Le donne, a cominciare dagli anni cinquanta del secolo scorso, hanno avuto sempre più una importante crescente presenza nel mondo del lavoro con un notevole inserimento anche nei ruoli manageriali.
Questa benefica ascesa io l’ho vissuta e partecipata personalmente. Negli anni 1950, quando ero in Olivetti l’azienda cominciò ad assumere donne (soprattutto laureate) per immetterle nel mondo del lavoro, dello sviluppo del software di base e applicativo (packages) e dell’“assistenza clienti” durante gli avviamenti dei propri sistemi di automazione delle informazioni.
Così me ne sono trovato alcune vicinissime al mio lavoro. Di questo gruppo indicherò un solo nome, quello di una donna che poi dopo l’uscita dall’Olivetti, fece una importante carriera manageriale ai massimi livelli: Marisa Bellisario.
Questa è la dimostrazione che le donne anche se partono svantaggiate nel lavoro esterno (privato e pubblico) rispetto agli uomini riescono ugualmente a farsi strada nella carriera. Però per loro resta ancora irrisolto un problema: il poter conciliare il lavoro esterno con quello familiare compresa la nascita e la gestione dei figli.
Questo è ancora un grosso scoglio da superare, tanto che se ne occupano pure i “GRANDI” come il Presidente della Repubblica e il Papa.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è intervenuto recentemente sul fatto che non dovrebbe esserci contrasto tra l’impegno lavorativo professionale delle donne con la maternità e più in generale con le attività domestiche con queste parole: “Non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità.
La Repubblica non può privarsi dei talenti della piena partecipazione femminile”. Così il capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio inviato al presidente della Fondazione per la Natalità e del Forum delle Associazioni Familiari, Gianluigi De Palo.
Parole che arrivano nei giorni in cui è scoppiata la polemica dopo l’intervento di Elisabetta Franchi, signora della moda con oltre cento milioni di fatturato, che durante un convegno ha detto che nella sua azienda, se deve assumere donne, le sceglie “anta”, perché “se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano h24, questo è importante”.
Alla scarsa natalità si aggiunge il problema della precarietà. “La struttura demografica del Paese soffre di gravi squilibri che incidono in modo significativo sullo sviluppo della nostra società.
Un fenomeno accentuatosi con la pandemia e che ha generato nuove disuguaglianze e una diffusa precarietà che scoraggia i giovani nella costruzione di una famiglia – osserva ancora il capo dello Stato – Le azioni previste nell’ambito della legge delega 32/2022, recentemente approvata dal Parlamento, meritano di essere rapidamente rese esecutive, per contribuire alla ripartenza del Paese”.
Anche Papa Francesco è intervenuto il 10 maggio 2024 sul problema delle donne che a fatica devono conciliare il lavoro con gli impegni familiari così: “Serve lungimiranza: a livello istituzionale urgono politiche efficaci, scelte coraggiose e concrete e di lungo termine.
C’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti i governi perché le giovani generazioni siano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni’. Così Papa Francesco nell’intervento agli Stati generali della natalità svoltosi a Roma il 10/05/2024. ‘Si tratta – ha spiegato – di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia.
Ad esempio porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa”.
Ho cercato un parere sull’argomento anche di un personaggio donna, certamente non importante come i due qui sopra, ma che si sia distinta professionalmente (scrittrici, scienziate, di elevato livello politico) ma non sono riuscito a trovare nessuno che oltre alla gestione del lavoro professionale potesse vantare di condurre un buon lavoro casalingo e, soprattutto, si occupasse anche dei propri figli.
Tutte quelle che avevano raggiunto un ottimo livello professionale avevano perlomeno trascurato la famiglia o avevano addirittura rinunciato a farla. Ovviamente questa analisi si riferisce solo alle mie conoscenze dei 50 anni di vita lavorativa.
Per completarla, allora ho interpellato una delle tante donne che giornalmente devono conciliare il lavoro professionale con quello domestico.
