Gli antichi Greci hanno individuato quattro forme primarie di amore: quello parentale-familiare (storghé), l’amicizia (philia), il desiderio erotico ma anche romantico (eros), infine l’amore più prettamente spirituale (agape, il quale può giungere fino all’auto-annientamento o kenosis); gli autori moderni hanno distinto anche altre varietà di amore romantico, mentre le tradizioni non occidentali contengono varianti o simbiosi di questi stati. Una tal ampiezza di usi e significati, in combinazione con la complessità dei sentimenti che coinvolgono i soggetti che amano, possono rendere particolarmente difficoltoso definire in modo univoco e certo l’amore, rispetto ad altri stati emotivi. Nell’ambito della psicologia esso consiste in un rapporto duale basato su uno scambio emotivo generato dal bisogno fisiologico della gratificazione sessuale e dal bisogno psicologico dello scambio affettivo.
L’amore nelle sue varie forme agisce come un importante facilitatore nella relazione interpersonale e, data la sua importanza psicologica centrale, è uno dei temi più comuni trattati nelle arti creative; può infine essere inteso anche come un modo per tenere uniti gli esseri umani contro le minacce provenienti dall’ambiente esterno e per aiutare la riproduzione umana e la conseguente continuazione della specie.
Ho già scritto sull’amore ma oggi ci voglio riprovare spinto dall’attuale momento che stiamo vivendo, dove assistiamo nel mondo intero a tante manifestazioni di odio, proprio perché abbiamo completamente accantonato l’amore in una specie di dimenticatoio come se fosse sparito dal cuore e dalla mente degli uomini. Riparlarne fa bene soprattutto a me stesso: scrivendone mi fa passare una mezzoretta a contatto con quel sentimento meraviglioso e mi fa riflettere per capire cosa sia successo un po’ in tutti noi che solo in alcuni casi particolari ci ricordiamo che esiste l’amore.
Proprio per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere atto dell’enorme dicotomia che esiste nel comportamento dell’umanità. Da una parte il continuo proliferare delle guerre, gli atti terroristici che uccidono gente inerme, il modo aberrante con cui si ripartiscono i beni della Terra: la più grande fetta a pochi, la restante più piccola a tanti e a troppi niente. Ciò è tutt’altro che manifestazione d’amore. Dall’altra parte, come si reagisce nei casi di crisi: quando c’è bisogno di essere tutti insieme per combattere e vincere le disavventure che periodicamente ci colpiscono, come ci si ritrova uniti ad interpretare l’amore per il prossimo. Lo abbiamo notato, noi italiani, nell’immediato dopoguerra nel rimboccarci le maniche per la ricostruzione, lo stiamo notando oggi per la lotta al Coronavirus-Covid19. Lo dimostrano bene l’ottima riuscita della raccolta fondi Telethon per la ricerca scientifica e i piccoli e grandi versamenti alla Protezione Civile, il numero sempre crescente di partecipanti al volontariato, la propensione della gente per la donazione di sangue e di organi. Infine, in tutto il periodo della pandemia, i lavoratori che hanno prestato la cura e l’assistenza ai malati con ritmi infaticabili e quelli che hanno assicurato i servizi essenziali per far continuare a tutti noi una vita decente. E tutto questo è sì amore per il prossimo! Nell’umanità si rispecchia in grande la divisione esistente in ciascuno degli esseri umani tra il bene e il male. Secondo molti pensatori, dai primi filosofi agli autori moderni e contemporanei, bene e male sono i due principi fondamentali che governano la vita umana. La nostra religione cristiana, infatti, identifica il male nel peccato originale e il bene nella redenzione.
E’ un classico che il male poi si ammanti del bene (come le guerre che vengono giustificate da buoni motivi), una meschina ipocrisia! Tuttavia è storicamente provato che il male è sempre stata una fase necessaria per percepire il bene, per superare le difficoltà e permettere all’uomo di evolvere e migliorare. Credo e soprattutto spero che anche la pandemia del Covid che ha colpito drammaticamente il mondo porti l’umanità, una volta superata definitivamente, a modificare in meglio il modo di vivere: per prima cosa ad avere più amore per gli altri. Torniamo all’amore e al cambiamento del concetto di come si intenda definirlo. Prendiamo l’amore tra un uomo e una donna, se quando ero bambino l’uomo era il capo famiglia ed aveva il compito di pensare a tutti i bisogni materiali della moglie e della famiglia con il suo lavoro (vedi mio padre), oggi l’uomo non è solo il sostenitore della famiglia ma molto di più. Deve apportare il suo amore, comprendere e condividere la gioia e il dolore di tutti coloro che vivono con lui, se una volta pensava solo al loro sostenimento economico, oggi che pure la moglie lavora, l’espressione del suo amore diventa molto più ampio e complesso. Non aver capito questo spesso è la causa di molti fallimenti di matrimoni, infatti è determinante per continuare la convivenza in modo duraturo comprendere tutto il profondo linguaggio emotivo che fa da base all’amore. Questo tra un uomo e una donna oggi non si alimenta solo con oggetti fisici (gioielli, stipendio, tenore di vita dignitoso) ma è necessario sostenerlo con i sentimenti. Se per creare e mantenere una relazione tra uomo e donna sano e vivibile bisogna confrontarsi continuamente e dimostrare l’amore sotto ogni forma possibile e immaginabile, così deve farsi su tutti gli altri campi del sociale in cui questo sentimento deve applicarsi per farlo sopravvivere (la famiglia, l’amicizia, i gruppi con scopi sociali e religiosi, il lavoro e tante altre relazioni umane che si basano sui sentimenti).
Voglio chiudere con le parole di Papa Francesco pronunciate sull’amore all’Angelus di domenica 3 novembre 2024 scorso: Ecco che “Gesù ci dà la risposta”, unendo due comandamenti che sono i principali: “Amerai il Signore tuo Dio” e “amerai il tuo prossimo”. Tutti noi – lo sappiamo – abbiamo bisogno di ritornare al cuore della vita e della fede, perché il cuore è “la fonte e la radice di tutte le altre forze, di tutte le altre convinzioni”. E Gesù ci dice che la fonte di tutto è l’amore, che non dobbiamo mai separare Dio dall’uomo.