È una domanda che ci invita a esaminare le conseguenze e le intenzioni nascoste dietro le azioni umane. Facciamo insieme l’analisi.
Nella tarda serata di sabato, come noto, l’Iran ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, impiegando svariati droni e missili. Questo attacco rappresenta una significativa escalation nelle tensioni tra i due Paesi, e segue l’uccisione di un importante generale iraniano a Damasco e di tre figli adulti di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, da parte delle forze israeliane.
Senza dilungarsi ad analizzare la storia, arcinota, delle tensioni tra Iran ed Israele, è possibile in questo frangente asserire che l’attacco israeliano ad una sede diplomatica iraniana è stato un chiarissimo errore.
E’ chiaro “chi” Israele volesse colpire, ed anche il “perché”, ma è la scelta del “dove” che è stata del tutto sbagliata. Non puoi colpire una sede diplomatica, perché è noto che essa è estensione dello Stato territoriale della nazione ospitata.
Era quindi evidente che l’Iran avrebbe reagito. Ma come vedremo nelle conclusioni di questo articolo, questa scelta non è stato solo un errore tattico, ma un significativo errore strategico per l’intero Occidente.
L’attacco per reazione era quindi “telefonato” come si dice in gergo, e questo ha dato il tempo ad Israele di farsi affiancare da forze militari di Paesi amici per la sua difesa, che per questo è stata così efficace.
La maggior parte dei droni e dei missili è stata lanciata direttamente dall’Iran, ma alcuni sono partiti anche da Iraq, Yemen e Siria, con il sostegno di milizie filoiraniane. L’esercito israeliano ha dichiarato che quasi tutti sono stati intercettati prima di entrare nel territorio israeliano, grazie al sistema antimissile “Iron Dome” e, come dicevamo, all’intervento di aerei da guerra alleati.
Gli attacchi dell’Iran contro Israele hanno in sintesi causato lievi danni alla base aerea di Nevatim, situata nel sud del paese. Tra gli obiettivi dichiarati di Teheran c’erano anche le Alture del Golan, tuttavia, nessuno dei droni o dei missili è penetrato in questa parte del territorio israeliano, soprattutto grazie all’efficacia dei sistemi di difesa.
E’ importante considerare la ‘crepa’ nel fronte difensivo, infatti alcuni stati tradizionalmente alleati hanno espresso opposizione ai sorvoli statunitensi. Questa posizione è stata presa in considerazione di varie questioni geopolitiche e di sovranità.
Guardando al futuro, è interessante notare che tutti hanno compreso la situazione, comprendono la scelta dell’Iran di attaccare per reazione, e nessuno critica il diritto di auto-difesa di Israele. Si estenderà il conflitto? A nessuno interessa l’escalation nell’area. E per questo tutti dovrebbero premere su Israele per evitare ulteriori rappresaglie, anche considerando che ha commesso l’errore di colpire la sede diplomatica iraniana.
Chi potrà godere maggiormente di questa situazione è, inopinatamente, chi non ha partecipato alle ostilità, infatti la Russia, che possiede uno degli arsenali nucleari più temibili al mondo, ha ora l’opportunità di promuovere la sua idea di un nuovo ordine mondiale aumentando l’influenza russa nella zona.
Infatti la Russia, tradizionalmente in buoni rapporti con Israele, a causa del conflitto in Ucraina ha modificato la propria posizione, mostrandosi critica nei confronti degli Stati Uniti, definendo l’escalation del conflitto Israele-Hamas un fallimento della politica statunitense in Medio Oriente.
La Cina ha una posizione neutra, infatti da un lato è un forte oppositore dell’Occidente e dall’altro sostiene il diritto di autodifesa di Israele.
Ma il rischio maggiore deriva proprio dall’attore che beneficerà maggiormente di questa situazione, c’è da essere certi infatti che l’Iran infatti userà a suo vantaggio quanto accaduto, principalmente per rintuzzare le richieste di trasparenza delle Nazioni nel suo programma di raggiungimento dello status di potenza nucleare, nel quale ha raggiunto circa il 60% di maturità. Avrà quindi supporto Russo e maggiore mano libera. Facciamo quindi i complimenti per la scelta strategica agli attori coinvolti nella decisione di attaccare la sede diplomatica iraniana a Damasco.