Il romanzo Guerra e pace, scritto da Lev Tolstoj (9 settembre 1828 Jasnaja Poljana – 20 novembre 1910 Russia) dal 1863 al 1869, racconta la storia di due famiglie moscovite, i Bolkonskij e i Rostov, sullo sfondo della campagna napoleonica in Russia del 1812.
Mentre i soldati napoleonici invadono la Russia e conquistano Mosca, si sovrappongono le tragedie e le felicità dei protagonisti, appartenenti all’aristocrazia russa. E’ il fato o, meglio, una necessità immanente e ineluttabile a determinare il destino dei protagonisti che nulla possono decidere sulla guerra, sul potere e sull’amore.
Tolstoj, attraverso le vicende di Pierre Bezuchov – uno dei personaggi principali del romanzo, ritenuto il suo alter ego – affronta una delle tipiche tematiche della sua narrativa: come si dovrebbe vivere, in armonia con la morale, in un mondo imperfetto?
E lo fa, mescolando personaggi veri e di fantasia e fondendo la storia complessiva della Russia del 1812 con spunti di riflessione filosofica sulla natura della guerra e del potere politico, combinati con argomenti apparentemente meno significativi, quali gioventù, matrimonio e vecchiaia.
Il risultato è un ampio affresco della nobiltà russa nel periodo napoleonico; affresco così dettagliato e reale (l’edizione di Feltrinelli del 2014 consta di 1415 pagine) da far ritenere Guerra e pace uno tra i più importanti romanzi storici della letteratura mondiale: il romanzo perfetto che tratteggia, in letteratura, l’uomo in balia degli eventi del suo tempo, nell’alternarsi della guerra e della pace.
In effetti i veri protagonisti del romanzo sono loro: la guerra e la pace. E’ intorno a queste due tematiche che si muove il gran numero di personaggi che, con le loro storie, ne disegnano la trama, tra la battaglia di Austerlitz (2 dicembre 1805) e quella di Borodino (7 settembre 1812).
Pierre Bezuchov – che incarna l’uomo animato da buone intenzioni e alla continua ricerca della perfezione spirituale, nonostante i piccoli e grandi conflitti che lo affliggono – sistemandosi dietro una batteria di artiglieria russa, assiste alla battaglia di Borodino e apprende quanto la guerra sia realmente sanguinosa ed orrida.
Il suo comportamento spensierato, tipico di un ricco nobile russo, svanisce definitivamente dopo essere stato testimone del saccheggio e delle fucilazioni di civili perpetrate a Mosca dai soldati francesi.
Tolstoj delinea il profilo di Napoleone e quello del generale russo Kutuzov: il primo, mosso da smisurata ambizione e altrettanto smisurata sicurezza, preferisce occupare Mosca anziché distruggere l’esercito russo; il secondo, sacrifica la Capitale per salvare il suo esercito, ritirandolo nelle profondità della Russia in attesa dell’inverno.
A questo punto, la forza ineluttabile del destino – che muove gli eventi nel romanzo – porta alla distruzione di Mosca in seguito a un incendio che distrugge anche ogni possibilità di approvvigionamento per l’esercito napoleonico, che si vede costretto a ritirarsi nel gelido inverno russo, fino alla battaglia finale della Beresina (26 novembre 1812), quando i cosacchi lo annientano definitivamente.
Dal romanzo di Tolstoj sono stati tratti film, serie televisive, fumetti, opere liriche e sceneggiati radiofonici ma, a quanto pare, non è bastato. La lezione di Tolstoj non è servita a nulla! Eppure già il Feldmaresciallo tedesco Erwin Rommel consigliava di leggere i libri scritti dai Generali nemici prima di affrontarli.
La “forza ineluttabile del destino” – tradotta nelle scelte belliciste adottate dagli “statisti” attuali, in luogo di una lungimirante via diplomatica – continua a incidere sulle sorti della pace.
Vi è di più, ogni giorno l’asticella di questa “Olimpiade dell’idiozia” viene alzata sempre più in alto: siamo passati da una guerra guerreggiata al terrorismo di Stato, mentre unità navali della Marina degli Stati Uniti e della Federazione Russa navigano nel Mediterraneo.
Tutto ciò nel silenzio dei TG che parlano della pericolosità del ragno violino.