“La vecchiaia è la sede della sapienza della vita, doniamola ai giovani, come il buon vino che con gli anni diventa più buono”
Papa Francesco
Bella frase ma, come altri messaggi anche molto più importanti (come quelli settimanali sull’assurdità delle guerre) della saggia persona che è il Papa, completamente inascoltato. I giovani oggi tutto fanno meno che avvalersi della “sapienza” delle persone anziane.
Purtroppo, i vecchi sono, salvo qualche rara eccezione, accantonati in un drammatico isolamento che li prepara malamente alla morte. Solo raramente – nella famiglia “allargata” a quelle dei figli – i nipoti accettano volentieri la presenza saltuaria dei nonni e, a volte, attingono pure suggerimenti frutto della loro esperienza. Sono casi molto rari e io, per fortuna, faccio parte di questa sparuta parte. I miei 4 nipoti hanno un meraviglioso rapporto con mia moglie e me che sembra quello dei tempi passati.
Mi ha colpito un articolo di qualche tempo fa di Davide Schiavon del quale mi piace riportare questo pezzo: “Ne Il deserto dei tartari Dino Buzzati – che come pochi ha narrato, anche da cronista, la solitudine – scriveva: ‘Difficile credere in una cosa quando si è soli, e non se ne può’ parlare con alcuno. […] Se uno soffre, gli altri per questo non sentono male, anche se l’amore è grande, e questo provoca la solitudine della vita’.
Torna alla mente questo passaggio rileggendo una notizia dei giorni scorsi che ha colpito anche la stampa internazionale. Una donna di 70 anni è morta a Como, in casa sua. Fino a qui non ci sarebbe neanche la notizia. Il dato devastante è che la donna era morta da due anni, ed era rimasta in casa seduta su una sedia per tutto quel tempo, senza che nessuno se ne accorgesse. Senza ricevere una telefonata, un messaggio, una visita. Senza suscitare pensieri.”
Anche Valentina Arcovio qualche giorno fa ha scritto questo sulla “solitudine degli anziani” riferendosi a delle ricerche fatte dall’Università di Glascow e di Amsterdam:
“La solitudine potrebbe avere un effetto negativo sulla salute fisica e mentale degli anziani. Lo evidenzia uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Glasgow e dell’University Medical Center di Amsterdam, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Healthy Longevity.
I ricercatori hanno analizzato i risultati di oltre 130 lavori precedenti per valutare la solitudine e l’impatto che può avere sulle persone che sono avanti con gli anni. Stando a quanto emerge dall’indagine, l’assenza di compagnia può essere associata a un incremento di condizioni come fragilità fisica, depressione e declino cognitivo.
Dalla perdita di peso alla diminuzione della forza muscolare, gli effetti della solitudine “Negli ultimi anni specialmente a seguito della pandemia di Covid-19, si presta maggiore attenzione ai potenziali effetti dannosi della solitudine e dell’isolamento sociale sulla salute degli anziani”, sottolinea Emiel Hoogendijk, epidemiologo dell’Amsterdam Public Health.
“Il nostro lavoro conferma che la solitudine ha conseguenze negative per il benessere delle persone in avanti con gli anni”, aggiunge. “La fragilità si riferisce a molte forme diverse di deterioramento fisico, come perdita di peso, ridotta velocità di camminata e diminuzione della forza muscolare”, afferma Peter Hanlon, ricercatore della University of Glasgow. “Tutti problemi che possono avere un effetto, ad esempio, sulla probabilità di cadere”, aggiunge. La solitudine è dannosa quanto fumare 15 sigarette al giorno”.
Un altro studio Istat (“Gli anziani e la loro domanda sociale e sanitaria. Rapporto Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana”), condotto su una platea nazionale evidenzia, in effetti, che su una popolazione di riferimento di circa 6,9 milioni di over 75, oltre 2,7 milioni di individui presentano gravi difficoltà motorie e compromissioni dell’autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona. Tra questi 1,2 mln non possono contare su un aiuto adeguato (come quello che potrebbe offrire un caregiver familiare).
E’ proprio vero e io ne sono la prova, mi sono salvato fin qui dalla solitudine tanto dannosa e da tutti i guai ad essa connessi solo grazie all’ aiuto familiare: in primo luogo mia moglie e poi tutta la “famiglia allargata” – le mie due figlie con le loro rispettive famiglie -.
La frequenza, seppur saltuaria, dei miei quattro nipoti è stata fondamentale nel periodo del covid: per frequenza intendo anche solo salutarci dalla finestra. Determinante è stato pure il fatto di parlare con me di tutto, anche dei problemi scolastici e della loro vita in genere, scontrandoci a volte con le nostre diverse opinioni.
Mantenermi aggiornato sulle novità e soprattutto sentirmi ancora importante quando dò loro qualche utile consiglio. Quanto mi gratifica essere a tavola in dieci e partecipare ai discorsi della tavolata come uno del gruppo, non come ospite, non come la persona sopportata che partecipa fisicamente ma non è integrata nel gruppo. Sono proprio fortunato, non tutti hanno vicini con il loro affetto i figli e le loro famiglie.
Viva le famiglie allargate che danno la possibilità ai vecchi di godersi la gioia di vivere il tempo finale con i nipoti!