Il libro si apre con due pregevoli scritti: una presentazione ed una introduzione ad opera di due prestigiose firme.
Già dal titolo si comprende che l’argomento trattato è particolarmente delicato e si rivolge ad un’area specifica della categoria suicidaria: quella in uniforme (Polizia di Stato, Carabinieri, Carabinieri Forestali, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Esercito, Marina, Aeronautica). Il testo è particolarmente indirizzato alla comprensione del fenomeno suicidi tra questi uomini e donne ma non è certo avulso dalla realtà più ampia dell’essere umano.
Temi profondamente tristi, da affrontare con tatto nella loro tragicità; l’autore li espone con delicatezza e sensibilità, analizzando i sentimenti e descrivendo anche reazioni “a caldo” in alcuni contesti. Emergono drammi interiori, sensi di colpa per chi rimane o non è stato in grado di prevenire ma non tutto è prevedibile o prevenibile.
Si affrontano varie tematiche: dalla comunicazione interpersonale, troppo spesso assente, alla solitudine alimentata, non di rado, dalle gerarchie. Gli operatori di polizia, talvolta, hanno vergogna nell’esprimere il proprio disagio. Sofferenze che hanno colpito quasi tutto il personale in varie modalità ma che non hanno esternato. Qualcuno non ce l’ha fatta, sempre troppi.
Cambi di sede, talvolta insensati, che ricadono negativamente sulla famiglia, spesso impossibilitata, per enne motivi, a seguire gli spostamenti dell’appartenente a questi Corpi dello Stato. Uno per tutti il problema dei figli che ogni pochi anni debbono cambiare scuole, amicizie, abitudini ed altro o dei coniugi che lavorano presso privati od Enti locali e non possono lasciare il lavoro o spostarsi. Sicuramente una critica è verso le Amministrazioni, poco sensibili verso il personale, mai dimenticando che le Amministrazioni non sono Enti astratti ma insiemi di persone.
Con dovizia di argomentazioni si affronta il problema, a volte dramma, della solitudine. Poi ancora il suicidio come forma di protesta per essere stati abbandonati o trattati iniquamente od emarginati. Non di rado, nei luoghi di lavoro, si subiscono vessazioni o totale disinteresse da parte dei vertici.
Mai dimenticare che corpo e mente sono un tutt’uno, qualcosa di non scindibile sinché l’uomo è in vita, come dimostrano i frequenti episodi di disturbo da stress post traumatico che possono persistere nel tempo o manifestarsi molto dopo l’evento. Questo conferma l’interazione continua tra psiche e fisico umano.
Aspetto di rilievo è l’individualismo nei luoghi di lavoro che si concretizza, frequentemente, in una mancanza di socializzazione e nella scarsità delle relazioni umane: il carrierismo si rivela molla per un cinismo sfrenato. In ogni caso dovrebbero essere rintracciate le criticità, le sofferenze del personale che deve essere considerato e trattato come individuo, non come gruppo di persone.
Le personalità umane possono trasformarsi in conseguenza delle criticità che emergono nei luoghi di lavoro; vi possono essere interazioni con crolli psicologici, in particolare in ambienti molto gerarchizzati (si pensi al rapporto detenuto-agente della Polizia Penitenziaria) e quindi potenziali suicidi per problematiche di spersonalizzazione. “Il contesto ambientale e le circostanze di ruolo possono condurre persone normali a compiere del male”, ovvero un ruolo sociale condiziona i comportamenti umani. In sostanza si scava nell’intimo rapporto tra suicidio e condizioni di lavoro, evidenziando anche ipotesi di istigazione al suicidio e di stress da lavoro correlato.
Se le relazioni verticistico-gerarchiche possono produrre efficienza, non è certo sicuro che non generino pericoli a livello relazionale, ovvero la coercizione, talvolta gratuita, può condurre, in casi estremi, al suicidio. Il saggio, forse meglio definirlo un vero e proprio trattato in materia, analizza la fenomenologia suicidaria, troppo lunga da esplicitare in una presentazione, nelle sue sfaccettature, estremamente valida, documentata ed illustrata con dovizia di dettagli scientifici.
Si illustra la psicopatologia del mondo del lavoro, con specifica attenzione alla Forze di Polizia ed alle Forze Armate, un mondo particolarmente identitario e competitivo dove troneggiano performance e produttività. Pagine illuminanti sono quelle sui rapporti passato-presente-futuro e tempo-spazio-corpo.
Ampie e puntuali sono le spiegazioni dottrinarie di teorie psicologiche e psichiatriche, riferite ai principali studiosi di fama mondiale, con digressioni filosofiche e religiose. Un approccio scientifico, certamente non banale o superficiale, in merito ad una tematica non facile da trattare, che l’autore ha saputo ottimamente illustrare, anche grazie ai suoi ragguardevoli titoli accademici in materia. Un saggio a tutto tondo che non tralascia nulla sul triste fenomeno dei suicidi.
Un manuale interessante, da leggere con attenzione e concentrazione, utile e vicino alle problematiche umane, un testo che tutti i Comandanti dovrebbero leggere per capire i loro Uomini e Donne, i loro problemi, i disagi e poter compiere al meglio la loro azione di comando, sicuramente sempre complessa, da portare a termine. Un saggio che fa riflettere, anche grazie ai numerosi inviti ed interrogativi dell’Autore.