Beatissimo Padre,
nella Sua qualità di leader spirituale di portata globale, nonché rappresentante principale della Santa Sede nelle relazioni internazionali, è comprensibile che Lei partecipi a incontri e discussioni sull’intelligenza artificiale nell’ambito del prossimo vertice dei Capi di stato e di Governo del G7, a presidenza italiana, che si svolgerà dal 13 al 15 giugno 2024 in Puglia, in provincia di Brindisi, nello splendido e opulento scenario di Borgo Egnazia che sottolinea quale e quanta sia la distanza dal Suo modo essenziale di vivere.
L’IA solleva importanti questioni etiche e morali che riguardano la dignità umana, i valori, i diritti e le responsabilità. In quanto guida morale, Lei può offrire una prospettiva valoriale su come sviluppare e utilizzare l’IA in modo etico ed equo.
Di certo è di Sua preoccupazione l’impatto sociale e umanitario dell’uso delle applicazioni di intelligenza artificiale. L’IA ha vaste implicazioni per la società, l’occupazione, l’istruzione, la sanità e molti altri settori che influenzano la vita delle persone.
In quanto Pontefice, massima autorità della Chiesa Cattolica Romana, la Sua influenza spirituale è grande. I Suoi insegnamenti e indirizzi vengono seguiti dai circa 1,3 miliardi di fedeli cattolici in tutto il mondo ed hanno vasta risonanza anche fuori dalla Chiesa.
Lei può certamente contribuire a colmare la distanza fra i diversi attori coinvolti: ricercatori e sviluppatori di IA; aziende e settore privato, legislatori e decisori politici, organizzazioni internazionali, comunità religiose e di fede, società civile e organizzazioni non governative. Non parliamo di fare da ponte che non è il caso, troppi ce ne sono in progettazione, ma Lei può incoraggiare il dialogo e la collaborazione, fare da guida morale per garantire lo sviluppo responsabile dell’IA.
Lei può promuovere una comprensione condivisa delle sfide etiche dell’IA e indirizzarne lo sviluppo tecnologico responsabile. Sviluppo responsabile nell’accezione di sviluppo etico, equo, inclusivo, a basso impatto sociale, coerente con i valori spirituali. Peccato che altre interpretazioni di cosa sia lo “sviluppo responsabile” elencano caratteristiche assai diverse.
La Chiesa cattolica ha nei secoli cercato di armonizzare fede e ragione, fede e scienza, nella convinzione che entrambe derivino da Dio e non possano essere in contraddizione tra loro.
Basti ricordare, a titolo di esempio, San Tommaso d’Aquino che nel XIII secolo integrò gli insegnamenti di Aristotele e altri filosofi nella teologia cattolica, aprendo la strada all’uso della ragione per comprendere la fede.
Nel XVI secolo, anche se con qualche difficoltà iniziale, la Chiesa accettò la teoria eliocentrica di Galileo Galilei, riconoscendo che la Bibbia non era un trattato scientifico.
In tempi più recenti, nel 1950, Pio XII affermò che non c’è contraddizione tra l’evoluzionismo e la dottrina della fede circa l’origine dell’anima umana.
San Giovanni Paolo II, nel 1981, parlò di “arricchimento reciproco” tra scienza e fede, vedendole come due modi complementari di leggere il “libro della natura”.
Il Suo predecessore, Papa Benedetto XVI e Lei stesso, avete più volte ribadito il valore della scienza e della ragione, a patto che non si trasformino in scientismo o razionalismo.
Insomma, pur con qualche difficoltà poi superata, la Chiesa ha cercato di integrare le nuove scoperte scientifiche nella sua visione, vedendo fede e scienza come vie complementari per intendere il Creato e il piano divino.
Tornando al G7, capisco come la Sua partecipazione rifletta l’importanza cruciale di affrontare le complesse sfide etiche, sociali e umane sollevate dall’intelligenza artificiale da una prospettiva di valori morali e religiosi. Comprendo che sia suo desiderio approfondire gli impatti qui descritti per promuovere l’uso dell’IA per il bene comune.
Non capisco però perché la Santità Vostra non abbia richiesto agli eminenti scienziati, cattolici e non cattolici, premiati per i loro eccezionali risultati scientifici, membri della Accademia Pontificia delle Scienze, accademia antica, risale al 1603, che ha fra i suoi suoi scopi principali lo studio dei problemi che riguardano scienza e fede, la promozione dello sviluppo delle scienze matematiche, fisiche e naturali in armonia con la dottrina cattolica e consigliare la Santa Sede su questioni scientifiche, di tenere una conferenza dedicata all’intelligenza artificiale, dando così loro l’occasione di poterne discutere, senza freni o censure di sorta, i temi essenziali con la certezza che quanto figurerà poi agli atti non causerà imbarazzo alcuno. Sapendo che le loro conclusioni e raccomandazioni saranno da loro presentate a Lei, Santo Padre, avendo la certezza del Suo attento ascolto.
