Un domani non ci si chieda il perché. Quando esploderanno aeroporti e stazioni ferroviarie, quando salteranno in aria stadi e supermercati, quando il tampering alimentare ci farà aver paura di qualunque cosa venga portata alla bocca, quando mancherà la corrente elettrica e gli ospedali saranno in tilt, ci si limiti a dire “Grazie Bibi”.
Una donna di grande saggezza nel 1992 diventa direttore generale dell’iconico MI5, uno dei Servizi Segreti britannici. Classe 1935, si chiama Stella Rimington e tra le tante cose memorabili che dice e fa, una spicca in maniera accecante: “non bisogna combattere il terrorismo, ma eliminarne le cause”.
Una donna leggendaria, a guardar le fiabe una sorta di Biancaneve in mezzo a tanti nani che in giro per il mondo occupano posti di responsabilità nell’erronea convinzione di meritare un determinato rango e di esserne – si perdoni il gioco di parole – all’altezza.
Benjamin Netanyahu non ha certo preso esempio da lei. Come tanti ex militari è sufficientemente complessato per accettare il confronto e per ammettere soluzioni non cruente.
Il “miles gloriosus” che non ha trovato Plauto a cantarne le gesta ha deciso di affogare nel sangue le terre circostanti, innescando uno tsunami di barbarie che avrebbero portato qualunque Dio ad affiggere il cartello “Cedesi attività”.
La bramosia di imporsi qualunque ne sia il prezzo ha rapidamente trucidato la pietà umana e inebriato gli inestirpabili fanatici che non conoscono sosta.
In un mondo che combatte per la sua sopravvivenza climatica, energetica e alimentare e che dovrebbe far convergere ogni risorsa per risolvere problemi di portata planetaria, “Bibi” emula le atrocità di chi ha sterminato milioni di ebrei nel secolo scorso, confondendo forse la vendetta con la vendemmia che può essere tardiva…
Auguro a Netanyahu di riuscire a fare tabula rasa e di essere in grado di verificare che non esista molecola o cellula vivente che possa portare in seno la rabbia per il suo operato inumano.
Non si può certo giustificare una futura, magari imminente, feroce rappresaglia con la morte di altri innocenti, ma si è certo perso il diritto a rimanerne sorpresi. E se si vorrà trovarne l’origine non sarà difficile individuare chi si è macchiato di crimini che nemmeno la divinità più clemente ha coraggio di perdonare.
Se Hitler non era la Germania, il signor Beniamino non è Israele, ma la gente comune non ha tempo per cibarsi di sottiglienze filosofiche o di sfumature ideologiche.
E la colpa – agli occhi del bambino palestinese – è semplicemente di chi sta dall’altra parte, di chi non è bersaglio dei missili, di chi non soffre la fame, di chi muore dissanguato…
E il bambino, privo di un domani e depredato del suo ieri, penserà che oggi il suo sacrificio potrà restituire la dignità e interrompere la sofferenza, magari passandola di mano a chi prima si divertiva a spargere dolore con la nonchalance di chi si spruzza il deodorante sotto le ascelle.