Da tempo non si assisteva a discussioni monotematiche capaci di coinvolgere platee nazionali. Forse l’ultimo caso del “non parlar d’altro” risale ai tempi del Covid, quando chiunque si sentiva in diritto di dissertare su dinamiche di contagio e percorsi terapeutici, su problemi e soluzioni.
Torme di nullafacenti in preda a deliri di onniscienza si sono scatenate in confronti all’ultimo sangue andando ad inveire con violenza contro una pugilessa algerina, non risparmiandole nemmeno l’iniqua attribuzione di attributi che non ha mai avuto.
La signorina Imane Khelif, già castigata dal destino con una malattia metabolica e che certo non ha avuto vita facile con l’evidente iperandroginismo, è stata bersaglio di una sassaiola in cui a scagliar pietre si sono cimentate orde di persone catastroficamente disinformate e ignoranti ma improvvisamente assurte al rango di primari di ginecologia.
Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha chiarito in maniera lineare i contorni della vicenda e le parole del portavoce del CIO Mark Adams sono categoriche Khelif “è nata donna, è stata registrata come donna, ha vissuto la sua vita da donna, ha fatto boxe come donna, ha un passaporto femminile”.
Dopo il discutibile ritiro di Angela Carini dopo un solo pugno (anche se qualcuno ne ha – non si sa come – visti due…), il piagnisteo sul ring e l’uscita senza salutare l’avversaria, c’è stata un’altra atleta che – non turbata dalle chiacchiere – ha affrontato l’algerina in un incontro vinto da quest’ultima ai punti, senza il prevalere della presunta forza mascolina.
Nel frattempo persino CNN si è scandalizzata per l’eruzione transfobica tricolore («L’italiana Giorgia Meloni, che giovedì ha fatto visita agli atleti italiani nel Villaggio Olimpico, ha detto che la competizione “non è stata una lotta alla pari”. Il primo ministro italiano di destra ha detto che si è opposta al fatto di consentire ad atleti con caratteristiche “geneticamente maschili” di competere contro le donne dal 2021.»), la Carini è stata abbracciata dalla Premier, il parroco di Caivano (che da coach ha suggerito alla pugile la condotta da tenere sul ring) ha espresso solidarietà, i maligni hanno già previsto la successiva carriera del peso welter, le discussioni si sono placate.
Le persone per bene hanno rinunciato ad armare pari “canizza” per mostrare risentimento nei confronti della International Boxing Association, evitando di rimestare nei troppo facili suoi coinvogimenti in brutte storie di corruzione e problemi finanziari che ne hanno determinato l’esautorazione nello scenario sportivo, abdicando dalla tentazione di metter in mezzo oligarchi, Putin e la propaganda russa…
Mentre l’Italia si aggiudica la medaglia d’oro per l’intolleranza, podio sia individuale sia a squadre, ci si chiede l’odio che residuerà dalla competizione olimpica a chi verrà indirizzato.