Una vecchia pubblicità di un indimenticabile liquore prodotto a Trieste faceva esclamare ad uno dei personaggi sullo schermo la storica frase “Il signore sì che se ne intende”.
Quando si è sentito parlare di generose “elargizioni” di denaro recapitate in plichi rigorosamente sigillati con tecniche evolute, si è subito pensato alla sceneggiatura di una serie di telefilm sui “narcos”. E si sbagliava.
Il set è tutto romano, ovattato come si addice ai top manager pubblici e privati. Un jet-set per chi ama i calambour…
L’accuratissima preparazione della mazzetta è la incontrovertibile dimostrazione che i protagonisti delle ripetute e reiterate operazioni sono veri professionisti della consegna e delle successive fasi della logistica della corruzione. La notizia che la vicenda non si ambienta nella fumosa atmosfera di qualche cartello della droga spiazza i presunti esperti del genere “crime” e gratifica gli informatici che iniquamente sono stati nel tempo considerati meno vivaci e intraprendenti. Si può essere “prendenti” anche se si passano le giornate tra computer e server, addirittura tra quelli noiosissimi dell’Anagrafe Tributaria…
Non divaghiamo e torniamo al “packaging”.
Sappiamo che il confezionamento sottovuoto è un efficace sistema molto semplice che consiste nell’eliminazione dal contenitore di tutta l’aria presente o soltanto di alcuni gas che – come l’ossigeno – provocano la naturale ossidazione del contenuto. E’ un dispositivo compatto e di sobrio design che – a legger i fatti di cronaca – non può mancare sulla scrivania di un megadirigente galattico perché coadiuva la compensazione delle carenze progettuali o qualitative delle forniture oppure offre supporto nelle pratiche relazionali con i committenti o con chi si spera diventi cliente.
Lo specifico “device” – da tempo disponibile anche in versioni domestiche indispensabile per la “paghetta” da dare ai figlioli così da evitare che la spendano tutta subito – protegge le banconote da possibili contaminazioni o modifiche chimiche, microbiologiche, fisiche, strutturali e sensoriali (il successivo frusciare che tanto intenerisce certi soggetti), permettendo di sotterrare l’involto nel giardino senza che questo finisca miseramente con il degradarsi.
La busta in plastica ha vantaggi anche di carattere igienico soprattutto quando, come spesso accade, il percipiente non ha tasche capienti ed è costretto a infilare nelle mutande il pacco, agendo spesso anche con vanagloriose intenzioni di mostrare una maggiore virilità a chi nota il curioso gonfiore.
Chi è a caccia di opportunità di business tenga conto che varrebbe la pena cimentarsi nella produzione e vendita di appositi slip e boxer “Siffredi Style” che probabilmente avrebbero successo mercato tra funzionari commerciali e dirigenti accondiscendenti a pagamento…
E così all’aspirazione di essere più ricchi e sempre più ricchi si affianca quindi l’aspirazione dell’aria dal pacchetto, operazione che permette di ridurne sensibilmente lo spessore e conseguentemente l’ingombro. Chi tiene tutto in ordine e magari non ha spazio sufficiente per accumulare le cose di prima necessità apprezza questi dettagli e – è il caso di dirlo – “ne fa tesoro”.
Nelle tante lezioni che si vorrebbero impartire ai figli perché crescano migliori e sappiano dare il meglio di loro stessi, questa la mettiamo in “tecnologia” o in “scienze”? In “educazione civica” no di certo.