Le “quasi certezze” somigliano tanto ai “quasi gol” con cui il leggendario radiocronista Nicolò Carosio alimentava la tensione degli appassionati di calcio all’ascolto.
L’ipotesi dell’abbattimento prevale in maniera nitida in quello che è stato il destino del volo J2-8243 della Azerbaijan Airlines che il giorno di Natale si è “spalmato” al suolo in Kazakistan nei pressi della città di Aktau.
La contraerea russa – impegnata in servizi di difesa anti-droni – potrebbe aver fatto esplodere un missile a frammentazione nell’immediata prossimità dell’aereo di linea e il resto è raccontato dal relitto a terra.
Se i media internazionali si stanno sbizzarrendo dando voce ad esperti di vario genere, il canale televisivo statale russo Rossiya-24 ha parlato dell’incidente aereo annunciando che managere e tecnici della Embraer, la casa costruttrice del velivolo, erano in arrivo in Kazakistan per contribuire alle indagini sul doloroso episodio.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov si è mostrato – more solito – estremamente impermeabile dinanzi all’accaduto, lasciando intendere che la riservatezza delle investigazioni in corso è fondamentale e che gli unici a poter parlare sono proprio gli specialisti che se ne stanno occupando.
Il suo laconico “Non ci consideriamo autorizzati a commentare questo” è quanto mai espressivo e la stampa di quelle parti ha considerato la dichiarazione come una delicata raccomandazione ai giornalisti.
I filmati e le fotografie si rivelano molto interessanti e mostrano fori e perforazioni nella carlinga dell’aereo assimilabili ai danni che possono essere causati da schegge o detriti.
Mentre gli addetti ai lavori si impegnano a risolvere il mistero sotto il profilo tecnico, l’interesse dei cultori di geopolitica e di scenari bellici sembra indirizzato a voler curiosare nella lista dei passeggeri.
Sapere chi fosse a bordo potrebbe rivelarsi estremamente suggestivo e forse sarebbe in grado di far puntare l’attenzione su qualcuno che – seduto in poltrona – poteva costituire un bersaglio meritevole di un disastro aviatorio.
Secondo i primi dati certamente parziali, su quel volo c’erano cittadini di Russia, Azerbaigian, Kazakistan e Kirghizistan, ma l’informazione non è utile a capirne di più.
Chi affronta l’approfondimento di questo drammatico evento può considerare la destinazione originale dell’aereo. Il volo era diretto verso la repubblica russa di Cecenia, governata da Ramzan Kadyrov il leale signore della guerra filo-Putin,
E’ intrigante il thread che sul social network X (un tempo Twitter) è stato pubblicato dall’osservatore politico russo Alexander Baunov.
Baunov si domanda “Mosca oscurerà, negherà, lancerà narrazioni contrastanti e costringerà l’Azerbaijan e il Kazakistan a una bugia condivisa, sfruttando la sua potenza militare, economica e diplomatica?”
Lo studioso ricorda un fatto del 17 luglio 2014, giorno in cui a Grabovo (sul confine tra Russia e Ucraina) è precipitato grazie ad un missile terra-aria il volo 17 della Malaysia Airlines in rotta da Amsterdam a Kuala Lumpur.
Quella storia è stata un esempio magistrale di propaganda e disinformazione russa che ha sfregiato le 298 persone morte con resoconti confusi, contraddittori e incredibili che hanno centrato l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalla vera causa dell’incidente.
Solo un tribunale olandese ha dopo anni sentenziato che il volo MH17 è stato abbattuto da un missile terra-aria russo Buk lanciato da un territorio controllato dai separatisti filo-russi con la regia di Mosca.
Cosa accadrà stavolta?