Due mesi fa il New York Times ha rivelato che Boeing, nel corso di una ispezione della Federal Aviation Administration, ha fallito 33 verifiche su 89 collezionando 97 casi di “presunta non conformità”.
A quanto pare l’agenzia per la sicurezza aerea Usa non si è limitata a verificare il rispetto degli standard di qualità negli stabilimenti del colosso dell’industria dell’aviazione. Gli ispettori avrebbero “radiografato” anche Spirit AeroSystems, la società che produce la fusoliera del 737 Max. Sette controlli su tredici eseguiti hanno dato esito negativo.
I riflettori su Beoing si sono accesi quando a gennaio scorso un 737-Max di Alaska Airlines ha perso un portellone mentre era in volo.
E purtroppo non è stato l’unico episodio “disdicevole”.
Il 7 marzo un 737-800 di United Airlines, partito dalla California verso l’aeroporto di Medford in Oregon, è atterrato senza un pannello fortunatamente anche senza conseguenze.
Il 21 aprile in Sudafrica il Boeing 737-800 del volo della FlySafair FA212 da Johannesburg a Città del Capo è stato costretto a rientrare dopo aver perso una ruota durante il decollo.
Il successivo 30 aprile un Boeing 747 di Lufthansa non è riuscito ad atterrare rimbalzando due volte sulla pista di Los Angeles nonostante le condizioni meteo normali, costringendo i piloti ad eseguire un “touch-and-go”, a risalire in quota e ripetere la discesa a terra….
Fori errati, bulloni allentati, tappi delle porte che scoppiano e tanto altro ancora sarebbero riconducibili all’outsourcing adottato da Boeing e altre società aerospaziali più di 20 anni fa. I pezzi chiave vengono costruiti altrove e poi assemblati alla Boeing, con lamentati cali di qualità dovuti alle pressioni di sempre maggior produttività esercitate da Spirit AeroSystems sui propri dipendenti. Il taglio dei costi ha falcidiato il personale mandando a casa i lavoratori più anziani e più esperti.
Il combattimento con costi, qualità e ritmi di produzione hanno vittime predestinate: i lavoratori in primis e poi chi utilizza il “prodotto”. L’audit del committente non sempre è efficace e i risultati si vedono,
Ex dipendenti di Spirit raccontano l’inferno dello stabilimento di Wichita, dove i lavoratori si affrettano a raggiungere quote irrealistiche di produzione, dove segnalare i problemi è scoraggiato se non punito, dove preoccupazioni sulla qualità raramente vengono comunicate ai dirigenti senior, dove gli ispettori della qualità temono ritorsioni se sottolineano troppi problemi…
Uno che non temeva castighi e vendette si chiamava Joshua Dean, fra i primi informatori a denunciare i difetti di produzione del Boeing 737 MAX. E’ morto qualche giorno fa per un’improvvisa infezione batterica che “ha causato il collasso di numerosi organi interni”. Aveva 45 anni.
Anche il sessantaduenne John «Mitch» Barnett aveva una gran voglia di completare la sua deposizione dinanzi ai giudici a Charleston ma poi – diciamo così – ha preferito morire all’interno del suo camion, nel parcheggio dell’hotel l’11 Marzo. L’Ufficio del medico legale di Charleston, in Carolina del Sud, dove Boeing produce i 787 o Dreamliner, ha riferito che la morte di Barnett verosimilmente è avvenuta “per una ferita d’arma da fuoco autoinflitta”.
Saranno coincidenze e, se lo sono, possiamo considerarle davvero curiose.
E in effetti è proprio la curiosità dei protagonisti ad averle innescate. Curioso no?