L’ECRI raccomanda che gli esponenti di rilievo pubblico, compresi i funzionari di alto livello ed i politici di tutti gli schieramenti, siano fortemente incoraggiati ad assumere una posizione tempestiva, risoluta e pubblica contro le espressioni fobiche che incitino all’odio razziale o contro le persone LGBTI ed a reagire a queste con comunicazioni in modo netto, contro ogni forma razzista e fobica, nonché a promuovere la comprensione tra le comunità, anche esprimendo solidarietà a coloro che sono bersaglio dell’odio razziale in senso lato.
Gli organi elettivi ed i partiti politici dovrebbero adottare codici di condotta appropriati che vietino l’uso nei loro discorsi degli incitamenti all’odio. Dovrebbero invitare i loro membri e follower ad astenersi dal farli propri, appoggiarli o diffonderli e prevedere sanzioni in tal senso.
Molti interlocutori incontrati dalla delegazione ECRI durante la visita in Italia erano profondamente preoccupati per le narrazioni politiche convenzionali che promuovono una cultura di esclusione più che di integrazione ed inclusione dei migranti. T
ra gli esempi di tali discorsi politici e pubblici non solo vi sono commenti negativi sulla presenza di rifugiati, richiedenti asilo e altri migranti, ma anche attacchi verbali nei confronti di esponenti della società civile che forniscono sostegno ai migranti e critiche indebite volte a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono su casi legati all’immigrazione. Gli attacchi di questi giorni alla Magistratura ne sono un chiaro esempio.
Secondo l’ECRI, l’atmosfera creata dalle affermazioni dei politici e dalle varie dichiarazioni pubbliche sul tema della migrazione crea seri ostacoli all’effettiva integrazione ed inclusione dei migranti, mette in pericolo le attività delle organizzazioni non governative che forniscono sostegno ai migranti e mina l’indipendenza della magistratura quando si occupa di casi di immigrazione.
Le autorità non raccolgono dati adeguatamente disaggregati sulle attività di fermo e di controllo delle Forze dell’Ordine, né sembrano essere consapevoli dell’entità del problema, non considerano la profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale.
La profilazione razziale ha effetti notevolmente negativi, in quanto genera un senso di umiliazione ed ingiustizia nei i gruppi coinvolti provocando alienazione. È inoltre dannosa per la sicurezza generale in quanto diminuisce la fiducia nelle Forze di Polizia e contribuisce a non denunciare i reati. I funzionari delle Forze dell’Ordine dovrebbero essere sensibilizzati sulle pratiche che possano potenzialmente condurre alla profilazione razziale con effetti nocivi sulla fiducia dei cittadini nei loro confronti.
L’ECRI raccomanda alle autorità di finalizzare ed adottare tempestivamente un Piano d’azione nazionale contro il razzismo che dovrebbe includere, per ogni obiettivo e per ogni misura, indicatori chiari e misurabili con cui valutarne il successo, raccomandando alle autorità di introdurre una legislazione a contrasto dell’incitamento all’odio ed ai crimini che includano il razzismo e l’intolleranza.
In particolare la legislazione penale dovrebbe considerare i motivi di comportamento discriminatorio legati a colore della pelle, lingua, orientamento sessuale, identità di genere e caratteristiche sessuali quali circostanze aggravanti nella determinazione di pene adeguate.
Come si evince, nulla di scandaloso, un semplice quadro con luci e troppi momenti foschi, non certo esente da critiche verso il diffuso razzismo e antisemitismo. Richieste di iniziative che dovrebbero avere un seguito, tutto ben strumentalizzato affinché alcuni politici possano continuare ad inneggiare al vittimismo.