Forse le avrebbero detto che l’intelligenza artificiale, quella vera che prende il nome di AGI, intelligenza artificiale generale, capace di pensare come (o meglio e di più) degli esseri umani, quella che preoccupa, sia ancora lontana da venire. Lontana assai. Nessuno ha ancora creato un’intelligenza artificiale generale di livello umano. Nessuno sa come fare. Nessuno ha la benché minima idea di quando ci arriveremo.
I Large Language Model, modelli addestrati su quantità enormi di testo -come Chat GPT che lavora con 175 miliardi di parametri- imitano il linguaggio umano, sono protagonisti incontrastati della corsa all’intelligenza artificiale, ma già mostrano i loro limiti. Sono una meraviglia, ma non ci porteranno lontano. Sono in grado di padroneggiare il linguaggio con una maestria che ha dell’incredibile grazie a statistica, probabilità e capacità di calcolo. Scrivono articoli, rispondono a domande, sintetizzano concetti complessi, traducono e interpretano, sanno pure programmare. Sembrano cogliere il significato dei testi e comprendere il mondo. Sembrano, perché sono bravi, molto bravi, a imitare, ma non ragionano. Non risolvono problemi. Non hanno intelligenza critica, Non hanno intelligenza creativa. Non hanno intelligenza. Non ragionano in modo autonomo. Dietro la facciata scintillante delle loro prestazioni linguistiche, non c’è intelligenza.
Per funzionare hanno bisogno di quantità smodate di energia e inquinano. Uno studio del 2019 ha stimato che l’addestramento di un grande modello di AI generativa può produrre emissioni di anidride carbonica equivalenti a 1.007.449,34 chilometri di guida automobilistica.
Il vero problema è che il costo ambientale/energetico ed economico non solo è enorme, ma cresce esponenzialmente a ogni salto di scala, ad ogni generazione successiva dei modelli. Il gioco non vale la candela. Si ha a che fare con una dinamica insostenibile nel lungo periodo. Stiamo percorrendo un vicolo cieco.
Il che non significa che i LLM siano da buttare. Sono un passo importante nell’evoluzione dell’IA. Hanno molte applicazioni pratiche e tante altre sono ancora da definire. Ci si possono fare dei bei soldi. La possibile torta è grande e ricca e tutti ne vogliono una fetta. Italia compresa. Però non sono la soluzione. Non sono argomento da G7. L’AGI, l’intelligenza artificiale generale lo è.
L’AGI non richiede discussioni politico-economiche-filosofiche, bensì pesanti attività di ricerca e tanta fantasia. Non si tratta di definire regole, limitazioni o protocolli di controllo. L’unica decisione politica necessaria è lavorare insieme. Come esiste il CERN di Ginevra, da qualche parte dovremmo mettere in piedi il WC 4 GAI. Non leggete e pensate male. Sta per World Center for General Artificial Intelligence.
Santo Padre, se proprio vuole, o deve, andare al G7 non si faccia utilizzare come il migliore “testimonial” possibile per le attività di marketing di soggetti non meglio identificati che, con grande probabilità, non hanno mai letto il suo messaggio dell’8 dicembre 2023, in occasione della 57a giornata per la Pace, celebrata il 1° gennaio scorso, dove ha affrontato i temi dell’intelligenza artificiale e della pace.
Umilmente, molto umilmente e sinceramente, raccomando ai suoi collaboratori di farlo avere ai partecipanti al G7 prima dell’incontro ufficiale. Giusto per essere certi che sappiano quali sono i temi da trattare: Il progresso della scienza e della tecnologia come via verso la pace; Il futuro dell’intelligenza artificiale tra promesse e rischi; La tecnologia del futuro: macchine che imparano da sole; Il senso del limite nel paradigma tecnocratico; Temi scottanti per l’etica; Trasformeremo le spade in vomeri?; Sfide per l’educazione; Sfide per lo sviluppo del diritto internazionale.
Sospetto che il Suo consigliere sui temi dell’intelligenza artificiale, padre Paolo Benanti, membro del comitato sull’IA delle Nazioni Unite, nuovo presidente della Commissione governativa sull’IA, teologo del Terzo ordine di San Francesco, professore alla Pontificia Università Gregoriana, abbia fornito il suo contributo nella definizione dei contenuti del Suo messaggio.
Data l’autorevolezza, sapienza ed esperienza di padre Benanti, spero che avrà la compiacenza di verificare con lui l’opportunità di partecipare in presenza al G7.
Imploro l’Apostolica Benedizione sulla persona di Vostra Santità, voglia accettare i miei più sinceri auguri per la Sua persona e il Suo apostolato.
Andrea Aparo Von Flüe