“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Queste chiarissime parole sono quelle dell’articolo 1 della nostra Costituzione repubblicana. Si tralascia la seconda frase, non perché meno importante e fondamentale, per il semplice fatto che non entra nelle argomentazioni che si vanno ad esporre.
I Padri Costituenti hanno sancito e stigmatizzato: “fondata sul lavoro”. Analizzando quanto sta avvenendo negli ultimi anni, specie a seguito della ripresa dei normali ritmi lavorativi dopo la pausa imposta dalla pandemia causata dal covid-19, verrebbe da porsi una malevola domanda. La Repubblica italiana si fonda sul lavoro o sulle morti nei luoghi di lavoro? Non solo episodi isolati ma, purtroppo, anche gruppi di persone che perdono la vita contemporaneamente nei luoghi di lavoro, talvolta nel nobile slancio di tentare di salvare il collega.
I dati sono sconvolgenti. Anno 2012: 1221 decessi, anno 2022 1090, anno 2023 1041, anno 2024 al momento sono quasi 900.
Una sorta di bollettino di guerra, oltre due al giorno. Si esce di casa per andare al lavoro al fine di guadagnarsi di che vivere ed i familiari vedono rientrare una bara con il loro congiunto vittima di quel lavoro che doveva dare loro dignità e possibilità di soddisfare i propri bisogni. No, non è concepibile morire di lavoro per vivere.
Non è la prima volta che si legge, anche in questa testata, di morti sul lavoro. Perché si ritorna periodicamente sull’argomento? Perché è un fenomeno troppo grave e non possiamo assuefarci alla morte sui luoghi di lavoro. Sarebbe troppo rischioso considerarla routine quotidiana e confinarla nelle statistiche, magari illustrate con gelidi grafici. No, dietro quei numeri vi sono vite umane perdute, drammi familiari, lutti e moltissimo altro che solo i diretti interessati conoscono.
La normativa inerente alla sicurezza sul lavoro è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 81/2008, novellato dal Decreto Legislativo n. 106/2009. Il Decreto Legislativo 151/2015 ha curato gli aspetti sanzionatori mente alcuni Decreti Ministeriali hanno integrato il quadro normativo citato.
Non si può parlare di assenza di norme ma di volontà di attuarle e di farle rispettare. La sicurezza sui luoghi di lavoro ha dei costi che troppi cercano di eludere lasciando alla dea bendata il compito di tutelare la salute e la vita del lavoratore. Cantieri e fabbriche sono i luoghi a maggior rischio e dove si registra il maggior numero di decessi.
L’altro enorme problema sono i controlli che vengono effettuati in misura esigua, prevalentemente per mancanza di personale. Se i controlli fossero capillari quasi nessuno rischierebbe sanzioni e chiusure di attività.
Non ultimo, e non certo ininfluente o limitato, è il ricorso al lavoro nero. Fantasmi che lavorano. In qualche caso i loro corpi sono scomparsi poiché clandestini; nessuno avrebbe reclamato il corpo per onorarlo con una degna sepoltura.
Come ogni anno per le festività natalizie tutti si sentono buoni ed augurano un buon anno nuovo. Al di là delle formalità, spesso tutt’altro che sincere e sentite, a volte pure fiere dell’ipocrisia, c’è da augurarsi che il 2025 ci doni meno lutti sul lavoro. Sarebbe auspicabile zero decessi ma almeno ci si sforzi di condurlo verso questo numero.