La morte di Matteo Messina Denaro, avvenuta a settembre dello scorso anno, oltre a tutte le considerazioni connesse sul suo mancato pentimento o comunque volontà di parlare e chiarire i tanti misteri della mafia e dei suoi intrecci politici e stragisti, ha offerto l’opportunità di riflettere anche su altri aspetti connessi con i patrimoni dei “padrini”, cosa del resto messa in evidenza anche dal Procuratore Capo di Palermo, dott. De Lucia che in un alcune interviste ha ribadito l’importanza della ricerca del patrimonio accumulato dal padrino con modalità criminose, per restituirlo alla gestione della Cosa Pubblica.
Fatto salvo tutte le difficoltà connesse con l’identificazione dei patrimoni nascosti, celati sia tramite prestanomi, sia con abili attività finanziarie, attuate da commercialisti e finanzieri compiacenti, la loro individuazione, potrebbe generare un duplice effetto positivo:
- colpire pesantemente la cosca, come aveva ben compreso il giudice Falcone, eliminando uno dei principali elementi alla base del potere a disposizione del sodalizio criminale, che oltre alla sua sopravvivenza, permette di realizzare, unitamente all’intimidazione, il ben noto controllo del territorio, accudendo alle famiglie dei sodali in carcere, corrompendo funzionari pubblici per ottenere appalti e favori, o acquisendo attività commerciali legali da utilizzare per il riciclaggio dei proventi criminosi.
- rappresentare una importante riappropriazione economica, da parte dello Stato, a ristoro delle spese profuse per il contrasto alle attività delittuose.
Sorvolando le difficoltà connesse con la gestione di beni immobiliari e attività economiche, che potrebbero essere superate con una più adeguata organizzazione ed una più oculata scelta dei soggetti incaricati di gestirli, ci potremmo focalizzare sulle liquidità oggetto di sequestri, ovvero sulle somme di danaro e sui titoli azionari, obbligazionari ed assicurativi che, una volta sequestrati, confluiscono nel FUG (Fondo Unico Giustizia) e vengono gestiti tramite la elefantiaca struttura di Equitalia Giustizia, che naturalmente per questa attività riceve degli “agi” importanti.
Fonte Ministero della Giustizia
Andamento FUG dal 2018 al 2023
Anno | Totali liquide | Totali non liquide | Totale FUG |
2018 | 1.839.444.091 | 3.130.409.335 | 4.969.854.026 |
2020 | 2.224.077.818 | 2.400.032.491 | 4.624.110.309 |
2023 | 2.800.739.810 | 2.485.626.116 | 5.286.365.927 |
L’andamento annuale delle cifre introitate nel FUG, evidenzia che, fatto salvo il 2020 in cui si è evidenziata una flessione delle somme non liquide sequestrate, probabilmente a causa delle difficoltà connesse con la pandemia da COVID, ha avuto una tendenza decisamente in crescita, tenuto conto che le somme liquide sequestrate sono costantemente incrementate, nel periodo in esame, di quasi un miliardo di euro.
Tenuto conto delle cifre riportate, che si ribadisce non comprendono i beni immobiliari e le attività economiche, il cui valore, troppo spesso, purtroppo, viene depauperato da una gestione vergognosa attuata da chi li riceve in affidamento, potrebbe essere importante, oltre a dedicare risorse per la ricerca di tutti i beni in qualche modo nascosti tramite i citati meccanismi, anche decidere di emanare nuove norme sul loro utilizzo, soprattutto in un momento come l’attuale in cui sono necessari fondi per digitalizzare il comparto Giustizia, elemento indiscutibilmente fondamentale per abbreviare i tempi dei processi.
Inoltre, la necessità di disponibilità economiche, da non far gravare direttamente sul bilancio dello Stato, per non impattare sul debito pubblico, potrebbe essere importante anche per portare avanti la ristrutturazione del comparto intercettazioni, che non ha mai ricevuto, fino ad oggi, la dovuta attenzione, salvo l’utilizzo scandalistico di dati resi pubblici in modo improprio, per fini di lotta politica o economica e le fake news sui costi eccessivi delle attività di supporto alle intercettazioni, che vengono maldestramente addebitati alle aziende che offrono servizi e materiali per le indagini dell’Autorità Giudiziaria, senza valutare che quei costi in realtà sono solo una “partita di giro”, in quanto sono delle anticipazioni, da parte dello Stato, che devono essere recuperate, tramite l’Agenzia delle Entrate, dai criminali condannati, come avviene, in modo molto più efficacie, con tutti i cittadini non coinvolti in attività criminali, ma che risultano debitori nei confronti dell’erario.
In definitiva una sempre maggiore efficacia nella ricerca e sequestro dei patrimoni criminali, oltre alla positività per le casse dello Stato, tenuto conto degli importi depositati nel FUG, che, come visto, non rappresentano una cifra irrilevante, potrebbe permettere, senza ulteriori aggravi per il debito pubblico, un loro fattivo utilizzo sia per finanziare le attività di supporto alle indagini dell’Autorità Giudiziaria, sia per realizzare le infrastrutture digitali a supporto delle attività dell’Autorità Giudiziaria, per lo snellimento e la velocizzazione della Giustizia.
Punto nodale sia per tutti noi che per l’ottenimento dei fondi del PNRR.