Lo si conosce da anni, eppure continua a mietere vittime. Il mandare “fuori servizio” un sito web è un genere di attacco che ha fatto il suo tempo e ormai gli antidoti a questo genere di minaccia non mancano davvero.
La tecnica offensiva si basa sulla saturazione della capacità di risposta di un determinato sito Internet e si traduce nell’inviare una valanga di richieste di banale accesso ad una pagina per sovraccaricare le funzionalità del bersaglio.
Ci sono mille sistemi per far rimbalzare le connessioni pretestuose, per individuare la provenienza e la modalità di azione di chi aggredisce, per drenare – quasi fosse un tombino – l’allagamento virtuale.
Nonostante questa premessa, oggi il gruppo di hacker russo Noname57(16) ha giocato ad infastidire una serie di realtà legate al settore del trasporto in Italia.
Il bilancio non spaventa per entità dei danni, che sono senza dubbio risibili, ma dimostra una sostanziale impreparazione a contrastare le insidie più elementari e lascia immaginare le voragini nella difesa da possibili ben più consistenti bombardamenti digitali.
Le vittime dell’8 maggio sono l’azienda di trasporto pubblico CTM di Cagliari, l’omologa ATB di Bergamo, la ATAP di Torino, la società Trentino Trasporti e diversi server di Autostrade per l’Italia.
Ieri invece analogo genere di disservizio era toccato in sorte al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e al dicastero delle Imprese e del Made in Italy….
Questi attacchi si traducono in rallentamenti e a volte nel blocco del traffico Internet per chi vuole visitare quei siti e – di fatto – costituiscono una preoccupazione secondaria. Quel che spaventa è una eventuale proporzionalità nella capacità di difesa su altri fronti ben più strategici.