Avevo chiuso il titolo con la parola “cazzate”, ma mi sono subito reso conto di non essere Premier e di non potermi permettere un simile turpiloquio.
Siamo a poche ore dalla chiusura del più vacuo periodo pre-elettorale in cui sono state messe al bando le idee e sono stati facilmente nascosti i propositi costruttivi che nessuno ha manifestato per difetto congenito di pensiero.
Il ping-pong di insulti e la cornucopia di promesse irrealizzabili hanno ammutolito il cittadino medio, quello che lavora, che studia, che si impegna, che si aspetterebbe legittimamente che chi è al volante del Paese pensasse a guidare invece di urlare fuori dal finestrino.
La denuncia – peraltro presentata all’ufficio giudiziario sbagliato (ma il diritto penale non si studia all’alberghiero) – che il crimine organizzato abbia messo le mani sul fenomeno migratorio mi ha finalmente aperto gli occhi.
Non avrei mai pensato che dietro al business degli sbarchi o degli attraversamenti del confine nell’altipiano triestino ci fosse la “famigghia”. Come me tanti italiani hanno sempre immaginato loschi affari di tour operator, che cercavano di arrotondare i loro introiti per recuperare quel che Tripadvisor o Trivago avevano sottratto loro con la disintermediazione delle prenotazioni turistiche. E invece no.
A dirla con Pierfrancesco Diliberto, il grande Pif, “la mafia uccide solo d’estate” ma trasborda tutto l’anno.
Chi l’avrebbe mai detto. Ma per fortuna c’è chi ha avuto questa intuizione e meno male che l’ha resa nota prima che gli italiani si recassero alle urne, perché un simile fiuto e cotanta padronanza dello scenario devono essere premiati.
Nel clima entusiasmante per la stilettata ai trafficanti di schiavi (di cui molti con indifferenza british se ne sono serviti e continuano a farlo pur di fare profitti) si ode un urlo di dolore.
Che succede? Nulla, state tranquilli. Sono i produttori di quei dispositivi – elettronici e non – che distribuiscono i bigliettini numerati per chi si mette in coda agli sportelli pubblici, al supermercato e – perché no? – nelle strutture sanitarie.
E’ bastato un provvedimento normativo varato dal Governo (anche qui con tempestività encomiabile) per eliminare i defatiganti tempi di attesa che sono storicamente imposti a chi si rivolge alla Sanità pubblica. A saperlo che bastavano poche righe da piazzare sulla Gazzetta Ufficiale, una simile iniziativa si poteva adottare da tempo. Mannaggia, non era una questione di carenze di medici e di infermieri, di apparecchiature specialistiche e di risorse finanziarie…
Bastava fare tesoro della propria comprovata esperienza. Se il supermercato resta aperto tutti i giorni fino alle nove di sera anche nei giorni festivi, perché non mutuare quella tabella oraria anche nei nostri ospedali?
Il malato entra con il carrello. Se non ha un euro non riesce a sganciarlo e questo è il primo segnale che sarà difficile che “possa essere accontentato” con prestazioni gratuite. In assenza di personale, l’aspirante paziente potrà servirsi da solo e in piena autonomia, scongiurando accanimenti terapeutici e somministrazioni di farmaci che già sull’etichetta indicano la loro origine nei poteri forti.
Finalmente ad ogni domanda ci sarà una risposta e sarà incredibilmente rapida. Il cittadino potrà trovare su Internet tutti i chiarimenti che nessun dottore o professore si era degnato di fornire e – figuriamoci – mettere nero su bianco come invece una qualunque stampante può fare. Se il web non basta, sono già pronte soluzioni basate sull’intelligenza artificiale che sapranno estrarre le più ghiotte informazioni da siti scientifici come Lercio e Dagospia.
Altro che potenziamento dei nostrani nosocomi, assunzione di gente capace e volenterosa, stanziamenti per macchinari e attrezzature: quattro righe di decreto invece che spese inutili di stipendi e fatture di acquisto…
Nel programma elettorale – ci sarà comunicato entro venerdì sera – sono previsti in corsia e in sala operatoria “Black Friday” e operazioni 3×2 che sapranno scuotere anche i più granitici indecisi…
Aspettiamo lunedì e sorridiamo come chi cade dal 50° piano e arrivato al terzo urla con soddisfazione “evvai, sono ancora vivo!!!”.