In questi giorni tutti i telegiornali e le testate giornalistiche hanno parlato del rientro in Italia di Chico Forti. Gli sono state riservate le aperture televisive e le prime pagine con spazi non indifferenti. Meno, quasi in modo sottotono od insignificante, è stata data notizia degli arresti domiciliari concessi ad Ilaria Salis.
Forse potrebbe sembrare stucchevole riassumere alcuni aspetti ma evidenziare alcune macroscopiche differenze potrebbe essere indicativo.
Chico Forti è stato condannato all’ergastolo negli Stati Uniti con sentenza definitiva inappellabile per omicidio volontario. La politica ha sempre affermato che le sentenze, si sottolinea le sentenze, vanno rispettate. Egli si è sempre dichiarato innocente e non si hanno certamente qui elementi per stabilire se lo sia o no. Certamente più di una volta la giustizia, in ogni Paese del mondo, ha emesso sentenze errate condannando degli innocenti. Si deve anche credere che la giustizia statunitense è quella di uno Stato di diritto di una democrazia consolidata.
Chico Forti, al suo rientro in Italia, dopo 24 anni di detenzione nelle carceri statunitensi, è stato accolto dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’aeroporto; foto ed immagini diffuse sembrano quelle riservate ad un eroe o ad una vittima di sequestro da parte di gruppi terroristici o criminali all’estero. Le entusiastiche espressioni di calorosa accoglienza hanno irritato la politica e la diplomazia statunitensi. Il Ministro degli Affari Esteri Tajani ha affermato che i risultati si ottengono quando si lavora in silenzio. Questo è incontestabile sia per i canali diplomatici ufficiali, sia per quelli ufficiosi (Servizi di intelligence, pagamenti occulti ed altro).
Chico Forti, trasferito nel carcere di Verona, ha qui ottenuto un trattamento a dir poco di favore. Un istituto penitenziario dove si sono registrati ben cinque casi di suicidio in tre mesi. Un trattamento riservato al detenuto del tutto particolare, anche nel cibo. Rimane in attesa di far visita, probabilmente con una corsia preferenziale, all’anziana madre. Evento lodevole che rende umani i trattamenti di detentivi, purché a tutti gli aventi diritto sia riservato negli stessi tempi nel rispetto delle normative.
Probabilmente la grande pubblicità si spiega con la vicinanza delle consultazioni elettorali europee. Una medaglia da apporre al petto della destra. Tutti hanno evidenziato che una simile accoglienza, parliamo di detenuti con condanna definitiva in un Paese democratico ed alleato, non ha memoria nella storia della nostra democrazia. Siamo agli albori di un nuovo approccio con i condannati in via definitiva all’estero?
In questi giorni sono stati concessi gli arresti domiciliari ad Ilaria Salis dopo oltre 15 mesi di detenzione cautelare, atteso che ancora non è stata emessa alcuna sentenza di condanna. Sicuramente la diplomazia avrà fatto, in silenzio, i suoi passi ma nessuno ce lo ha raccontato. Forse non si vuole irritare l’alleato ungherese Orbàn? Forse è meglio far irritare Biden e non Orbàn, potenziale alleato nei prossimi schieramenti europei post elezioni?
Potrebbe sembrare superfluo, ma non lo è, rammentare che la Salis è in attesa di giudizio per lesioni personali, che l’aggredito non ha sporto denuncia, che è sempre stata condotta in aula incatenata mani e piedi, sinché non le sono stati concessi gli arresti domiciliari. La cosa gravissima è che è antifascista ed è stata candidata alle lezioni europee con “Alleanza Verdi Sinistra”.
Se un giorno potrà rientrare in Italia per scontare ai domiciliari la carcerazione preventiva, una eventuale pena (forse è meglio dire più che certa) o perché eletta la Parlamento europeo sarebbe legittimo aspettarsi una analoga accoglienza da parte del Presidente del Consiglio. O non può essere riservata ad una militante antifascista? Le sentenze vanno rispettate sempre o solo in alcuni casi? Le accoglienze sono funzionali al colore delle idee politiche di chi torna in Patria? Ai posteri l’ardua sentenza direbbe il Manzoni.