Il 3 giugno i pirati informatici hanno messo a ferro e fuoco il sistema sanitario d’oltremanica e folgorato gli ospedali londinesi che stanno affrontando adesso la terza settimana di “degenza tecnologica”.
L’attacco sferrato al fornitore di analisi cliniche e servizi specialistici Synnovis ha colpito al cuore le strutture a presidio della salute della South East London.
Nella sola prima settimana di disagi i malfunzionamenti che hanno portato alla paralisi di computer e reti si sono drammaticamente tradotti nel rinvio di 800 interventi chirurgici pianificati e di 700 visite specialistiche, nel ricorso alla compilazione manuale di referti e di ogni altro documento, nella raccolta del sangue in un ospedale confidando nel volontariato del personale dipendente.
Una tragedia epocale che non si differenzia un gran che dalle analoghe vicissitudini che hanno segnato negativamente le strutture sanitarie italiane che hanno collezionato brutte figure e dispensato disservizi alla collettività ad ogni latitudine del Paese.
In Gran Bretagna adesso ci si chiede se ci siano stati decessi direttamente riconducibili all’attacco informatico.
Ancora in piena fase di ripristino dei sistemi, la scorsa settimana i funzionari sanitari hanno distribuito un cosiddetto form di “monitoraggio dei danni” a dottori e clinici, chiedendo loro di stimare l’impatto non economico dell’incidente tecnologico e di computare le perdite umane.
E’ stato predisposto un modulo di rilevazione dei decessi e degli altri eventi gravi che sono emersi nei soggetti ricoverati o in cura. Le domande si incentrano su effetti e ripercussioni dell’interruzione dei servizi ospedalieri, suggerendo una scala graduale da lieve a grave e riportando anche il quesito ineludibile che domanda se il decesso di un paziente sia conseguenza diretta dell’evento tecnologico dannoso.
E’ ovvio che non ci siano ancora evidenze di morti strettamente connesse all’azione hacker, ma forse per la prima volta i funzionari sanitari si cimentano in un così drammatico inventario delle perdite.
Il Servizio Sanitario Nazionale britannico (NHS) nella sua prima “scansione” dei fatti salienti ha rilevato che un centinaio di operazioni ritardate rientravano in trattamenti oncologici, mentre sono saltati un discreto numero di trapianti di organi e la riprogrammazione degli interventi ha riguardato addirittura i tagli cesarei…
La “mortalità” degli attacchi hacker è un tema ancora inesplorato e non ci sono tante esperienze a cui fare riferimento. L’unico precedente è forse quello della magistratura tedesca che nel 2020 ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo a seguito di una morte presumibilmente collegata a un attacco ransomware all’ospedale universitario di Düsseldorf, ma tale indagini non ha portato a risultati per carenze probatorie.
Nel frattempo si è saputo che a mandare a segno il duro colpo è stata la banda di pirati informatici russi “Qilin” che ha chiesto 50 milioni di dollari per restituire i file rubati e consentire di rimettere ordine nei sistemi devastati…