Solo in alcuni Paesi, a suo tempo, il suo fu un nome noto. Gli anni che impietosamente scorrono, come spesso accade, hanno pressoché cancellato o trasformato tutto ciò che quest’uomo fu: il conte Móric August Benjowski o Benyovszky (1746-1786), dalle contese origini polacche od ungheresi, con un tostissimo padre colonnello ussaro, fu personaggio colto ed affascinante dalla vita romanzesca, talvolta menzognera e libertina, e fu soprattutto un avventuriero, un globetrotter, nonché un ufficiale ed un esploratore, naturalizzato francese.
Questo aristocratico, cosmopolita, gran viaggiatore, colonizzatore e scrittore, millantatore scavezzacollo, fu anche soldato austriaco, sovrano, militare polacco e colonnello francese. Una vita da rocker, trasversale e transnazionale, spregiudicata e niente affatto noiosa, breve ma intensa, che terminò bruscamente a 40 anni d’età in quel del Madagascar.
A riprova della sua vita frenetica e del suo cosmopolitismo, il suo nome spesso viene ancora trascritto in modi diversi: Móric Beňovský, Maurycy Beniowski, Benyovszky Móric, Mauritius Auguste de Benovensis, e altri ancora. Il giovane conte Benjowski iniziò la sua carriera militare in Austria durante la guerra dei sette anni, ma decise poi di darsi all’avventura viaggiando per i mari.
Nel 1768 combatté come colonnello polacco contro i Russi, ma venne catturato e assolto in cambio della pace. Non avendo però rispettato il patto, venne imprigionato in Siberia e poi in Kamcatka, da cui con abilità riuscì a fuggire rocambolescamente, con altre 85 persone.
Rubò una nave, altro che Jack Sparrow, con cui circumnavigò l’Asia, l’Alaska, raggiungendo anche Formosa e Macao, e vivendo così incredibili avventure da manuale, per approdare infine in Francia. E tutto ciò nel 1700, con i mezzi allora disponibili.
Comunque, lo scopo del conte Móric August, che conquistò in un attimo il favore del Re e della corte franca con i suoi modi affascinanti ed i suoi racconti accattivanti, era consegnare alla Francia alcuni piani segreti del governo russo in Europa, sebbene ciò non sia stato mai dimostrato. Benjowski conobbe e frequentò Luigi XV (1772), cui suggerì un piano per conquistare Formosa (oggi Taiwan); quindi la fedeltà del conte alla Francia era degna di merito, tanto quanto la sua competenza nella navigazione, e per evitare che egli la mettesse al servizio di altre Nazioni, gli fu affidato l’incarico di fondare una base commerciale francese in Madagascar (1774).
Ma Benjowski andò ben oltre: colonizzò l’isola, si alleò con i capi locali, bonificò le paludi su cui fu fondata Louisbourg, costruì ospedali. Il conte fu poi nominato re dagli stessi indigeni (1776), che pare l’amassero molto. Ma la Francia avviò una commissione di inchiesta, secondo la quale il conte aveva solo millantato le sue imprese e le sue opere, mentre in realtà la sua colonizzazione era un fallimento.
Tuttavia, i rapporti con la Francia si erano già deteriorati, ed il conte veleggiò in Inghilterra dove tentò di convincere gli inglesi a conquistare il Madagascar, ma senza successo.
Si recò allora in Brasile ed in America, ottenendo dei finanziamenti, per cui tornò nell’isola di cui si proclamava ancora Re; venne però ucciso da un drappello di soldati francesi, mentre tentava di difendere un villaggio dalla loro violenza.
Un uomo come lui non sarebbe comunque mai morto tranquillamente di vecchiaia nel suo letto.
Come scrittore ci ha lasciato due volumi di Memoirs and travels, ma come personaggio dovrebbe essere ricordato, oltre che come “Re” dei malgasci, anche come primo europeo a navigare nel Nord Pacifico, ancor prima di Cook e La Pérouse.
Anche se su Beniowski è stato detto di tutto, ed il contrario di tutto quanto detto, anche se ormai egli fa parte più dell’immaginario artistico-letterario che storico, trasformato nel Davide polacco che combatteva per la libertà contro il Golia russo, varrà pure qualcosa il fatto che in Madagascar statue, targhe commemorative e nomi di strade conservino la memoria di quel matto del conte Benyovszky.
Un personaggio senza età e senza tempo, audace e spregiudicato, coraggioso e con quel pizzico di pazzia che, conoscendolo anche solo un po’, ce lo rende comunque simpatico, e degno di essere quantomeno ricordato nella storia delle colonizzazioni.