Il nostro ordinamento definisce il concetto di “protezione civile”, intesa come l’attività di predisposizione dei servizi finalizzati a garantire il soccorso e l’assistenza alle popolazioni in caso di emergenza e, al verificarsi di calamità, il coordinamento degli interventi delle amministrazioni dello Stato, delle Regioni e degli Enti pubblici territoriali e istituzionali. Viene inoltre precisata la nozione di calamità naturale o catastrofe: “l’insorgenza di situazioni che comportino grave danno e pericolo di danno all’incolumità delle persone e dei beni, e che per la loro natura ed estensione debbano essere fronteggiate con interventi tecnici straordinari”.
Trento il 3 febbraio scorso è stata nominata dal Presidente Mattarella “Città Capitale europea e italiana del Volontariato 2024”. Ecco come ha iniziato il suo discorso ufficiale di nomina:
“Oggi Trento si vede riconosciuta come grande potenza della solidarietà, valore che sta alla base del volontariato; che è risorsa tra le più preziose di una società. Per nostra fortuna, l’Italia è ricca di volontari e di associazioni che raccolgono e organizzano queste energie civili. Volontari che portano sollievo negli ospedali. Volontari che danno forza alla protezione civile; che si occupano di sicurezza ambientale; che custodiscono e valorizzano il patrimonio culturale.”
Sembra che il nostro Paese in merito al volontariato non si ponga in Europa in una buona posizione nella classifica Eurostat, ma forse si riferisce, nel considerare il numero di coloro che lo praticano, a quelli figuranti (iscritti) nelle associazioni che operano in questo campo. Perché quando c’è stato bisogno mi sembra che corrono in molti, veramente tanti. Io ne posso parlare perché pur non essendo iscritto ad alcuna organizzazione assistenziale, ho praticato il volontariato tutta la vita. In questo “pezzo” voglio proprio raccontare quello fatto nel praticarlo e che ho visto fare a tante persone accanto a me.
Ovviamente, essendo un cattolico praticante, per il volontariato da me fatto e che faccio tutt’ora (in maniera molto ridotta vista l’età) mi appoggio normalmente alla Parrocchia e alla Caritas, qualche volta anche all’Avis per la raccolta del sangue. Fino a una sessantina di anni sono stato pure “donatore”, poi ne ho organizzato e seguito la raccolta in Parrocchia, l’anno scorso per l’età ho passato le consegne ad un amico molto più giovane. Per diversi anni ho servito alle mense della Caritas a Roma.
Un’altra attività che mi ha occupato e mi occupa tutt’ora da diversi anni a Roma tramite la Caritas è quella della raccolta di cibo per fare i pacchi per le famiglie bisognose del quartiere. Assieme agli altri volontari della Parrocchia lo facciamo in due modi:
– in giornate preannunciate a turno ci poniamo alle entrate dei supermercati per raccogliere all’uscita della gente ciò che vogliono lasciare di cibo per rifornire il deposito parrocchiale;
– costantemente quasi tutti i parrocchiani, quando fanno la spesa, pensano ad acquistare qualcosa (in particolare ciò che il Parroco dice che gli manca) da portare in Parrocchia per permettere una continua preparazione di pacchi da consegnare alle famiglie povere del quartiere una volta al mese.
Fin qui ho raccontato in cosa consiste l’attività personale in questo settore, ora voglio affrontare l’argomento “volontariato” in termini generali.
Questo tipo di attività assistenziale è personale, spontanea e gratuita e si riconosce da questi requisiti: si svolge nei più svariati settori, all’interno di organizzazioni con obiettivi di carattere sociale, civile e culturale, ma anche a livello personale da individui privi di egoismo. Alcuni miei amici e conoscenti partecipano ad associazioni per la difesa degli animali, per collaborare alle case famiglia di zona e c’è chi si dedica ai piccoli malati negli ospedali; altri, come facevo io, vanno a servire alle mense della Caritas. Da notare che tutti questi tipi di volontariato si distinguono dalle semplici “donazioni” in denaro che servono solo per alleggerirsi la coscienza. Dedicare parte del nostro tempo, ormai sempre più prezioso e raro in questo mondo frenetico, a qualche iniziativa che secondo il nostro personale ed insindacabile giudizio lo merita più di altre, permette di rallentare le nostre vite, di fermarsi per ascoltare i bisogni degli altri e di donare il nostro tempo, le nostre giornate a favore di chi ne ha più bisogno, di essere altruisti e non pensare solo a noi stessi almeno per qualche ora. Non è cosa facile ma, una volta spalancata quella porta non si torna più indietro perché l’arricchimento personale che ne deriva diventa vitale come l’aria stessa che respiriamo. In realtà il mondo è molto più buono di quello che appare all’esterno, i buoni sono molti di più che i cattivi, solo che fanno meno notizia.
Voglio concludere con una bella frase di Madre Teresa di Calcutta che esprime il semplice concetto che è stato un po’ anche la “stella polare” che ha illuminato la mia vita:
“Non possiamo sempre fare grandi cose nella vita, ma possiamo fare piccole cose con grande amore”