Nella “guerra giusta” il precetto del quinto Comandamento non ha valore. La guerra non è desiderata ma può essere irrinunciabile. Lo stesso Papa Gregorio I Magno (590-604) vide nella guerra un modo per allargare i confini del regno di Cristo la dilatatio imperii Christi.
Nel IX secolo Papa Leone IV (847-855) affermò: “ai soldati che muoiono combattendo valorosamente per la Chiesa contro i saraceni sarà spalancato il regno dei Cieli”.
Allo stato di bellicosità e ferocia permanenti, intorno all’anno mille, si opposero movimenti per la “pace di Dio” da parte di Vescovi, di Papa Gregorio VII (1073-1085), dei monaci cluniacensi ed altri.
Il Papato si prodigò a reindirizzare le finalità belliche verso gli interessi del cristianesimo quali la lotta per la “Reconquista” in Spagna (in mano ai saraceni) e, più tardi, con le Crociate. In poco tempo alla “pace di Dio” si unisce la “guerra di Dio”, rivolta non più solo contro invasori ma per la riconquista di territori perduti dalle potenze cristiane; conflitti condotti anche contro pagani (mussulmani), scismatici, eretici e, talvolta, un mero avversario politico. Il Papato li definì i “milites Christi”.
Le Crociate, inizialmente una “guerra santa”, si trasformarono, come ogni conflitto, in massacri, malvagità e ferocia non solo contro infedeli, come ogni ostilità precedente. Per qualche secolo, ad intervalli, “guerra giusta” e “guerra santa” sostanzialmente si identificarono. Lo slancio fideistico delle Crociate si riversò su motivazioni prettamente politiche. Il Papato, con proprie truppe o con quelle di Paesi cattolici, promosse guerre per lunghi periodi.
Il riformatore Martin Lutero (1483-1546), monaco agostiniano, riteneva la guerra un elemento utile, benefico ed indispensabile poiché la natura dell’uomo è pregna di discordia, violenza e si oppone ai tentativi di governarla secondo i principi del Cristianesimo; contrastava la “guerra santa” del Papato.
Giovanni Calvino (1509-1564), teologo riformatore francese, legittimava la guerra sia per la natura dei rapporti umani, sia per i contenuti delle Sacre Scritture.
La scoperta delle Americhe aprì nuovi fronti sia sul piano del diritto che su quello delle conversioni al Cristianesimo. Per piegare gli Indios era necessaria anche la violenza, praticamente una guerra, che venne giustificata dalla Chiesa con la loro inferiorità rispetto alla civiltà europea. Diverse, autorevoli, voci si elevarono nella Chiesa per porre fine a stragi per malattie, lavori forzati, uccisioni per mancate conversioni ed altro ma gli interessi dei Paesi europei prevalsero sterminando intere civiltà per sete di oro, denaro e potere.
Con l’avvento del XVII secolo alcuni teologi iniziarono ad allontanarsi dalla dottrina tomista della “guerra giusta” adattando il pensiero al diritto monarchico degli Stati nazionali. Prevale la “ragion di Stato”, l’assolutismo, laddove i Sovrani detengono il diritto a punire le violazioni (anche presunte o inesistenti, come nel caso degli Indios) e la Chiesa si dichiara estranea a giudicare le contese. La guerra diviene quella del Re che non abbisogna di giustificazioni morali.
Papa Pio IX (1846-1878), come molti altri suoi predecessori, ebbe a sottolineare che una promessa di salvezza eterna esiste per i martiri (combattenti) per la causa della Chiesa. Molto era riferito alla difesa del piccolo Stato Pontificio, schiacciato tra i grandi d’Europa. Nelle guerre risorgimentali Pio IX, stretto nel conflitto tra i liberali e la cattolica Austria, non prese nette posizioni e richiamò genericamente la “pace nel Cristo”.
I Gesuiti, attraverso la rivista “Civiltà Cattolica”, continuarono a sostenere che la pace in Europa poteva essere conseguita solo riconoscendo “nel Papa la somma autorità morale e religiosa sopra i popoli”. Il primato papale sulle Nazioni permea il periodo centrale dell’Ottocento. Tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, sempre la rivista dei Gesuiti, più che promuovere la pace cercava i motivi legittimanti la guerra. Il Papa doveva sì pregare per la pace ma anche individuare i criteri di una “guerra giusta” non solo in caso di “difesa” ma anche in caso di “punizione” per le violazioni del diritto. La guerra era “inevitabile”, a tratti “necessaria”.
Nel 1890 Papa Leone XIII (1878-1903) nell’Enciclica “Sapientiae christianae” affermò: “un buon cittadino non può dubitare di dare la vita per la patria”. Un dovere civile è anche religioso.