Questo libro contiene gli scritti del Generale di Corpo d’Armata Alberto Li Gobbi (1914-2011) ed è curato dal figlio, il Generale di Divisione Antonio Li Gobbi (1954). Il Gen. Alberto Li Gobbi ebbe numerose decorazioni: una Medaglia d’Oro al Valor Militare, due Medaglie d’Argento al Valor Militare, due Medaglie di Bronzo al Valor Militare, tre Croci al Merito di Guerra nonché numerose onorificenze nazionali ed estere.
Il fratello, Aldo Li Gobbi (1918-1944), Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, il 31 marzo 1944 fu ferito in occasione di un incontro politico a Genova. Caduto nelle mani della Polizia fascista, morì il giorno dopo per le torture alle quali era stato sottoposto dalla Gestapo nel tentativo di estorcergli informazioni. Troppo lungo sarebbe enumerare gesta ed incarichi del Gen. Alberto Li Gobbi. Lo rimandiamo ai lettori che ne rimarranno meravigliati, come per le motivazioni delle decorazioni.
Ricordiamo che fu Addetto militare negli USA, ebbe prestigiosi incarichi alla NATO e la quarta stella per gli incarichi speciali. Al comando della Brigata Folgore ottenne la denominazione attuale e l’assegnazione del basco amaranto per i paracadutisti. Fu Ufficiale, partigiano, imprigionato, torturato, condannato a morte, evaso ma mai venne meno al giuramento di fedeltà allo Stato legittimo che sempre servì. Rischiò sempre tutto per i propri ideali senza pensare a “convenienza e tornaconto”.
Il libro si articola in quattro saggi. Il primo, che occupa l’80% del testo, è la tesi presentata alla fine del corso alla Scuola di Guerra, nel 1950, dal titolo “La guerra partigiana in Italia”. La guerra partigiana fu composita, convergevano componenti diverse per formazione e motivazioni. La Resistenza impegnò molto le forze tedesche che vennero sottratte al contrasto delle truppe alleate. Nel 1950 il Gen. Li Gobbi aveva a disposizione scarsa documentazione e moltissimo si basava sulla sua esperienza diretta sul campo.
Alberto Li Gobbi effettua un’analisi storica dei problemi dell’Italia e del suo popolo, assente sin dal Risorgimento. La stessa Resistenza nacque come manifestazione di libertà prima in forma clandestina, nel ventennio fascista, e poi si mutò in scontro armato dopo l’8 settembre.
L’autore esplora i non facili rapporti tra i gruppi spontanei e gli uomini dell’Esercito che cercavano di dare una razionale organizzazione. Militari e politici mal si integrarono per diversità operative e di vedute. Complesso fu amalgamare ed organizzare militari, quasi tutti non schierati politicamente, sbandati civili, attivisti ed attendisti. Alla fine, prevalsero i capi politici.
Tra le analisi ed intuizioni se ne riporta una di estrema lungimiranza ed attualità: “La guerriglia è un particolare inevitabile aspetto della guerra moderna e futura”. Vi sarebbero fronti esterni ed interni con truppe partigiane di segno contrario nelle retrovie di tutti i belligeranti.
Ancora afferma: “La guerriglia dà la misura della vitalità guerriera e politica di un popolo”. Il fenomeno della guerriglia essendo un aspetto della guerra moderna e futura non andava dimenticato ma tenuto vivo. Finito il mito romantico e garibaldino o dello “stellone” italico, si trattava di organizzare preventivamente la guerriglia.
Il guerrigliero non si improvvisa. Parole che anticipavano di qualche anno quanto poi realizzato con Gladio in Italia e Stay Behind in Europa. Valutazioni politiche lucide e coraggiose per un militare in considerazione del periodo in cui venne scritto ed il contesto della Scuola di Guerra.
Un giudizio obiettivo sulle azioni condotte, sui civili e sui militari; questi ultimi si trovarono ad affrontare situazioni e scelte molto diverse tra chi era al Nord e chi al Sud. Il popolo italiano, con il suo apporto alla guerriglia, si dimostrò vivo e vitale.
Il secondo saggio è il rapporto allo Stato Maggiore, datato 6 agosto 1944, dell’allora Capitano Li Gobbi. Alcuni chiarimenti, difatti, sono nelle note poiché conosciuti successivamente. Viene dettagliatamente descritta la sua attività dall’8 settembre. In convalescenza per ferite riportate in Russia, si attivò immediatamente in favore della Resistenza. Realizzò collegamenti con i Reparti, gli Alleati ed i gruppi partigiani che si andavano formando.
Nel terzo saggio ricorda l’attività svolta in favore della “Aliyat Bet” (1945-1947). Un ruolo svolto informalmente, a suo rischio e pericolo, in quanto era in convalescenza per le numerose ferite riportate. Era l’immigrazione clandestina di ebrei sopravvissuti alla Shoah verso la Palestina, sotto il mandato britannico. Migrazione vietata dai britannici, ancora presenti sul territorio italiano. L’Italia, come alleata, non avrebbe dovuto favorirla.
Il Gen. Li Gobbi si servì di una cooperativa partigiana di trasporto automobilistico. Gli ebrei provenienti dal Nord Europa erano in Veneto e da lì vennero portati per l’imbarco inizialmente in Liguria, poi in Puglia. Per tale attività, del tutto personale, nel 1992 venne decorato dal Primo Ministro israeliano per “essersi prodigato in favore dell’immigrazione clandestina in Israele”.
Il quarto scritto è la riproduzione di un articolo scritto su “Il Giornale Nuovo”, di Montanelli. Legato al grande giornalista da lontana amicizia, collaborò con la testata per lungo tempo. L’articolo ha il titolo “Quarant’anni dopo” ed invitava alla pacificazione tra coloro che quattro decenni prima si erano trovati a combattersi su opposti fronti.
Un libro pregno di ricordi di un Uomo ed Ufficiale, dove si evidenzia il ruolo attivo ed importante dei militari nella Resistenza, ruolo mai sufficientemente rimarcato e valorizzato. Scritto da leggere con attenzione e rispetto affinché l’Italia non perda la memoria della storia recente e del sacrificio degli eroi che ci hanno donato libertà e democrazia.