Edmond Haracourt, scrittore e poeta francese, è mancato nel 1941 poco dopo quell’era in cui – “quando c’era lui” – i treni viaggiavano in orario.
L’incipit della sua “Canzone dell’Addio” celava un vaticinio. Dobbiamo a lui, infatti, l’ormai immortale “Partire è un po’ morire” che da tempo è lo slogan dei trasporti italiani.
Il 10 gennaio del 49 avanti Cristo il glorioso Giulio Cesare varcava il Rubicone dopo aver pronunciato lo storico “Alea iacta est”.
Lo stesso giorno del 2025 a tirare i dadi, seduti alla stazione ferroviaria di Milano Centrale, sono i passeggeri che ingannano il tempo nella speranza che prima o poi il loro convoglio possa partire per l’agognata destinazione.
E’ probabilmente data di atti eroici, in un caso deliberati, nel più recente invece semplice conferma di un destino segnato.
Sul web, Trenitalia informa che dalle 7.50 di stamani il nodo di Milano – non proprio il più trascurabile nella topografia delle linee ferrate – è paralizzato.
Quattro ore dopo sul sito ufficiale si legge che “La circolazione è ancora sospesa sulle linee Milano – Genova, Milano – Venezia e Milano – Bologna per verifiche tecniche alla linea elettrica tra Milano Centrale e Milano Lambrate”.
Mentre si comunica telegraficamente che “La circolazione è regolare sulla linea Milano – Torino” e che è “In corso l’intervento dei tecnici”, si avvisa la clientela che “I treni Alta Velocità, Intercity e Regionali possono registrare ritardi e subire cancellazioni, limitazioni o variazioni di percorso”.
Segue l’elenco dei “Treni Alta Velocità e Intercity direttamente coinvolti con un maggior tempo di percorrenza superiore a 60 minuti”.
Ma il meglio è nella frase clou del messaggio all’utenza: “Si consiglia di evitare o limitare gli spostamenti in treno a quelli strettamente necessari e di riprogrammare i viaggi rinviabili”.
Chi – conscio del declino italiano – voleva buttarsi sotto un treno, o riprogramma la sua intenzione di farla finita o cerca una linea in cui i convogli transitano regolarmente. Ma tutti gli altri cosa devono fare?
Chi doveva tornare a casa o raggiungere i parenti nel weekend e aveva prenotato e pagato il viaggio in anticipo può cambiare il calendario proprio e quello delle persone care?
Sarà difficile far credere loro che la colpa è degli hacker oppure dei rosiconi che non digeriscono il Paese che funziona, che va sempre meglio, che tutti invidiano.
A parte “i soliti ignoti”, prima o poi si potrà sapere chi è responsabile di queste inarrestabili brutte figure con l’intero pianeta?
Nel frattempo l’ANSA pubblica un lancio in cui le unità di misura del tempo sembrano un brutto presagio. Si legge di “ritardi fino a 170 minuti ore”.
Forse i 170 sono “minuti” riferiti ad adesso e “ore” tra una settimana di stop?