Uno slogan solitamente è l’etichetta di una promessa. In certi casi, però, può rivelarsi una temibile minaccia….
Da qualche parte ho letto “L’Italia cambia l’Europa” e per un attimo – catapultato nel futuro – ho visto concretizzarsi una frase ad effetto e sono rimasto impietrito dalla sbalorditiva realizzazione di un così ambizioso proposito.
Il Vecchio Continente – a seguito delle consultazioni elettorali e in ragione del loro esito – ha subito un mutamento sostanziale.
Con fatica inumana gli altri Paesi dell’Unione sono riusciti a modificare il rispettivo assetto e ad imporre ai propri connazionali una serie di novità davvero rivoluzionarie.
In primo luogo si rivela strepitosa la riforma della Pubblica Amministrazione, cominciata con l’immediata abolizione della fastidiosa efficienza delle Nazioni nordiche. La libertà di giungere in ufficio all’orario preferito è incentivata da riconoscimenti premiali ai dipendenti la cui generosità tocca il culmine con la timbratura del cartellino a favore di sfortunati colleghi drammaticamente sensibili allo stress e alla fatica. La permanenza nei locali è imperniata sul distanziamento di pandemica memoria e quindi le stanze sono solo apparentemente vuote: ognuno può lavorare dove e quando gli pare e non si tratta di fastidioso “smart working” ma di un più evoluto “furbissim uorching” basato non sulla prestazione d’opera a distanza ma sulla semplice considerazione che il lavoro deve essere proprio un obiettivo remoto.
La tolleranza nel ritardo all’arrivo contempla un massimo di due ore, analogamente all’uscita anticipata per “chi ha da fare le sue cose”. Le due opzioni sono cumulabili e il rito della “pausa caffè” (fissata in un massimo di 180 minuti giornalieri) viene consacrato dall’esigenza di socializzazione tra appartenenti alla medesima struttura.
Le assunzioni sono definite su base esclusivamente nepotistica e l’affiliazione a partiti, movimenti e associazioni di un certo tipo è considerato formalmente titolo preferenziale. La condizione di “sorella” o di “cognato” garantisce l’accesso alla carriera direttiva anche in assenza dei più elementari requisiti. I figli unici – impossibilitati ad avere parenti d’appoggio –pagano giustamente le colpe dei genitori. La nemesi è implacabile nei confronti di chi è erede diretto di coppie che non hanno contribuito alla natalità nazionale…
I concorsi sono su base fiduciaria e il loro esito inappellabile. In segno di democrazia assoluta anche chi non riesce a scrivere il proprio nome in stampatello maiuscolo – precedentemente penalizzato per la sua bestiale ignoranza – non sarà più escluso dal collocamento nel pubblico impiego.
In tutta Europa si potrà trascorrere la mattinata in coda agli sportelli dove è impossibile risolvere le questioni di interesse
Anziani e meno abbienti potranno rivolgersi alla P.A: solo ed esclusivamente via Internet, con siti che se non funzionano è soltanto colpa degli hacker. Tutto sarà a portata di “app”, anche per chi lo smartphone non ce l’ha.
Una quantità sterminata di moduli da compilare elettronicamente, in assenza di qualsivoglia garanzia di tutela delle informazioni personali, educherà i cittadini a desistere dall’inserire ovunque i propri dati.
Adesso che la gente ha faticosamente imparato a servirsi dello SPID, come nel gioco dell’oca e nel Monopoli si torna al “via!” in attesa che qualcuno partorisca – se mai sarà – una soluzione migliore.