Non tutti sanno che il Presepe è stato inventato da San Francesco d’Assisi a Greccio, un paesino inerpicato sull’appennino Laziale in provincia di Rieti, tre anni prima della sua morte il 25 dicembre 1223.
Ce lo ha raccontato Tommaso da Celano, frate francescano, che conobbe San Francesco. “Lo Spirito di Assisi è una benedizione per il mondo, per questo nostro mondo che ancora oggi è lacerato da troppe guerre, da troppa violenza”. Lo scrive il Papa, nel messaggio inviato ai partecipanti all’incontro internazionale di preghiera per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Parigi.
“Questo spirito deve soffiare ancor più forte nelle vele del dialogo e dell’amicizia tra i popoli”, così prosegue l’appello di Francesco: “Abbiamo bisogno di pregare per la pace. Il rischio che i numerosi conflitti invece di cessare si allarghino pericolosamente è più che concreto. Faccio mio il vostro grido e quello dei tanti colpiti dalla guerra e lo rivolgo ai responsabili della politica: ‘Fermate la guerra! Fermate le guerre!’ Stiamo già distruggendo il mondo! Fermiamoci finché siamo in tempo!”
Con poca voglia mi accingo a trattare in questo articolo l’argomento del prossimo Natale perché, essendo un anno pieno di guerre sparse in tutto il mondo, credo dovrò sforzarmi parecchio a scrivere su una tale ricorrenza che rappresenta un evento che dovrebbe essere invece totalmente vissuto con sentimenti di pace e d’amore. Infatti il Natale rappresenta la nascita di un uomo, Gesù che per noi Cristiani è un atto d’amore di Dio che si fa uomo per insegnare con l’esempio all’umanità come ci si deve comportare nella vita.
Ma anche per coloro che non professano la nostra fede, l’uomo Gesù Cristo con tutta la sua vita e soprattutto con la sua morte lascia una lezione di come dovrebbe essere la nostra vita, sempre dall’inizio alla fine della nostra esistenza. Comunque io ci provo. Purtroppo però, anche se è brutto dirlo mi accingo a compiere questo breve lavoro con l’animo colmo di pessimismo e temo che prevarrà in tutto ciò che scriverò. Anche se su una delle due principali guerre (quella del medio-oriente in Libano) dagli ultimi giorni del mese scorso è in atto un periodo di tregua dei combattimenti che speriamo non serva solo per prendere fiato e poi ricominciare peggio di prima.
Le guerre e l’odio che si stanno diffondendo coinvolgendo non poche nazioni, come mai avvenuto almeno durante la mia vita, oltre a causare l’esodo di milioni di persone dal Medio Oriente e dall’Africa verso l’Europa, sembra stiano calando sempre più in basso tra le aggregazioni politiche, finanziarie e religiose e addirittura tra le famiglie e i suoi membri. Si pensi solo al fatto che mai come adesso frequentemente i mariti uccidono le mogli ma anche le madri stanno uccidendo i figli e viceversa.
Relativamente al periodo 1 gennaio – 30 giugno 2024, sono stati registrati 141 omicidi, con 49 vittime donne, di cui 44 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 24 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner.
Recentemente anche il Presidente Mattarella, in occasione della 45esima edizione del Meeting per l’“Amicizia fra i Popoli” di Rimini, ha inviato un forte messaggio “Contro odio e guerre”, che di seguito riporto per sommi capi: “Stiamo vivendo straordinarie trasformazioni”, ha scritto Mattarella, evidenziando la necessità di cercare l’essenziale in un’epoca in cui i flussi di informazioni e le tecno scienze evolvono a velocità vertiginosa, offrendo soluzioni e opportunità che solo fino a poco tempo fa erano inimmaginabili.
Ma il Presidente ha messo in guardia contro la “fallace lusinga dell’onnipotenza dell’uomo”, ricordando che, nonostante le numerose possibilità offerte dal progresso, l’umanità continua a confrontarsi con orrori, atrocità e conflitti che sembrano riportare indietro le lancette della storia. “La volontà di dominio, l’escalation delle guerre, i sentimenti di paura, sfiducia, e non di rado rancore e odio, si riaffacciano con preoccupante intensità”, ha proseguito Mattarella.
In questo contesto, ha ribadito l’urgenza di rimettere al centro la persona, il suo desiderio di vita e di pienezza, che trova realizzazione nella relazione con la comunità. Un richiamo forte alla centralità dell’essere umano, non come entità isolata e autosufficiente, ma come parte di un tessuto sociale, capace di costruire un futuro condiviso attraverso l’incontro e il dialogo. Ora cercherò di proseguire separandomi dai pensieri che mi hanno fatto scrivere quello che ho scritto finora e, pensando solo a quello che rappresenta il presepe e come ho trascorso il Natale da fanciullo, da ragazzo e da persona matura insieme alla mia famiglia, riferendomi solo al messaggio che il Natale fornisce a tutti noi e così come deve essere festeggiato.
Infatti voglio riprendere e fare mio il messaggio francescano che San Francesco ha voluto trasmettere con il suo presepe: la rappresentazione di tutto ciò che apparteneva alla sua predicazione. L’amore e il rispetto per la natura, l’umilità dei pastori, la religiosità. Nell’immediato dopoguerra io ero un ragazzino di 10 anni e già da allora in casa dei miei genitori si cominciò a fare il presepe che anno dopo anno diventava sempre più ricco di personaggi migliori nella qualità della terracotta. Ancora oggi in casa mia si perpetua tale tradizione con tanti personaggi in ceramica.
Credo per fortuna che i nostri presepi, oggi è soprattutto mia moglie che ci si dedica, abbiano sempre mantenuto l’indirizzo francescano descrivendo un ambiente sano e popolato da gente povera in cui la Terra non è devastata dall’egoismo dell’uomo, le colline verdi e il percorso dei corsi d’acqua attorniati da alberi e non da case; tutto quello di cui oggi avremmo ancora potuto godere se non ci fossero stati coloro che hanno violato le leggi degli equilibri ambientali ignorando che alle modificazioni provocate dall’uomo la natura si ribella contrastandole con fenomeni in cui è quasi impossibile intervenire per placarli.
Come si può facilmente notare in tutto quello che ho scritto ho cercato di non inserire concetti prettamente religiosi perché mi piace presentare il Natale, come realmente deve essere, una festa di tutti credenti e non. Ricordare la famiglia, per noi cristiani Sacra, di Giuseppe, Maria e Gesù ci induce a festeggiare quel giorno con tutte le nostre famiglie. L’importante è che questa bella festa non sia inquinata dal consumismo che purtroppo ormai contamina l’intera nostra vita e l’intera società. Speriamo che da qui al 25 le cose cambino in meglio, ma non credo…