Lo scontro armato che sta arando la Terrasanta e dintorni sta evolvendo inesorabilmente secondo le previsioni di chi di certe situazioni ha conoscenza diretta e non le ha apprese studiando su “Strano ma vero” della Settimana Enigmistica come molti sedicenti esperti vantano orgogliosi nel proprio curriculum.
Marco Mancini, intervistato dal quotidiano Il Tempo il 3 Ottobre, parlò di una serie di attentati pianificati per colpire Israele, di cui quello di Jaffa era solo un antipasto. Elencò tra gli obiettivi l’aeroporto di Ben Gurion, due stazioni ferroviarie e l’abitazione di Bibi Netanyahu.
Purtroppo per tutti, Mancini è stato silurato per l’improvvido incontro con un inutile Matteo Renzi e l’intelligence ha perso un profondo conoscitore che in quell’area ha mantenuto fonti informative di raro pregio. Ma Mancini è persona che sorride, che veste o vestiva con mise che non passano inosservate, che per senso delle Istituzioni ha pagato anche un conto che non era il suo provando persino il brivido di esser detenuto per un lungo periodo. Chi lo ricorda per la vicenda di Abu Omar o per le chiacchiere all’Autogrill, forse farebbe bene a leggere quel che il “famigerato” 007 ha scritto o narrato negli ultimi tempi. Potrebbe essere un’occasione per sentire un’altra voce rispetto quel che raccontano i Superman del sentito dire…
Tralasciando pronostici più o meno probabili a tradursi in realtà, si deve prendere atto che il conflitto sta risvegliando la vera natura di Hamas e Hezbollah, un riavvio di ordinaria operatività che non tranquillizza certo chi ha ben chiara la capacità offensiva delle organizzazioni terroristiche.
Se – come detto e ripetuto più volte – le due formazioni non sono forze armate, ma sodalizi a geometria variabile e in grado di agire anche con singoli potenziali “martiri”, si è costretti a prendere atto che la guerra contro di loro (pagata con il sangue di gente colpevole solo di vivere in quell’area geografica) non ha risolto né risolverà nulla.
Il drone che si è conficcato nella casa di Benjamin Netanyahu in quel di Caesarea – nel bel mezzo di Israele – fortunatamente non ha fatto vittime perché il padrone di casa e sua moglie erano altrove, ma i danni sembrano esser stati più seri di quanto i comunicati ufficiali abbiano voluto far sapere.
Il fatto che un “oggetto volante non meglio identificato” sia giunto a bersaglio a parecchi chilometri dai confini è indizio di possibilità di colpire ovunque. Ed è proprio quel terribile “ovunque” a spaventare.
I terroristi non hanno nulla da perdere e una missione kamikaze può prender forma in qualunque angolo del mondo, consacrando l’asimmetria di certi duelli, randomizzando il bersaglio, aspergendo la paura sull’intero pianeta.
La guerra è una cosa. La guerra al terrorismo un’altra. Dimenticarsene espone a rischi enormi e lo spettro di attentati aleggia anche distante dal Medio Oriente.