Federico Rampini è un giornalista italiano, naturalizzato statunitense, molto noto per aver lavorato sia per testate italiane, sia come corrispondente dall’estero (Cina, USA, Belgio).
Già il titolo fa comprendere il pensiero dell’autore che vuole evidenziare e stigmatizzare il ruolo fondamentale dell’Occidente nello sviluppo delle civiltà. Sviluppo non confinato a quella occidentale; l’Occidente ha dato una spinta propulsiva fondamentale; ha avuto il merito di diffondere il progresso, nel corso dei secoli, in tutto il mondo.
Da questa constatazione il “Grazie occidente” è un grazie che nessuno porge, anzi vengono evidenziati solo gli innegabili errori compiuti nei secoli, anche e soprattutto quelli derivanti dalle conquiste coloniali. Si è sviluppata una ideologia antioccidentale che non tiene in considerazione quanto i progressi, in ogni campo, siano derivati dalle conoscenze acquisite dal mondo occidentale.
Le evoluzioni in ogni settore dall’agricoltura, alla scienza, alla medicina, ai vaccini, alla sanità, alla tecnologia sono frutto delle scoperte e dei progressi del pensiero occidentale. Se la terra è in grado di sfamare e nutrire un sempre maggiore numero di persone è grazie alle innovazioni in campo agricolo; ogni ettaro è sempre maggiormente produttivo con buona pace delle teorie, all’epoca credibili, del malthusianesimo. La scoperta dei vaccini, degli antibiotici, i progressi nei vari campi della medicina hanno permesso all’uomo di migliorare la qualità della vita, incrementare le aspettative di vita media, di curare malattie un tempo letali. Questo è stato possibile in virtù degli studi e della ricerca nell’Occidente.
Tutto nasce dalla prima rivoluzione industriale che ha liberato l’uomo da una serie di lavori faticosi devolvendoli alle macchine. Le successive rivoluzioni industriali sono state generate dalle scoperte e dalle innovazioni occidentali, introdotte a totale beneficio di tutta l’umanità in termini qualitativi e quantitativi. Nel campo politico la diffusione delle idee liberali e democratiche ha raggiunto molte parti del mondo generando benefici laddove sono state adottate.
Molto è stato fatto nel campo dei diritti umani e dell’uguaglianza. In sostanza uno sviluppo sociale ed economico a tutto tondo. Non si parla di superiorità della civiltà occidentale ma di una serie di componenti sociali, culturali, religiose, tecniche, di ricerca che hanno consentito all’Occidente di svilupparsi in modo veloce e progressivo, esportando poi i risultati di quanto ottenuto. Certamente nel periodo del colonialismo e dello schiavismo vi sono state ombre ma la grande espansione dei paesi, all’epoca arretrati, non vi sarebbe stata senza l’intervento dell’Occidente.
In un capitolo riporta i “successi” dell’Occidente interrogando varie fonti di Intelligenza artificiale in numerosi campi: dalla medicina, ai trasporti, all’alimentazione ed altro. L’Occidente è ora entrato in contrasto sia politicamente, sia economicamente con la Cina e con la Russia e non si sa come potrà evolversi questo scontro epocale.
L’autore si chiede perché l’Occidente abbia oggi una lunga serie di sensi di colpa, si autoflagelli, non riconoscendo i meriti inoppugnabili forniti al genere umano, riscontrabili nella storia. Una sorta di rinuncia ad evidenziare i meriti, mettendo in risalto solo demeriti che, inevitabilmente esistono. Rampini vive negli Stati Uniti per cui dedica ampio spazio alle problematiche di oltreatlantico, con particolare riguardo ai rapporti tra popolazione bianca e di colore.
Gli USA sono il nostro occidente; sono nati e si sono sviluppati grazie all’immigrazione europea. Europa, indiscutibile culla della civiltà sin dai tempi dell’antica Grecia, ora sembra ripiegarsi su sé stessa. Molto della autocommiserazione della cultura occidentale deriva, a suo parere, dalla diffusione della cultura “woke” che egli definisce così: “chi è woke ritiene di essersi risvegliato dall’ignoranza, di avere aperto gli occhi davanti alla orribile realtà del razzismo sistemico, che rende falsa e ipocrita la democrazia statunitense”.
Un libro scritto con linguaggio chiaro, comprensibile, non arroccato su roboanti prolissità, che sprona l’Occidente ad avere fiducia in sé stesso al fine di continuare a migliorarsi come ha fatto nei secoli passati.