Il famosissimo storico Alessandro Barbero ha pubblicato, e sta pubblicando, per il Corriere della Sera alcuni testi divulgativi ma non certo privi di rigore scientifico, atteso lo spessore dell’Autore. Il sottotitolo “Crociate e Jihad” lascia ben intendere la ratio del contenuto, ovvero quando le guerre divengono “benedette” od addirittura “sante”.
L’analisi si dipana lungo un percorso di pensiero, non di cronologia di date; gli eventi vengono lasciati quasi in un sottofondo mentre in primo piano vi sono le fondamenta delle motivazioni ed i giudizi di molti personaggi di ambedue i fronti, coevi alle Crociate e non.
Le Crociate furono molte ma le più importanti, ricorda l’autore, furono la prima e la terza. La prima venne indetta da Papa Urbano II nel 1095 quando i cristiani vennero invitati ad andare in Terrasanta, sotto la guida dei loro prìncipi, per liberare i luoghi santi dai mussulmani.
Per certi aspetti era un pellegrinaggio, considerando che partirono persone di ogni ceto sociale e di ogni età, armate e non. Non pochi perirono durante il lungo il viaggio, anche di stenti. Dopo la caduta di Gerusalemme, nel 1099, seguirono due secoli di Crociate; i mussulmani si impegnarono per riprendere i territori perduti. Riconquistarono definitivamente Gerusalemme nel 1187 con il Saladino e solo nel 1291 l’ultimo porto in mano ai cristiani, San Giovanni d’Acri.
Cosa furono le Crociate? Gli storici concordano nel definirle il primo momento del colonialismo europeo; gli europei cercarono di acquisire stabilmente territori fuori dell’Europa occidentale per radicare la propria aristocrazia al fine di sfruttare i vantaggi offerti dalle risorse locali. A fianco delle battaglie fiorirono i commerci.
Il periodo delle Crociate fu quello del maggior fulgore e potere dei Papi che vennero riconosciuti come suprema autorità politica e morale in Occidente. Re ed Imperatori, seppur con una certa riluttanza, erano disposti ad ubbidire. Difatti Re, Imperatori, cadetti dell’aristocrazia europea partirono per liberare e poi difendere la Terrasanta.
I cadetti dell’aristocrazia parteciparono per trovare un territorio da dominare, per brama di potere, atteso che i vari principati e feudi non potevano essere divisi per evitare la parcellizzazione.
Tra i più famosi regnanti presero parte Luigi IX, conosciuto come San Luigi dei francesi, Federico II, Riccardo Cuor di Leone. Degli stessi e di altri vengono forniti elementi poco conosciuti dai non studiosi della materia. Le guerre iniziarono ad ammantarsi di un alone di “santità”, un dovere per difendere il cristianesimo dagli infedeli.
Il primo a porsi il problema della liceità delle guerre fu Sant’Agostino (354-430), Vescovo di Ippona, il quale partendo da: “Non si può pensare che piaccia a Dio chi presta servizio militare e porta le armi”, approdò con l’affermare: “In certi casi è necessario, si fa la guerra per raggiungere la pace” ed anche: “talvolta è necessario che i buoni facciano la guerra contro i violenti, per comando di Dio e del governo legittimo al fine di mantenere l’ordine”.
Già prima del Medio Evo correnti di pensiero giustificavano i conflitti che, con le Crociate assunsero il ruolo di liberazione della Terrasanta. Liberazione che comportava una serie di benefici in termini di remissione dei peccati. Oltre alle Crociate conto i mussulmani, il papato promosse Crociate all’interno dell’Occidente, contro varie eresie che si stavano diffondendo nell’intento di screditare il potere e l’autorità del Pontefice.
Mai Crociate furono indette contro il popolo ebraico. In Terrasanta si costituì un ordine monastico di guerrieri, quello dei Templari, che ebbero il beneplacito di uno dei più influenti e famosi teologi del tempo: San Bernardo di Chiaravalle.
Nel campo mussulmano si riscoprì il Jihad, termine inserito in un’espressione più ampia che significa “combattere sulla via di Dio”, benché la radice della parola sia incardinata nello sforzarsi, nel dare tutto sé stesso.
I combattenti per la guerra santa sono i mujahiddin, coloro che compiono il Jihad. Sia i crociati, sia i mujahiddin guerreggiavano “sulla via di Dio”, ognuno per il proprio Dio e la propria fede. Nel testo vi è un approfondimento del significato di Jihad nelle varie Sure coraniche.
Alcune pagine sono dedicate al modo in cui l’Impero d’Oriente, denominato bizantino, vedeva le Crociate e ne subì il passaggio per molti decenni. Ad oriente si parlava greco e lo stesso rito cristiano era greco, diverso da quello romano.
L’autore affida i giudizi ad una intellettuale, Anna Comnena, figlia dell’Imperatore Alessio Comneno. Uno spaccato a tutto tondo delle Crociate viste da tre punti: cristiano, mussulmano e bizantino.