Un piano di investimenti che consentisse di far riprendere l’economia dopo lo stop imposto dalla pandemia del Covid-19.
Questo è lo scopo principale dei quasi 195 miliardi di euro di un fondo da 750, che l’Europa ha destinato all’Italia, nell’ottica di un piano di ripresa, quello che tecnicamente viene denominato progetto Next Generation UE, ma che da noi conosciamo con l’acronimo PNRR.
Attraverso un ampio programma di investimenti e riforme, il PNRR mira a modernizzare il paese, migliorare la sostenibilità ambientale, potenziare le infrastrutture e promuovere l’innovazione tecnologica, ma solo con una gestione accurata ed un coinvolgimento attivo di tutti i livelli della società, sarà possibile sfruttare appieno il potenziale di questi investimenti e garantire un futuro prospero per l’Italia.
Ed infatti, purtroppo, mentre da un lato stiamo effettivamente realizzando le opere che servono, quelle per intenderci infrastrutturali – reti di trasporto, servizi, viabilità, telecomunicazioni – dall’altra assistiamo ad un assurdo drenaggio (che forse sarebbe più calzante definire emorragia) di fondi destinati a tutto fuorché ad opere che siano in grado di rinvigorire il nostro già appassito PIL nazionale.
Una pioggia di finanziamenti, spesso nell’ordine di poche decine di migliaia di euro, utilizzati per riqualificare borghi di sperduti paesini, costruire bocciodromi o piste ciclabili di dubbia utilità, perché quasi sempre realizzati in antitesi al contesto urbano, paesaggistico e demografico dei luoghi.
Come, ad esempio, l’interessante progetto di “REALIZZAZIONE DI OPERE NECESSARIE ALLA CREAZIONE DI PUNTI DI OSSERVAZIONE ASTRONOMICA” di una Comunità Montana in provincia di Latina, che si sta concretizzando grazie ad un finanziamento, già approvato, di ben 50 mila euro, ma attenzione, non per realizzare una gradevole ed utile postazione di osservazione per aspiranti astrofili, ma solo per individuare i siti più adatti a tale scopo. Praticamente, si spenderanno dei soldi del PNRR solo per capire quale zona della suddetta comunità montana potrebbe essere destinata a questa salutare ed interessante attività.
Spostandoci verso l’Abruzzo, in provincia dell’Aquila, in un piccolissimo Comune, un’altra anomalia degna di nota: quasi 2 milioni e 300 mila euro di finanziamenti europei dei quali godranno i ben 1600 abitanti di questo ridente paesino, i cui amministratori hanno saputo, abilmente, infilare tra le larghe maglie dei processi di verifica e controllo del PNRR, progetti come la “RIMOZIONE DELLE BARRIERE FISICHE COGNITIVE E SENSORIALI DEI MUSEI” per la modica cifra di mezzo milione (!!) di euro o come il “MIGLIORAMENTO DELL’ESPERIENZA D’USO DEL SITO E DEI SERVIZI DIGITALI PER IL CITTADINO” per la cifra di 80 mila euro. Non manca, ovviamente, il campo da padel per soli 25 mila euro di finanziamento.
E l’elenco potrebbe continuare per altre centinaia di casi sparsi in tutta la penisola, creando un fiume di denaro gettato al vento in progetti certamente utili ma non indispensabili.
Niente di illegale o truffaldino, sia chiaro, ma questi casi non sono altro che la prova dell’inadeguatezza della cabina di regia governativa sul PNRR, della quale molto si è parlato ma che sul campo non funziona come dovrebbe.
Il Paese non ha bisogno di piste ciclabili o di campi da padel ma necessita altresì di migliorare l’efficienza degli asset principali, dalla rete stradale al trasporto merci, dalle infrastrutture telematiche ai servizi al cittadino senza contare la digitalizzazione della PA: è come preoccuparsi di comprare un router perché abbiamo bisogno di un buon segnale wi-fi, mentre invece ci dovremmo occupare del tetto perché piove in casa.
Nulla da eccepire, invece, per le centinaia di Comuni virtuosi che hanno saputo cogliere il vero scopo del Next Generation EU, mettendo a terra progetti di seria riqualificazione urbana o comunque di indubbia utilità. Peccato che, paradossalmente, una volta acquistati, ad esempio, bus elettrici o creati nuovi asili nido, arrivi inesorabile la mannaia della spending review sugli Enti locali ed imponga il taglio del costo dei manutentori o educatori scolastici necessari a far funzionare il tutto.