L’ho trovata e, rispettando il suo voler rimanere nell’anonimato, ecco cosa mi ha detto. “La domanda che mi sono sempre fatta riguardo all’argomento del ruolo femminile nel mondo del lavoro e della famiglia è la seguente: è davvero necessario lavorare h24 o dare infinita/massima disponibilità alle aziende per cui lavoriamo per essere prese in considerazione? Per raggiungere elevati livelli di carriera e di soddisfazione nel campo lavorativo? Siamo obbligate a dover scegliere tra la carriera o comunque un buon lavoro e la cura dei figli?
Eppure, viviamo in un’epoca in cui tantissimi paesi a noi limitrofi vanno verso sempre maggiori agevolazioni per le donne, smart working, settimane lavorative corte, orari ridotti che meglio si conciliano con la vita familiare, sovvenzioni statali per asili nidi e baby-sitter, senza per questo rinunciare ad alti livelli di produttività ed efficienza.
Tutto questo nel nostro paese sembra una mera illusione… In un mondo in cui si ricerca sempre di più la “perfezione” in tutti i campi , ci viene richiesto di essere mamme “perfette”, mogli “perfette”, casalinghe “perfette” e lavoratrici “perfette”, ma diciamoci la verità , la “perfezione “ non esiste , non è di questo mondo , per cui , inevitabilmente , dobbiamo scegliere …se dedicarci il più possibile alle nostre famiglie, seguire da vicino i nostri figli, accompagnarli in questa vita che abbiamo donato loro o buttarci a capofitto nel lavoro , delegando quasi totalmente il nostro ruolo a terzi , se siamo fortunati a persone di famiglia , i nonni per esempio, nel peggiore dei casi ad estranei che paghiamo , anche profumatamente , per occuparsi di loro.
La mia personale esperienza è stata questa: rinunciare diverse volte ad incarichi più gratificanti e meglio remunerati per non allontanarmi troppo da casa e per troppo tempo, accontentandomi di quello che avevo già raggiunto, dopo comunque tanti anni di studio, professionalità acquisita e certificazioni di ogni genere.
Ed ecco che inizia una nuova giornata” tipo” di tutte noi donne lavoratrici : sveglia prestissimo , verso le 6.00 del mattino , per poter sistemare bucato, lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie, etc.…nel silenzio della casa , quando tutti gli altri occupanti di essa ancora dormono , preparare le colazioni e poi , via , di corsa verso l’ufficio , dopo aver accompagnato i figli a scuola , ovviamente ; un click, e ti trasformi in un’altra persona ,altri interessi , altri pensieri, incontri di lavoro, riunioni , pratiche a non finire senza interruzione , con pochissime pause , per evitare di doversi trattenere fino a tardi nel pomeriggio perché c’è da riprendere i figli a scuola, portarli ai loro vari impegni pomeridiani (sport, catechesi, etc.…) e con un altro click sei di nuovo mamma , moglie e casalinga ; bisogna pensare alla spesa per la cena , cucinare , risistemare casa e finalmente la giornata si può considerare finita, solo dopo essersi accertate che i ragazzi abbiamo fatto i compiti , letto le centinaia di comunicazioni dalla scuola , firmato le autorizzazioni richieste e tanto, tanto altro… Ma non mi sono mai pentita delle mie scelte, e questo credo sia già una grande vittoria nella vita di ognuna di noi.”
Questa è la voce che considero quella di tutte le donne – la maggior parte – che hanno trovato un sistema per far convivere il lavoro professionale con quello familiare compresa la gestione dei figli. Per la mia esperienza aggiungo che ciò è possibile solo nel caso che nel lavoro in casa ci sia una fattiva partecipazione del compagno/marito della donna.
Spero, infine, che per alleviare un po’ questo doppio lavoro si possa al più presto ottenere anche in Italia quell’aiuto dello Stato di cui già dispongono le donne di altri Paesi europei.