La proiezione nel futuro, dopo la prima tappa sulla Pubblica Amministrazione, continua incanalandosi nel mondo dei trasporti.
Il mutamento dell’Europa a seguito del forte impegno della nuova rappresentanza italiana ha segnato in modo significativo il comparto della mobilità.
I politici – solitamente ritrosi a dichiararsi antifascisti – hanno stupito l’intera Comunità stabilendo il loro distacco dal Ventennio e dalla convenzionale asserzione secondo la quale “quando c’era Lui i treni viaggiavano sempre in orario”.
Grazie al modello tricolore, in tutta Europa il ritardo dei convogli è endemico e tutte le linee ferroviarie possono finalmente vantare la totale inattendibilità degli orari, privilegio che fino all’ultima tornata elettorale dell’Unione era esclusivamente riservato all’interno dei confini italiani.
Il tabellone su cui si legge che un treno partirà con mezz’ora di ritardo o addirittura è stato soppresso, che un altro arriverà 180 minuti dopo il previsto, che un altro ancora è stato deviato su altra linea con conseguenze imprecisate non è più quello di una qualunque stazione italiana: tutti gli europei provano le medesime emozioni, temprando il loro carattere e fortificando la pazienza. Secondo esperti di psicologia – laureatisi in Atenei telematici albanesi con soli 4 esami a quiz resi disponibili completi di risposte e con la lettura obbligatoria di dodici puntate di “Strano ma vero” – la pratica dell’attesa del vagone in cui accomodarsi accomuna tutta la popolazione continentale e agevola il processo di omogeneizzazione culturale.
Ai viaggiatori è concesso il “Lollobrigida Right”, ovvero il diritto di fermare il treno a proprio piacimento anche in una stazione non abilitata a ospitare in sosta un numero di vagoni che va ben oltre gli spazi disponibili per salita e discesa dei passeggeri. Camminare sulle pietre lungo i binari tonifica gli arti inferiori, beccarsi imprecazioni e maledizioni dagli altri passeggeri (ineducati e intolleranti) irrobustisce lo spirito, provocare ritardi sulla linea contribuisce positivamente alla destabilizzazione continentale degli inutili orari.
Abolite definitivamente in ogni Paese le linee locali si è ottenuto il grande risultato di non avere più lamentele da parte dei “pendolari”, storicamente facili a infastidirsi per il sovraffollamento, la scarsa pulizia e l’inadeguatezza delle soluzioni in essere. In compenso è stato istituito una serie di treni ad Alta Velocità che – senza fastidiose fermate intermedie – permetteranno di raggiungere Pompei da Dublino, Lisbona e Istanbul in meno di tre ore, incrementando il turismo dotto nella nostra Italia come analoga iniziativa aveva già innescato.
Le altre Nazioni comunitarie faticano ad adeguarsi al quasi irraggiungibile standard della rete autostradale che abbiamo dalle nostre parti. Le difficoltà sono tante e forse insormontabili. In primo luogo non si riescono a trovare società concessionarie con idonee capacità a scaricare le proprie responsabilità su terzi, a negare qualsivoglia dovere o obbligo contrattuale, a redigere contratti a loro esclusivo favore, a incastrare il rispettivo Stato in trappole amministrative. In secundis è difficile creare cantieri continui in ogni tratta della rete, riuscendo a rallentare il traffico con la semplice sistemazione di birilli colorati e senza mai mostrare operai al lavoro che – forse mimetizzati con tute color asfalto – nessuno riesce a vedere in occasione dei salti di corsia che hanno durata trimestrale.
Anche qui i disagi sono una prova caratteriale, ritenuta inevitabile nonostante l’impennata di manifestazioni blasfeme che preoccupa la Chiesa e intasa i confessionali di automobilisti che chiedono perdono per aver letto tutti i santi del calendario mentre procedevano a passo d’uomo lungo le dorsali del Paese.
L’aumento di pedaggi e tariffe è obbligatorio in tutto il Continente, anche dove le cose funzionavano ben diversamente. L’unico vincolo è che l’incremento di prezzo deve essere assolutamente ingiustificato, perché in caso contrario viene attivata una rigorosa procedura di infrazione con multe salatissime ai trasgressori.
Autovelox e altre macchinette infernali – installate sempre e solo per ragioni di sicurezza e giammai per fare cassa – saranno piazzate anche sui marciapiedi per sanzionare i pedoni che vanno di fretta, ma il provvedimento è ancora in discussione per la mancanza di un Pubblico Registro delle Calzature, la disponibilità di più paia di scarpe per ogni cittadino, la difficoltà di leggerne sulla suola il numero che potrebbe coincidere con quello di altra persona, l’esistenza di sneakers con il fondo privo di segni distintivi…
Dopo tanto tempo è obbligatorio il casco per chi va sul monopattino. Obbligatorio averlo, non indossarlo. E’ sufficiente mostrarlo al seguito o anche in fotografia sul telefonino nel caso lo si sia lasciato a casa. Previsto il ritiro del mezzo per chi non va contromano, per chi non urta i pedoni soprattutto anziani, per chi parcheggia regolarmente in spazi di sosta.
Gli Svizzeri nel frattempo – storditi da tanto progresso – avrebbero chiesto di entrare nell’Unione Europea….