Dopo aver temuto orde barbariche di vandali cibernetici, l’appuntamento alle urne è stato turbato da immarcescibili torme di “peracottari” la cui inettitudine è riuscita a far più disastri degli hacker.
In tutta Europa solo Roma è riuscita a finire KO senza che nessun pirata informatico si sia sognato di attaccare i computer utilizzati per il conteggio e la trasmissione dei voti al Ministero dell’Interno.
Un’abilità rara, che comprova l’italica superiorità planetaria nel collezionare figure barbine e imbruttisce mister Bean e l’immortale Peter Sellers di “Hollywood Party”.
Nemmeno l’astensionismo ha attutito la “botta”, riducendo della metà il lavoro potenzialmente necessario per il conteggio delle schede…
Veniamo ai fatti, mi raccomando senza esplodere in sardoniche risate. Non c’è bisogno di “bullizzare” il sindaco e il suo “magic team” di improbabili esperti.
Mentre il resto del Continente conclude le consultazioni per il Parlamento europeo ovviamente senza il minimo disagio, a Roma sembra impossibile conoscere i risultati definitivi delle votazioni.
E’ la notte tra il 9 e il 10 giugno e l’immancabile “bug informatico” folgora le attività di consuntivo e di verifica. Normalmente se c’è un errore di programmazione, questo si manifesta in tutte le postazioni in cui è stato installato soprattutto quando tutti gli operatori svolgono la medesima semplice attività in una procedura tutt’altro che farraginosa e irta di ostacoli. Se mai ci fosse stato un bug nel software di acquisizione dei totali dei voti ai seggi e di trasmissione al Viminale, perché solo Roma va in tilt?
In un Paese serio il Ministero dell’Interno – tramite il suo Servizio Elettorale – predispone la soluzione tecnologica, procede al collaudo e si fa carico di distribuirla ai Comuni nella certezza che tutto funzioni e nessuno trovi modo di fare imbrogli.
A quanto pare questo non è avvenuto. Possibile? Il Comune di Roma il “programmino” se l’era fatto confezionare appositamente e – ammesso che ci sia – fuori dallo standard nazionale? Il Ministero consente questa libertà e non si premura di “validare” gli strumenti che – pur semplici – assolvono una funzione democratica delicatissima?
Senza bisogno di cimentarsi in acrobazie comiche per esporre al pubblico ludibrio l’amministrazione capitolina, chi vuole trovare il buon umore è sufficiente che legga le dichiarazioni rilasciate dall’Assessore Andrea Catarci che – meglio del Mago Forrest e della Gialappa’s Band – ha saputo descrivere un’epopea che fotografa la straordinaria efficienza istituzionale.
“Si è quindi proceduto a immettere i dati nel sistema digitale, quello che deve trasmetterli al Viminale. Solo che a un certo punto della notte, dopo le prime 800 sezioni su 2.599, il sistema non faceva più inserire nessun dato. Si è provato a riavviare, due, tre volte: nessun risultato. Mentre i tecnici erano al lavoro, si è deciso di concentrare le operazioni di inserimento dati alla Fiera di Roma, dove sono state attivate altre 100 postazioni digitali oltre alle 60 già attive, con altrettanti dipendenti al lavoro sui verbali. Nel frattempo, dalle 7 del mattino, lentamente il sistema aveva ricominciato a funzionare. Nel pomeriggio è stato portato a termine finalmente l’inserimento dei voti di lista, ma sulle preferenze si sconta il ritardo accumulato nella notte“.
Un mito, davvero un mito.
L’invidia del Terzo Mondo per una simile performance è palpabile. Un tribale contesto sottosviluppato non sarebbe riuscito a far di meglio nemmeno mettendosi di impegno,
E non è mica finita.
Sembra (purtroppo è vero) che per 78 sezioni emergano “dati manifestamente incongruenti”. Forse per contrastare l’incivile endemica tendenza di non recarsi alle urne, qualche meccanismo perverso pare abbia portato a conteggiare più voti dei soggetti votanti. Per non determinare consumi di inchiostro e toner da stampante alcuni verbali sarebbero stati consegnati in bianco, con l’ecologico vantaggio di non sprecare carta e riutilizzare encomiabilmente quella disponibile in una prossima analoga occasione.
Il sindaco Gualtieri ha detto che sarà “severissimo”, ma parla ancora di “eventuali responsabilità”…
La Rupe Tarpea è comodamente dislocata sul lato sud del Campidoglio e quindi non deve nemmeno spostarsi nel caotico traffico cittadino.