal Corriere della Sera.
I protagonisti della storia sono Don Lolò, ricco, taccagno e litigioso proprietario terriero, attaccato alla roba di verghiana memoria, e Zi’ Dima, un esperto artigiano specializzato nella riparazione di recipienti, noto nella piana di Catania per aver messo a punto un mastice miracoloso.
Don Lolò, in previsione di un’abbondante raccolta di olive, acquista un’enorme giara per conservarvi l’olio ma il costoso recipiente viene ritrovato spaccato in due. Dopo essere andato su tutte le furie, si rivolge a Zi’ Dima e, non fidandosi delle qualità del mastice, insiste affinché la riparazione venga rafforzata con dei punti di filo di ferro.
Seppur offeso nell’orgoglio, Zi’ Dima obbedisce. E, per operare più comodamente, entra nella giara, e, preso dalla riparazione, trascura che ha un collo molto stretto da dove non riesce più a uscire.
Ne nasce una cocciuta lite che vede Zi’ Dima pretendere, e poi ottenere, il dovuto compenso per la riparazione e Don Lolò chiedere di essere risarcito in quanto, per farlo uscire dalla giara, sarà necessario romperla definitivamente.
Zi’ Dima si rifiuta di pagare il risarcimento affermando di essere entrato nella giara solo per mettere i punti che Don Lolò aveva preteso, mentre, se si fosse fidato del suo miracoloso mastice, non sarebbe sorto alcun problema. E, per non risarcirlo, decide di restare dentro la giara, dove passa la notte, fra canti e balli dei contadini, ai quali, col denaro ricevuto come compenso, offre da mangiare e da bere. Allora Don Lolò, preso dall’ira, dà un calcio alla giara, facendola rotolare finché non si frantuma irrimediabilmente contro un albero, liberando così Zi’ Dima.
La storia tocca, con spietato umorismo, alcune tematiche care al geniale scrittore, quali la fragilità dell’uomo costretto a vivere nella forma e a indossare le maschere imposte dalle convenzioni sociali; la realtà come inganno; il tentativo di fuggire dalla realtà per mezzo della follia, prima che, come la lava dell’Etna, s’irrigidisca e porti alla sconfitta finale e alla morte.
Dal racconto, oltre ai tanti adattamenti teatrali, sono state tratte versioni cinematografiche come quella del 1984 inserita nel film a episodi Kaos, dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, interpretata splendidamente da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Nel film, i fratelli Taviani hanno rappresentato da veri maestri il paradosso in cui si trovano i due contendenti, dal quale deriva una situazione di stallo in cui non è più possibile distinguere chi abbia torto e chi ragione.
Lo stesso paradosso e la stessa situazione di stallo in cui versa il conflitto russo-ucraino, dove maldestramente si è infilata l’Unione Europea e dal quale non sa più come uscirne, proprio come Zi’ Dima.
L’unica via di uscita prospettata dall’Unione Europea è una scellerata spirale guerrafondaia, mista a inutili, quanto dannosi per le economie europee, pacchetti di sanzioni. Strategia tuttora rivelatasi perdente che non sembrerebbe escludere rischi ancora più gravi come quello, sempre più incombente, di vedere andare in frantumi, non una giara di terracotta, ma la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, troppo vicina alla prima linea di questo conflitto.
Man mano che l’Armata Russa avanza, la tentazione dell’Ucraina di coinvolgere direttamente i Paesi europei aumenta sempre più. E, sull’esempio di quanto accaduto al Nord Stream, l’ipotesi catastrofica di danneggiare la centrale nucleare di Zaporizhzhia non sembrerebbe essere stata esclusa.
Le riunioni straordinarie del Consiglio dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica si susseguono, come pure gli attacchi con droni agli edifici esterni dei sei reattori che, benché resi inattivi da mesi, necessitano ancora di energia e di esperti sul posto per gestirne i sistemi di raffreddamento e altri elementi essenziali per tenere sotto controllo la radiazione che comunque rimane.
Tali attacchi aumentano significativamente il rischio di un grave incidente nucleare che non si esclude possa servire a imprimere una svolta all’andamento del conflitto.
Un conflitto che, nella sua assoluta tragicità, ha oramai assunto il tratto pirandelliano della follia.