I nostri vecchi amavano ripetere il proverbio “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io…”, una perla di saggezza popolare che in questi giorni rimbomba nel tetro scenario del “dossieraggio”.
Il tradimento di una persona fidata non è un ossimoro, ma una cocente constatazione che assilla chi in queste ore scopre di esser stato pugnalato più di Cesare dall’amato Bruto.
Situazioni di questa natura toccano in sorte anche ai più inossidabili protagonisti del nostro ammaccato Paese e il loro sbigottimento dovrebbe forse non limitarsi a contrite espressioni facciali, ma indurre a qualche riflessione più profonda.
Si ama circondarsi di persone meno capaci per poterle sovrastare o capaci di fare quel che altri non oserebbero, se ne sopportano i difetti e i sospetti fino a riuscire a non vederne più traccia, si auspica la loro riconoscenza dimenticando che questa viene calpestata non appena il destinatario di “spinte” e favori raggiunge l’obiettivo.
Si sente parlare sovente di sindrome del beneficato rancoroso e questo potrebbe esserne una dimostrazione da manuale.
La lezione toccata in sorte a Ignazio La Russa credo sia esemplare e ho timore che sia solo un primo assaggio di quello che si prospetta essere un affollatissimo Orto di Getsemani, zeppo di Giuda che non troveranno spazio in Vangeli apocrifi ma soltanto nei titoli dei quotidiani.
Il valzer sul calendario, danzato per dare una spiegazione alla curiosa strettissima connessione temporale tra il presunto stupro di cui è accusato il giovanotto di casa La Russa e l’avvio del rastrellamento di altre informazioni sull’intera famiglia, evidenzia un clima di tensione fin troppo ragionevole. Se il presidente del Senato esige di sapere chi sia il committente e l’innesco di tanto interessamento, è comprensibile la consapevolezza di non potersi più fidare di nessuno e di temere che possa essere un “fedelissimo” a sferrare un ipotetico futuro colpo ferale.
Il novello Conte Ugolino, prima guelfo e poi ghibellino, ha un curriculum di grande pregio. Da venditore di stampanti Bull all’inizio degli anni 90 è arrivato a ruoli di spicco dimostrando una straordinaria versatilità.
Prima Retail Automation Manager in Shell, poi Consigliere di Amministrazione di Corep SpA, quindi Sales Manager di Compaq, Direttore Vendite Corporate di Vodafone per il Nord Est dell’Italia, Consigliere di Amministrazione di Postecom S.p.A., Direttore centrale marketing e sviluppo business di Poste Italiane, e dopo Direttore Centrale Organizzazione e Personale, Patrimonio e Sistemi Informativi della Regione Lombardia, Consigliere di Amministrazione di SOGEI, direttore generale di Fiera Milano, Vice President for Strategy della European Major Exhibition Centres Association (EMECA), Consigliere di Amministrazione di TAS Group, Consigliere di Amministrazione di Polifin SpA, Amministratore delegato di Roma Convention Group SpA, Amministratore delegato di EUR SpA, Presidente del Comitato Bergamo Brescia 2023, attualmente componente della Giunta di ASSONIME, membro del CdA della Bocconi e Presidente della Fondazione Fiera Milano.
Prima che qualcuno pensi che io stesso mi dedichi al dossieraggio, è bene che si sappia che tutte queste sono informazioni pubbliche e facilmente consultabili sul profilo Linkedin dell’interessato…
Proprio quella pagina online aiuta a conoscere meglio l’ex amico fidatissimo di La Russa.
Tre frasi della sintetica presentazione autografa sul social network professionale aiutano a comprendere la sua filosofia di vita. “Ma il mondo cambia in fretta. L’esperienza aiuta e non sempre è sufficiente. Servono nuove idee, anche fuori dagli schemi”.
Alla luce di quel che emerso tutto gli si può dire meno che non sia coerente. E quando cita Annibale scrivendo “O troveremo una strada o ne costruiremo una” dimostra di esser capace di portare persino gli elefanti al di là delle Alpi. In termini di affidabilità la seconda carica dello Stato sembra non esser disposto a dare all’ “amico di vecchia data” una votazione “cum laude”.
Peccato che sia tardi per dare pagelle…