Il parlamento israeliano ha approvato due progetti di legge che vietano all’United Nations Relief and Works Agency for Palestinian Refugees (UNRWA) di operare sul territorio palestinese e nelle aree sotto il controllo israeliano. Queste norme, approvate lunedì 28 ottobre a larga maggioranza, potrebbero compromettere ulteriormente il già fragile processo di distribuzione degli aiuti in un momento in cui la crisi umanitaria a Gaza sta peggiorando. Israele è sotto pressione sia a livello nazionale che internazionale per facilitare l’invio di aiuti umanitari, ma non sembra che ciò possa modificare i piani del popolo di David.
Allontanare l’UNRWA da cio’ che resta della Palestina e aree contermini, significa senza dubbio eliminare uno dei testimoni piu’ scomodi del conflitto israelo-palestinese. In ordine ai testimoni, corre l’obbligo di ricordare ciò che è accaduto dal 7 ottobre dello scorso anno: sono stati uccisi 304 operatori umanitari e almeno 180 giornalisti, la maggioranza dei quali caduta sotto i colpi dei cecchini dell’IDF come ampiamente documentato e oltre 100 medici palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri di massima sicurezza.
In parallelo, il governo israeliano sta valutando una proposta della Global Delivery Company (GDC), una società privata di sicurezza e logistica, per creare aree sicure biometricamente controllate a Gaza. Queste “bolle umanitarie” sarebbero zone protette in cui gli aiuti potrebbero essere consegnati in sicurezza, garantendo che solo i residenti verificati abbiano accesso alle risorse. Il sistema di identificazione biometrica proposto mira a prevenire l’accesso di individui non autorizzati, come i membri di Hamas, evitando che il sistema di distribuzione degli aiuti venga sfruttato dai terroristi.
Secondo la proposta, i palestinesi sotto il controllo della GDC verrebbero collocati in nuovi compound, dotati di servizi di base, ma con restrizioni che di fatto appaiono come un nuovo modello di prigione.
La GDC, guidata dall’imprenditore israelo-americano Moti Kahana, ha già esperienza nell’operare in aree di conflitto come Afghanistan, Iraq e Ucraina. La compagnia impiega ex membri di unità militari d’élite provenienti dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e dalle forze curde, incaricati di proteggere i convogli umanitari e garantire la sicurezza di personale e forniture. L’obiettivo dichiarato è anche prevenire il furto di aiuti da parte di gruppi criminali o fazioni armate, nonché evitare l’imposizione di tasse illegali sui beneficiari.
Questo progetto è stato anche illustrato da David Petraeus, notissima figura nel mondo dell’intelligence militare e non solo, il quale in una intervista pubblica visibile su Al Jazeera TV dichiara di voler aiutare i palestinesi a liberarsi dall’influenza nefasta di Al Qaeda.
Ma Al Qaeda non sembrerebbe avere avuto un grosso impatto sul popolo palestinese; tuttavia, rievocando il famigerato gruppo terroristico che ha inflitto perdite clamorose agli americani, il Generale Petraeus forse spera nella captatio benevolentiae degli americani and beyond.
Il giovane giornalista Lorenzo Poli, in un articolo apparso sul sito InfoPal, narra la nascita e l’evoluzione del terrorismo sionista – Haganah e Irgun – chiarendo anche in modo efficace il concetto di terrorismo islamico e la resistenza laica o religiosa palestinese, prendendo spunto dallo storico israeliano Ilan Pappe autore del libro “La pulizia etnica della Palestina”. Come spiega chiaramente Poli, sul terrorismo genericamente definito islamico vi è molta confusione. Tuttavia, appare evidente come AlQaeda e costellazioni successive non abbiano avuto un ruolo nella questione israelo-palestinese, ormai dilagato anche in Libano.
Potremmo invece verificare e valutare il sostegno concreto ricevuto dal governo israeliano in ordine ad armamenti, consiglieri militari, aerei da guerra e relativo personale di volo da parte di UK e USA.
Questo quadro complesso evidenzia le vere intenzioni del governo israeliano, che si allontanano dai principi degli accordi internazionali sottoscritti nel secolo scorso e le successive modifiche.
Personalmente credo che il governo d’Israele attraverso la rappresaglia verso i territori palestinesi e l’occupazione delle aeree a contermini, stia realizzando in quella area strategica del Medio Oriente un sogno in parte non suo: un sogno americano.