Nel 1984 esce nelle sale E la nave va, capolavoro cinematografico del regista, sceneggiatore, fumettista e scrittore Federico Fellini (Rimini 1920 – Roma 1993) ambientato sul Gloria N., un piroscafo che nel 1914 salpa dal molo nr. 10 del porto di Napoli, diretto verso un’isola immaginaria del Mar Egeo, nelle cui acque dovranno essere sparse le ceneri della “divina”: la nota cantante lirica Edmea Tetua.
È uno degli ultimi film del grande regista, girato a Cinecittà dove, nel Teatro 5, allagato da un mare di plexiglass, viene ricreata la lunga traversata del piroscafo e dei suoi pittoreschi e decadenti passeggeri: celebrità varie, nobili e amici della defunta cantante. A bordo si trova anche un rinoceronte femmina, in stato di gravidanza, che soffre per amore e perciò viene accudito dai passeggeri.
Durante la navigazione, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale irrompe fragorosamente a bordo del piroscafo che, dopo aver soccorso dei naufraghi serbi, viene affondato dalle cannonate di una corazzata austroungarica. I superstiti al naufragio sono, in parte, salvati da un idrovolante mentre gli altri raggiungono il porto di Ancona su una scialuppa. Anche il rinoceronte ha salva la vita e raggiunge Ancona a bordo di una lancia di salvataggio guidata da un giornalista che, lungo la traversata, si nutre del suo latte.
A Fellini viene più volte domandato quale fosse il significato allegorico del rinoceronte e del suo latte. In una intervista rilasciata al critico Costanzo Costantini (Fellini. Raccontando di me, conversazioni con Costanzo Costantini, Editori Riuniti, Roma, 1996), il geniale regista, nel precisare che “Un simbolo è tale in quanto non si può spiegare, in quanto va oltre il concetto, oltre la ragione, in quanto contiene degli elementi irrazionali o mitici”, suggerisce la seguente interpretazione: “l’unico tentativo per evitare il disastro, per non precipitare nella catastrofe, potrebbe essere quello diretto a recuperare la parte inconscia, profonda, salutare di noi stessi. È in questo senso che si potrebbe spiegare la frase farsi nutrire dal latte del rinoceronte”, e ribadisce ancora che “Una fantasia, se autentica, contiene tutto, e non ha bisogno di spiegazioni”.
Certo è che l’immaginazione visionaria del grande Fellini ha ideato, da un lato, il rinoceronte gravido – e, perciò, innocente e tenero – quale simbolo di un mondo in estinzione per mano dell’uomo, nonostante sia un animale grande, potente, aggressivo quanto basta e corazzato, proprio come la nave austroungarica che inabissa il piroscafo Gloria N. Dall’altro, ha ambientato il suo capolavoro sul piroscafo Gloria N. che, secondo la sua intuizione, avrebbe dovuto rappresentare “una fortezza, una muraglia, la torre di Babele, un ammasso di nuvole” ed esprimere “una potenza truculenta, arrogante e ottusa”.
Lo scrittore Italo Calvino – nel premettere che la nave che cola a picco è uno dei grandi miti del ‘900, come il Titanic e come lo stesso inizio della Prima Guerra Mondiale – sottolinea che il mito narrato da Fellini nel film E la nave va può essere raccolto in una frase d’uso comune: “Stiamo per colare a picco”.
Proprio come sul Gloria N. e sul Titanic, stiamo vivendo una situazione di festa che – dati i concreti elementi che vediamo sommarsi giornalmente – non può escludersi che vada a finir male. I pittoreschi e decadenti amici della defunta cantante rappresentano la classe politica lugubre e sterile che, da tempo, paralizza le istituzioni nazionali e comunitarie. Non è in grado di trovare soluzioni ai tanti problemi, limitandosi a formulare affermazioni di principio che poi non riesce a concretizzare. L’unica immagine che è in grado di trasmettere chiaramente – dopo l’altrettanto tragica pandemia – è quella di una fine del mondo permanente: una lenta, burocratica agonia alla quale ci stiamo abituando e per la quale non proviamo più alcuna angoscia.
Per dirla alla Calvino: “la fine del mondo è diventata il nostro habitat naturale”. E, per dirla alla Fellini, in Europa – accanto al culto dei missili e dei droni – regna il culto delle ceneri. Le ceneri della “divina” Edmea Tetua.
L’unico antidoto da assumere per evitare il disastro è bere il latte del rinoceronte.