Questo testo, che ha avuto numerose edizioni e traduzioni, non certo di recente pubblicazione, è un classico del pensiero del novecento sui rapporti tra sviluppo economico e religione. In particolare indaga sul perché il capitalismo si sia sviluppato maggiormente nelle aree a religione protestante rispetto a quelle di credo cattolico. Le motivazioni che adduce hanno rilievo scientifico, in quanto analizza varie dottrine religiose. Indaga sugli influssi dell’ebraismo, del calvinismo, del luteranesimo, del puritanesimo, del metodismo, del pietismo e del movimento battista, Le suffraga con argomentazioni valide sotto l’aspetto scientifico e dottrinario (indipendentemente dal condividerle o meno).
Weber afferma che la confessione protestante fu di stimolo allo sviluppo del capitalismo per una serie di ragioni che hanno inciso in modo diverso nelle varie sue articolazioni. Il ruolo delle fede quale generatrice di energie morali ed economiche sino ad allora non era stato mai affrontato né dagli economisti, né dagli storici. Meno che meno dal clero di ogni fede, da secoli fermo sulle discussioni tra Riforma e Controriforma. Il capitalismo era stato studiato nei suoi aspetti economici con pareri almeno difformi da parte degli studiosi di opposto pensiero politico. L’ethos (inteso come norma di vita) economico affonda, per Weber, nello spirito e nell’anima del calvinismo. Il razionalismo economico viene individuato nel protestantesimo, più che nel cattolicesimo, indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza dell’individuo. Nel capitalismo identifica dei comportamenti moralmente onesti per perseguire il profitto ed il benessere, non disgiunti da un “dover essere” professionale dettato dalla dottrina protestante. L’adempimento del proprio dovere è un’attività etica che diviene una “vocazione”, un alto simbolo della religione. Nel cattolicesimo il più alto senso di elevazione è l’ascesi; la realizzazione professionale non rappresenta un segno della “benevolenza” di Dio. Nel cattolicesimo l’affannarsi alla ricerca del profitto non rappresenta uno stato di “grazia”, mentre nel pensiero protestante e calvinista la “grazia” del Signore viene riconosciuta in terra dal successo professionale. La professione o vocazione (beruf) è un compito imposto dal Signore all’uomo. L’ascesi (monaco, eremita) cede il posto ai doveri profani (professione). Il Protestantesimo, pertanto, senza averne previsto le conseguenze, influì sullo sviluppo del capitalismo moderno. Nell’analisi di alcune sette protestanti delinea “l’ascesi laica” e la “grazia” nelle dottrine di Lutero e di Calvino. L’elezione dell’individuo, il suo stato di grazia lo si può evidenziare dal suo successo professionale sulla terra. Il lavoro sociale e professionale è per la maggiore gloria di Dio e non per la brama di denaro. Stato di grazia e successo professionale corrono di pari passo e l’ascesi laica chiede di operare contro lo sfrenato consumo di lusso, l’avidità e la disonestà. Molteplici sono i riferimenti religiosi e sociologici. Un’opera fondamentale per la conoscenza.