Renato Cartesio (1596-1650) fu un matematico e filosofo; tutti ricordiamo il piano cartesiano con gli assi delle X e delle Y. Fu il fondatore della filosofia e della matematica moderne. Razionalista, si ispirò alla certezza delle scienze matematiche. Sicuramente la sua più famosa locuzione latina è “cogito ergo sum”, penso dunque sono.
Con tale espressione Cartesio enunciò la certezza indubitabile che l’uomo ha di sé stesso in quanto soggetto capace di pensare. L’essersi spesi per ricordare il grande filosofo e matematico, non certo conosciuto solo da chi ha fatto studi filosofici, non vuol essere una digressione peregrina.
Molto spesso, diciamo troppo spesso, un numero esorbitante di persone travisa e muta il dettato cartesiano, lo adatta a proprio uso e consumo. Facciamo qualche esempio.
Ci sono individui i quali credono al principio “loquor ergo sum”, parlo dunque sono. Si tratta di coloro i quali parlano senza fine, per farli smettere quasi si deve ricorrere all’uso della forza. Occorre togliere l’audio al microfono o strapparglielo delle mani, pur con la necessaria gentilezza, oppure reiterare perentoriamente la richiesta di interrompere l’intervento.
A costoro piace “sentirsi parlare”, un modo per sentirsi realizzati, per superare frustrazioni, per dimostrare le proprie presunte capacità di eloquio, raccontare le proprie esperienze, anche fuori tema, e tanto altro che lasciamo definire meglio dagli psicologi.
Tra i tanti “ergo sum” fuori luogo da tempo se ne sta diffondendo uno sin troppo deleterio per l’umanità. Il “faccio un video ergo sum” sta dilagando a dismisura. Non si parla dei più che legittimi video ad uso personale da impiegare tra familiari ed eventuali amici.
Questi sono destinati ad un ambito ristretto senza finalità negative. Un numero esorbitante di video sta diventando sempre più invasivo, idiota ed a tratti criminale. Torniamo agli esempi concreti. Qualsiasi evento viene filmato prima di pensare a come poter limitare i possibili danni. Se si vede un ferito, un incendio, lo straripamento di un fiume od altro la prima cosa è filmare, non dare l’allarme o soccorrere chi ne ha bisogno estremo.
Prevalentemente tra i giovani, ma non solo, i video vengono realizzati con finalità di bullismo e ricatto.
A volte vi è una complicità iniziale tra partner per quanto riguarda i rapporti intimi. Per lo più tali video vengono poi utilizzati a fini ricattatori, di bullismo, di vanteria, di offesa, di denigrazione, di violenza fisica e psichica, per screditare la moralità dell’ex partner.
Per quanto riguarda i rapporti intimi nella quasi totalità dei casi ne sono vittime le ragazze. Gli episodi di bullismo non trovano mai il consenso della vittima che rimane sempre in balìa dei suoi carnefici.
Purtroppo il “faccio un video ergo sum”, unito ad un costante attacco verso il perseguitato, si tramuta in episodi destinati, talvolta, a comparire nelle cronache per suicidi, depressioni, anoressia ed altri eventi che possono avere risvolti luttuosi.
Con tristezza si osserva, anzi si constata, che la forza dei piccoli gruppi si rivolge contro gli indifesi, le facili vittime. Tanti contro uno. Viene da ricordare il celebre detto “forti con i deboli, deboli con i forti”, perché i singoli componenti dei gruppi di coloro che intimidiscono e bullizzano sono spesso dei frustrati, degli incapaci ad affrontare l’altro o le situazioni esterne.
Solo nel gruppo trovano una forza ed una violenza capaci di placare e soddisfare il loro ego. Ecco che il “faccio un video ergo sum” fa rivivere una propria presunta capacità di affermarsi.
La violenza, soprattutto giovanile, che in questi ultimi tempi ha insanguinato la Campania, ma non solo, è incardinabile in “ho una pistola, ego sum” ma vale anche per “ho un coltello, ergo sum”. Qui si entra in un fenomeno, singolo o di
bande criminali, dove l’uso delle armi, spesso gratuito, anche correlato ad episodi banali, attiene nell’immediato al Codice Penale.
Una riflessione generale sui comportamenti giovanili dovrebbe essere seriamente effettuata da esperti affinché il Governo possa provvedere con la massima urgenza. Però non desta il sufficiente clamore ad incrementare voti. Anche altri episodi sono esecrabili ma non totalmente inquadrabili in un reato.
Come sono stati travisati e brutalizzati Cartesio ed il suo ’”ergo sum”.