Alessandria, 1974: una rivolta nel carcere, finita nel peggiore dei modi, raccontata con la prosa di “nera” dell’epoca così come “salvata” dal sito penitenziaria.it : tra le sette vittime in totale, due caduti tra gli Agenti di Custodia, Sebastiano Gaeta e Gennaro Cantiello.
La storie che s’intrecciano dietro a questo episodio hanno contorni indefiniti, se non opachi.
Gli eventi si sono svolti tra il 9 e il 10 maggio 1974, poche ore prima dell’apertura dei seggi per il referendum sull’aborto, e questa “combinazione” potrebbe aver determinato anche il tragico epilogo della rivolta. Tra esitazioni, desiderio di “far passare a’ nuttata” senza turbare il voto, la convinzione di poter “prendere per fame” i rivoltosi, si è giunti ad un epilogo tragico, per il quale le vittime cadute sono state ricompensate “alla memoria” nel 1975 con tre medaglie d’oro al valor civile ed una al valor militare. Tranne Gaeta, cui fu concessa solo la medaglia d’argento (chissà perché…), rifiutata dalla vedova.
Ma la storia non finisce qui. Archiviati i fatti, Cantiello e Gaeta giustamente vengono ricompresi tra gli eroi del Corpo, e a loro sono intitolati proprio il penitenziario di Alessandria, una strada nella stessa città, una ad Aiello del Sebato (AV), paese natale di Gaeta, ed una motonave.
E proprio di questa nave vogliamo parlare, esiste ancora, e continua ad agitare le acque di ricordi ed eventi di cui è stata ed è tuttora protagonista.
La “Gennaro Cantiello” fu varata nel luglio 1977 a Mazara del Vallo, su commessa dell’allora Corpo degli Agenti di Custodia, e battezzata dalla madrina Lucia Nardin, vedova della M.O.V.M. Brig. Gennaro Cantiello.
La motonave (40 metri, 184 tonnellate di stazza lorda) fu destinata ai trasporti da e per l’isola dell’Asinara, sia per i rifornimenti, sia per le traduzioni dei detenuti da Porto Torres.
Ed invero lavorò parecchio, incurante delle condizioni meteo, per trasportare personaggi del calibro di Renato Curcio e Alberto Franceschini, o del “Professore” Raffaele Cutolo, o del sequestratore Matteo Boe, diretti verso la “Caienna italiana”, dove soggiornarono anche Falcone e Borsellino, nel loro “ritiro” protetto durante la stesura degli atti del maxi-processo che li vide protagonisti e, alla luce dei fatti, purtroppo anche vittime.
La “Cantiello” lavorò duramente, con gli equipaggi del Corpo, per circa vent’anni, fino alla dismissione dal servizio nel 1998, ma sopravvivendo in alcuni suoi accessori (la bussola e la ruota del timone) come simbolo orgogliosamente esibito dalla Polizia Penitenziaria nel famedio dei suoi eroi tra i più preziosi cimeli della storia del Corpo.
Tra la motonave e l’imprenditore cagliaritano Salvatore Pergola è scoccato il colpo di fulmine: aggiudicatosi la nave all’asta, nel 2004 la fece trainare a Cagliari, ormeggiandola alla marina di Sant’Elmo a Su Siccu, il bellissimo lungomare cittadino. E decise di trasformarla in un ristorante-pizzeria galleggiante, assumendo anche come cuoco un ex detenuto dell’Asinara, che fu uno dei trasportati sulla nave.
SI registra una stizzita ed accorata reazione del sindaco e della cittadinanza di Formicola (CE), paese d’origine di Cantiello, che chiesero (ed ottennero) che il nome dell’eroe fosse cancellato dalla prua di ciò che non rappresentava più la testimonianza di un atto di coraggio e dedizione estrema al dovere.
Fino al 2014 l’attività del locale “Peccati di Gola” continuò, fermata solo da un’ispezione sanitaria che contestò una serie di inadempimenti e violazioni, intimandone la chiusura.
Da allora, sempre sulla stessa banchina, la “Gennaro Cantiello” ha galleggiato a furia di carte bollate, con il proprietario che intende ripristinarla, e le Autorità (in particolare Comune ed Autorità Portuale del Mare di Sardegna) che ne impongono la rimozione dal waterfront cagliaritano.
La passeggiata di Su Siccu è diventata infatti un elegante e sollazzevole lungomare, progressivamente riqualificato (e ancora c’è da fare), e la “Cantiello”, che ho visto nel 2021 a galla, da un paio d’anni giace tristemente appoppata alla banchina, ancora con le sedie ed i tavoli della pizzeria accatastati sul ponte.
Con l’insegna ormai sbiadita e il nome dell’eroe Cantiello ancora visibile sulla murata, viene coraggiosamente (o forse oltraggiosamente…) proposta in vendita su subito.it
Sic transit gloria mundi.
Medaglia d’Oro al Valor Militare – alla memoria – Gennaro Cantiello
Brigadiere degli agenti di custodia, catturato tra gli ostaggi presi da detenuti armati in rivolta, nonostante avesse le mani legate, raccoglieva da terra il medico del reclusorio ferito a morte e incurante del fuoco dei criminali lo trasportava a portata del personale non coinvolto che provvedeva a soccorrerlo e ad inviarlo in ospedale. Rientrava poi volontariamente tra gli ostaggi per evitare che i ribelli mettessero in atto la minaccia di fare altre vittime se il sottufficiale non fosse tornato indietro. Nel drammatico epilogo della vicenda perdeva la vita. Fulgido esempio di alto senso del dovere e di consapevole sprezzo del pericolo.
Alessandria, 9 – 10 maggio 1974 (D.P. 11 novembre 1974)