L’Italia di oggi è uno stranissimo paese, uno di quelli che ti aspetteresti di trovare in un racconto paradossale scaturito dalla mente annebbiata di un gigante cosmico sotto i fumi dell’alcool. Chi ha avuto la fortuna di passare in anni giovanili un consistente periodo di tempo al di fuori delle logiche educative del combinato disposto della scuola minata da logiche sessantottesche e dei media di regime, da adulto si stupisce ogni giorno di come certe cose possano succedere.
Può ad esempio succedere che un delinquente abituale, colpito da plurimi provvedimenti sanzionatori da parte della magistratura, e non avente più titolo di residenza in Italia in quanto straniero, circolasse ancora impunemente in strada. E in strada, protetto da una distorta e delinquenziale narrazione che vede nelle forze dell’ordine un avversario da disattivare con norme dissennate, invece che uno strumento di tutela del vivere civile, può accoltellare e ridurre in fin di vita un poliziotto.
Può succedere che un magistrato, noto per numerose inchieste eclatanti per i nomi degli imputati, per un paio di decenni imperversi con processi risoltisi in un nulla di fatto, e non venga rimosso definitivamente dal proprio incarico. In qualunque contesto sano, dove esistano i criteri di responsabilità per i propri atti e di obbligatorietà della dimostrazione dei propri risultati, sarebbe stato licenziato in tronco. Disperdere risorse umane e materiali nello svolgimento dell’azione penale e segnare irreversibilmente le vite di quanti sono stati ingiustamente accusati, non dovrebbe essere lecito in alcun paese civile.
Può anche succedere che, per puro riflesso ideologico e senza aver riflettuto sul merito delle questioni, si attacchi un supposto avversario esponendosi a figuracce epocali una volta che il dato di realtà abbia fatto come sempre la propria comparsa. Si può essere a parole paladini della libertà, invocare la Costituzione ad ogni piè sospinto, battersi il petto invocando il proprio essere anti- qualcosa, anche quando si tratti di fantasmi totalitari spenti quasi un secolo fa. E poi gettarsi come un sol uomo su un libero cittadino della libera Repubblica Italiana, che ha speso la propria vita al servizio della stessa, reo di avere espresso il proprio pensiero – del quale rimane unico titolare e responsabile. Ma negare la libertà di espressione, ferma restando tale responsabilità democratica, non è un carattere distintivo del totalitarismo?
Può succedere, infine, di essere ben considerato dalla società e dai tuoi pari, fin tanto che i tuoi pensieri, le idee che esprimi, gli atti che compi, quello che scrivi, le persone che frequenti, siano allineati al modo di pensare prevalente, e dalla tua bocca deve uscire solo “va tutto beeeeeene”. Cambiate l’ordine dei fattori, sceglietevi lo slogan, andate verso il sol dell’avvenire o gli immancabili destini, in qualunque sistema totalitario è la stessa solfa. Avere pensieri, avere personalità, esprimere idee che riflettano la realtà e non l’ideologia sociale o di gruppo, è inaccettabile e pericoloso.
“Conform or be cast out”, conformati o sii scacciato, cantavano i Rush. In verità vi dico, a costo di diventare capri espiatori, viva le pecore nere, viva la libertà di pensiero, viva chi ogni giorno ha il coraggio civile di dire che il re è nudo. Soprattutto viva Voltaire, che per primo affermò la necessità di battersi per il diritto altrui di esprimere le idee con cui non si è d’accordo.
Il 26 novembre u.s. si è tenuta a New York presso la sede mondiale delle Nazioni Unite, l’assemblea nr 70950 del consiglio di sicurezza sulla protezione del personale...
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