Non preoccupatevi. Ho solo voluto copiare il titolo de Il Corriere della Sera oggi in edicola. La temuta ondata di pirati informatici non è ancora arrivata e quando giungerà dalle nostre parti si farà sentire con modalità e intensità ben diverse da quelle cui stiamo assistendo.
Quando ero piccino uno dei divertimenti era quello di “andare a suonare i campanelli”, passando in rassegna i citofoni di qualche strada e premendo tutti i “bottoni” per poi scappare via di corsa. Nessuno ci ha classificati come terroristi, anche se qualche spontaneo e sincero “vaffa” ce lo siamo beccati. Nemmeno i più severi hanno creduto di etichettarci come i “fiancheggiatori” di qualche produttore di pulsantiere a prova di disturbatori in braghe corte.
I tempi sono cambiati. E così, finito di mangiare il panettone, i soliti quattro o cinque ragazzini della banda NoName057(16) non potendo rompere le scatole con birichinate “vintage” e non volendo uscire di casa, hanno deciso di dedicarsi a marachelle telematiche che ormai divertono solo loro, mettono in agitazione soltanto chi di queste cose capisce poco e titillano la vanagloria di chi dice di aver resistito ad un pericoloso attacco informatico.
Questi giovincelli utilizzano la tecnica del DDOS, ovvero del Distributed Denial of Service, consistente nel saturare di richieste di connessione un sito web fino a rendere impossibile l’accesso a chi vorrebbe legittimamente servirsene.
E’ una tecnica vecchia di trent’anni. E’ figlia dei storici trucchi commerciali volti a debellare la concorrenza di nuovi colleghi. Come?
Semplice. Vendo scarpe e sull’altro lato della strada, proprio di fronte a me, apre un altro negozio di calzature. Per impedire che questo mi rubi la clientela, arruolo gli ospiti autosufficienti di una RSA, i pensionati in sosta sulle panchine e un nutrito gruppo di “umarell” che controllano cantieri e lavori stradali. Offro 10 euro per un aperitivo con patatine o per un paio di “cappuccino e cornetto” e chiedo loro di andare almeno due o tre volte a misurarsi le scarpe nell’esercizio che ha appena aperto i battenti. Se recluto una cinquantina di volonterosi collaboratori “part-time”, con 500 euro metto fuori combattimento chi avrebbe voluto insidiare il mio business. Il locale appena inaugurato si riempie di gente che è lì solo per dare fastidio e i potenziali clienti restano fuori con un investimento più economico della stampa di volantini….
Torniamo al DDOS. E’ un metodo vetusto, facilmente contrastabile con meccanismi che drenano il traffico di richieste mirate solo a dar fastidio.
Nonostante sia un “pericolo” conosciuto e facilmente evitabile, in questi giorni sono state vittima di simili manovre gli aeroporti milanesi, il Ministero degli Esteri, la Federtrasporti, le aziende degli autobus urbani di Torino e Siena, il MISE, il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, le Forze di Polizia (CC, PS e GdF), la Marina Militare e così a seguire…
Si chieda ai rispettivi responsabili dei sistemi informatici e della sicurezza come sia possibile finire KO pur potendolo evitare.
Non facciamo l’errore di credere che NoName057(16) sia la task force digitale con cui Putin (o chi altro animato da istinti bellicosi) si adopera per dominare il cyberspazio.
Non confondiamo le banalità con le spaventose minacce che incombono e per le quali non siamo minimamente preparati…
Se avanza tempo, magari, cominciamo ad occuparcene.
Le “quasi certezze” somigliano tanto ai “quasi gol” con cui il leggendario radiocronista Nicolò Carosio alimentava la tensione degli appassionati di calcio all’ascolto.
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