Recentemente in molti si preoccupano di possibili conflitti regionali che possono generarsi a seguito della cosiddetta operazione speciale tra Russia ed Ucraina, oppure della lotta senza quartiere in corso tra Israele ed Hamas. Ma pochi vedono la bomba, quella che scoppierà qualora non si metterà la sicura all’esplosione demografica, senza precedenti, in corso.
Come si distribuisce la crescita demografica? Quali sono i rischi? Cosa possiamo fare?
Per milioni di anni e sino al 1800 sulla terra sono vissuti al massimo un miliardo di uomini contemporaneamente. In soli 50 anni, dal 1950 al 2000 la popolazione è raddoppiata (da 2,5 a 5 miliardi). Gli abitanti del pianeta cresceranno ancora tra il 2020 ed il 2070, da circa 8 a 10 miliardi. L’India supererà la Cina come paese più popoloso al mondo e l’Africa ospiterà un quarto della popolazione mondiale nel 2070. Stati Uniti e Cina rappresenteranno rispettivamente soltanto il 4% e il 12%.
L’Europa al contrario si spopola. Nel 1950 rappresentava circa il 13% della popolazione globale, ma peserà solo per circa il 4% nel 2070, con circa 420 milioni di persone. Questo calo sarà principalmente dovuto al crollo della natalità, con una media europea di 1,5 figli per donna, ben al di sotto del valore di 2,1 necessario per mantenere stabile la popolazione. Avrà una percentuale di over 65 superiore al 30% in quanto l’aspettativa di vita è aumentata a circa 83 anni per le donne ed a 77 anni per gli uomini.
Diamo un rapido sguardo alle religioni prevalenti. Si consideri che la popolazione cattolica mondiale è cresciuta dal 2010 al 2017, passando da circa 1,2 a 1,3 miliardi. Se le tendenze attuali continueranno, entro il 2060, i cristiani rimarranno il gruppo religioso più numeroso, rappresentando il 32% della popolazione mondiale. Circa l’Islam le proiezioni indicano che potrebbe diventare la religione più diffusa nel mondo entro il 2070. I musulmani residenti in Italia a fine secolo potrebbero diventare un terzo della popolazione totale italiana.
Di questo passo nel 2200 alcuni modelli prevedono che saremo circa 15 miliardi, e se non verranno presi importanti provvedimenti raddoppieremo quasi ogni 150 anni, sino ad arrivare a numeri inconciliabili con le risorse del Pianeta che ci ospita. Ecco la vera bomba, con un detonatore pronto a farla deflagrare “relativamente” tra brevissimo tempo, e che colpirà l’intera umanità.
In alcune aree del mondo, quali l’Europa e gli Stati Uniti, le citate denatalità ed invecchiamento, comporteranno che sarà arduo sostenere finanziariamente pensioni adeguate, l’assistenza sanitaria e servizi di assistenza domiciliare. Altre regioni del mondo maggiormente responsabili della crescita demografica avranno invece una popolazione più giovane e dinamica, di religioni e cultura diverse. Porranno notevoli pressioni sulle risorse naturali della Terra, sarà difatti sempre crescente la domanda di energia e di risorse. Crescenti le difficoltà per alimentare tante persone con gli attuali modelli produttivi, specie in previsione di scarsità idrica. L’uso dell’acqua è difatti aumentato di sei volte negli ultimi 100 anni.
Tali circostanze potranno portare a migrazioni di massa, conflitti e tensioni etniche, che necessitano di politiche mirate globali, diverse da quelle del passato. Questa situazione va gestita correttamente, in particolare al fine della salvaguardia delle razze, delle culture e delle tradizioni occidentali.
La sfida principale per la politica internazionale sarà quindi adoperarsi affinché la bomba demografica non esploda, e di assicurare una pacifica convivenza della popolazione mondiale.
Per fortuna esistono strumenti e politiche che possono contribuire a gestire questa crescita in modo sostenibile. Sarà necessario favorire politiche che sostengano le famiglie al fine di metterle nelle condizioni di avere più figli nelle zone a basso tasso di natalità, ed agevolino la conciliazione tra vita familiare e lavoro femminile.
Sarà opportuno investire nell’istruzione nelle zone ad alto tasso di natalità e nell’accesso alla salute riproduttiva per le donne nelle zone a basso tasso di natalità. Sarà fondamentale promuovere la pianificazione familiare nelle zone ad alto tasso di natalità attraverso l’accesso a metodi contraccettivi efficaci e informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva.
Si dovrà intervenire nelle scelte a basso impatto ambientale che considerino il previsto aumento della popolazione. Sarà necessario generare lavoro nelle zone ad alto tasso di crescita, per aumentare il benessere diminuendo il rischio di conflitti. In sintesi, una combinazione di politiche mirate, educazione e consapevolezza può aiutare a contenere l’incremento demografico globale in modo sostenibile.
Ma chi attuerà tali politiche? E’ evidente che c’è una inadeguatezza degli Stati moderni, per quanto importanti dal punto di vista politico ed economico, a garantire in primis il bene comune universale.
A nostro parere è necessario rafforzare tale compito chiedendo all’ONU di stabilire un osservatorio internazionale sulla demografia (che lavori in congiunzione all’osservatorio permanente sui conflitti che abbiamo proposto in un precedente articolo), indipendente, sovranazionale, apolitico ed apartitico, con poteri di pianificazione, controllo e coercizione al rispetto dei piani concordati.
Esso dovrà stabilire un tavolo permanente per area geografica, col compito di gestire le politiche demografiche di controllo delle nascite, proteggendo al tempo stesso le razze/etnie/culture altrimenti condannate all’estinzione.