Questo racconto non è frutto di fantasia, ma il resoconto fedele di un’intervista reale fatta ad una donna che chiameremo L.
La sua storia è una testimonianza potente di resistenza e resilienza, un viaggio che getta luce su difficoltà sistemiche e personali affrontate da molte persone nel loro ambiente professionale e nella vita quotidiana. Ogni parola di L. trasuda la forza di chi ha dovuto lottare non solo per il successo, ma per il riconoscimento e la validazione della propria identità e capacità.
Mentre L. si apriva su questi temi, la conversazione si è spesso spostata su argomenti più ampi di giustizia sociale, equità e il bisogno di un cambiamento radicale nella maniera in cui la società vede e valuta le diversità di genere. Questo non è solo il racconto delle sue lotte, ma anche un invito a riflettere e agire verso un futuro più inclusivo e comprensivo.
Durante il nostro incontro, a volte ho dovuto interrompere la stesura degli appunti, tanto forte era la rabbia per le ingiustizie che mi venivano raccontate e che trasudavano emozioni profonde.
Cosa ti ha spinto a condividere la tua storia?
Ho sempre pensato che raccontare la mia esperienza potesse aiutare altre persone a comprendere che non sono sole nelle loro battaglie e che è possibile superare gli ostacoli, non importa quanto insormontabili possano sembrare. Il mio viaggio attraverso sfide professionali e personali, soprattutto come madre, ha mostrato quanto il sistema possa essere non predisposto a riconoscere e valorizzare il vero talento, soprattutto quando si discosta dalla norma.
Hai menzionato le sfide di essere madre. Come ha influenzato la tua carriera?
Essere madre e professionista è una giocoleria costante. Molte volte mi sono trovata ai margini, come se la luce che emanavo fosse troppo abbagliante per essere accettata. Il mio ruolo di madre era visto come un handicap piuttosto che come una parte integrante della mia identità che arricchisce la mia capacità di contribuire.
In che modo hai affrontato queste difficoltà e trovato la tua strada?
Nonostante le avversità, ho scelto di distaccarmi da un ambiente che non sapeva apprezzarmi, viaggiando alla “velocità che merito”, esplorando nuovi orizzonti. Ho arricchito il mio bagaglio culturale e ho imparato a valorizzare il mio vero sé, seguendo le mie passioni e realizzandomi poi in una professione di aiuto.
Oggi, quale ruolo ricopri e in che modo pensi di aiutare gli altri?
Oggi sono una psicologa. Amo aiutare le persone a riconnettersi con la propria natura e a scoprire come mettere a frutto il proprio potenziale. Ogni giorno mi impegno per coltivare lo stupore e la curiosità verso i miei pazienti, piuttosto che l’idea malsana di aggiustarli. Voglio continuare a emozionarmi davanti ai loro risultati. Questo approccio mi permette di supportare gli altri nella ricerca di benessere psicologico, ma anche nel loro percorso di crescita personale e professionale.
Quale messaggio spereresti che i lettori traggano dalla tua storia?
Spero che chi legge la mia storia si senta incoraggiato a non arrendersi mai, nonostante le difficoltà. Vorrei trasmettere che è essenziale non conformarsi semplicemente alle aspettative altrui, ma osare essere diversi e valorizzare la propria unicità. Credete fermamente nelle vostre capacità e lottate per farle riconoscere. È il solo modo in cui possiamo spingere la società ad avanzare, riconoscendo e celebrando i talenti che possono veramente fare la differenza e costruire un futuro in cui l’eccellenza è non solo riconosciuta, ma anche attivamente incoraggiata. Persistete nel vostro cammino, e ricordatevi che ogni piccolo passo verso l’autenticità è un passo verso il cambiamento significativo.
Infine, qual è la lezione più grande che hai imparato nel tuo viaggio?
La lezione più significativa che ho appreso è che dovremmo orientare il nostro percorso non fuggendo da ciò che temiamo o disapproviamo, ma avanzando decisamente verso ciò che realmente desideriamo. È simile a quando scegli di acquistare un certo tipo di auto e all’improvviso inizi a notarne molte altre simili sulla strada: non è che prima non fossero là, ma ora la tua attenzione è focalizzata e attira ciò che è rilevante per te.
Se ci concentriamo esclusivamente su ciò che vogliamo evitare, rischiamo di oscurare le possibilità che potrebbero portarci vera gioia e soddisfazione. Puntando sui nostri veri desideri, possiamo attirare le circostanze e le opportunità che arricchiscono la nostra vita in modi inaspettati. Infondo proprio Carl Gustav Jung ci insegna che guardando dentro di noi e seguendo i nostri veri interessi, possiamo sincronizzarci con il mondo esterno in modo che rispecchi i nostri bisogni e desideri più profondi.
Parlando di trasformazione, come vedi il futuro e il ruolo che le donne come te possono giocare in esso?
Il futuro, spero, sarà di maggiore inclusività e di riconoscimento che la diversità non è solo necessaria, ma anche un enorme vantaggio competitivo. Le donne, specialmente quelle che sono anche madri, portano una prospettiva unica e preziosa che può stimolare l’innovazione e la creatività nei team di lavoro. Credo fermamente che possiamo guidare il cambiamento non solo mostrando ciò che è possibile, ma anche sfidando e ristrutturando le strutture esistenti che limitano il potenziale femminile.
Hai menzionato la sfida delle strutture esistenti. Quali cambiamenti specifici ritieni siano necessari per migliorare la situazione?
Un cambiamento fondamentale è la necessità di politiche aziendali più flessibili che riconoscano e supportino il lavoro di cura, che tradizionalmente ricade sulle donne. Dobbiamo anche lavorare su una cultura aziendale che valorizzi i risultati piuttosto che le ore passate in ufficio. Infine, è cruciale promuovere modelli di leadership femminile che possano servire da ispirazione per le nuove generazioni di donne nel mondo del lavoro.
Questi cambiamenti richiedono un impegno sostanziale. Come pensi che individui e organizzazioni possano essere motivati a fare queste trasformazioni?
La motivazione può venire dalla comprensione che diversità e inclusione non sono solo il “giusto da fare”, ma anche il “saggio da fare”. Studi dimostrano che le organizzazioni più diverse sono anche quelle che performano meglio. Inoltre, la pressione sociale e normativa può giocare un ruolo significativo. Quando i consumatori iniziano a preferire aziende con forti valori di equità e inclusione, le aziende sono spinte a cambiare.
In conclusione, quali parole di incoraggiamento offriresti a chi è attualmente ostacolato dalle sfide che hai superato?
Direi: non siete soli, e il vostro valore non diminuisce basato sulle barriere che incontrate. È importante continuare a lottare per ciò che credete, cercare alleati e costruire reti di supporto. Ogni piccola vittoria su queste barriere non solo libera voi, ma apre la strada a chi verrà dopo di voi. La resilienza è una forza potente e, quando abbinata alla determinazione, può superare ostacoli insormontabili.
Grazie, L., per la tua profonda onestà e per aver condiviso la tua ispiratrice storia. Le tue esperienze e le tue riflessioni sono un faro di speranza e un richiamo all’azione per tutti noi.
Grazie a te e a Giano News per avermi dato voce.
Con queste ultime parole, chiudiamo l’intervista, riflettendo su quanto ogni individuo possa contribuire a un cambiamento più grande nella società, promuovendo una cultura del merito genuino, libera da pregiudizi di genere e arricchita dalla diversità.