Tutti ricordano la figura del Generale Giovanni de Lorenzo; i più giovani avranno sentito parlare dei controversi pareri sul suo operato. Questo libro riporta alla memoria le vicende che nel 1967 condussero alla improvvisa sostituzione del Generale de Lorenzo dall’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
La misura, per motivi di cessazione del “rapporto fiduciario”, affermò il Ministro della Difesa pro tempore, Roberto Tremelloni, avvenne nel Consiglio dei Ministri del 15 aprile 1967; un Consiglio definito “burrascoso”. Il provvedimento fu l’epilogo di una guerra intestina nell’ambito delle Forze Armate e di scontri con il mondo politico ed industriale per scelte del Generale de Lorenzo; prevalentemente sugli indirizzi da dare nei settori dell’armamento (i carri M60, con una commessa ridotta da 800 a 200 esemplari) e dell’addestramento dell’Esercito, sul suo efficientamento, nonché su costi ed opportunità di sminamento del territorio.
Come Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri aveva ottenuto l’autonomia amministrativa e di bilancio che gli consentì un ammodernamento epocale, creandosi non pochi nemici.
Il libro è stato scritto dal figlio, Alessandro de Lorenzo, colonnello in quiescenza dell’Arma dei Carabinieri. Nel saggio sono riportati una serie di documenti estratti dall’archivio dell’Autore. Va precisato che il Ministero dei Beni Culturali, nel 2011, ha determinato che detto archivio riveste un interesse storico; per tale motivo è stato vincolato, affidandone la custodia al figlio Alessandro.
Il libro non è solo espressione del pensiero del figlio, che vuole rappresentare la “verità” della famiglia che per decenni ha condotto battaglie giudiziarie tese a ristabilire giustizia ed onorabilità nei confronti del Generale Giovanni de Lorenzo. La documentazione pubblicata nel saggio, in gran parte per la prima volta, estratta dall’archivio di interesse storico di cui sopra, ha il fine di renderlo il più possibile oggettivo, al di là dei brani scritti, con una comprensibile emotività, da Alessandro de Lorenzo.
Come sempre la “verità” non è univoca e rileggere documenti dopo quasi sessanta anni aiuta ad avere una visione maggiormente oggettiva e pacata; molti non erano nati e molti erano poco più che bambini o ragazzi, età in cui all’epoca difficilmente si seguivano le notizie. La vicenda è stata ormai storicizzata identificando il Generale Giovanni de Lorenzo con il “Piano Solo”, il presunto tentativo di golpe, i “fascicoli” e le “deviazioni” del SIFAR, presunte attività extra istituzionali, il “tintinnio di sciabole”, il “Generale con il monocolo” ed altro. Il libro ci fornisce una contro lettura degli eventi rappresentando gli accadimenti sotto altra ottica, non condizionata dalla emotività e faziosità del momento storico in cui si sono svolti i fatti.
Emerge l’intimo del Generale Giovanni de Lorenzo che improvvisamente venne lasciato solo ed osteggiato da tutti; i contenuti sono, prevalentemente, a sfondo politico che vanno contestualizzati nel clima della seconda metà degli anni sessanta.
Quasi tutto ruota intorno alle figure dei Generali Giuseppe Aloia, Giovanni Allavena e Gaspari; del Presidente della Repubblica pro tempore Antonio Segni; dei Parlamentari Roberto Tremelloni, Aldo Moro, Giulio Andreotti, Pietro Nenni, Francesco Cossiga e Luigi Anderlini; dei giornalisti Eugenio Scalfari e Lino Iannuzzi; del rapporto del Generale Giorgio Manes e della relazione del Generale Aldo Beolchini (ambedue dichiarate dal Tribunale non aventi valore probatorio); della relazione Lombardi e della Commissione Alessi; della sentenza Moffa.
Va rammentato che i rapporti tra il Generale de Lorenzo ed i Generali Aloia, Beolchini, Manes e Gaspari erano molto tesi e contrastati, fatto all’epoca a tutti ben noto. Le varie inchieste giudiziarie e parlamentari non accertarono colpe. Giochi politici e di potere, pressioni ai massimi livelli che, successivamente, si è scoperto intrecciate con il KGB, come anche emerso dall’archivio Mitrokin.
Al di là di stratificate opinioni personali, vale la pena di leggere quella che potremmo definire “l’altra storia”, raccontata con un comprensibile coinvolgimento familiare ma corroborata da documenti in gran parte mai pubblicati.