Mala tempora currunt, sed peiora parantur dicevano i latini. A parte le traduzioni piuttosto volgari, il significato più accreditato è: “corrono brutti tempi ma se ne preparano di peggiori”.
La frase, attribuita a Cicerone, dipinge perfettamente l’attuale situazione globale fomentata dalle dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump unitamente a diverse posizioni sovraniste in Europa e fuori dal vecchio continente, così definito da alcuni Presidenti statunitensi in diversi momenti. Le dottrine dei Presidenti hanno seguito, nel tempo, varie posizioni quali nazionalismo espansionista, imperialismo, atlantismo, isolazionismo ed altro. Tutte le dottrine sono state influenzate da un’impronta religiosa, una convinzione di superiorità, una fortissima autocoscienza; il “destino manifesto” percorre tutta la storia statunitense.
Con l’elezione di Donald Trump, il suo messaggio “America first”, e la chiarissima influenza di Elon Musk, le strategie geopolitiche sembrano complicarsi per l’apertura, almeno a parole, di nuovi ed inaspettati fronti, non solo verso gli avversari di sempre ma anche nei confronti di alleati atlantici.
Il neo Presidente ha parlato di annessione del Canada, possibilmente con un ampio consenso della popolazione di quel Paese che, per ora sovrano, diverrebbe il cinquantunesimo Stato degli USA. Vorrebbe annettere la Groenlandia, la più grande isola al mondo, territorio appartenente al Regno di Danimarca. Senza giri di parole ha affermato di non escludere l’impiego della forza militare. Oltre alla posizione strategica per la collocazione idonea al controllo delle rotte artiche, la Groenlandia è ricca di risorse naturali quali terre rare, cruciali per nuove tecnologie, gas, metalli, petrolio. In pratica si tratta di aspetti geopolitici, geoeconomici e di sicurezza nazionale ad ampio spettro.
Anche Panama sarebbe nel mirino delle conquiste statunitensi, e vi sarebbe il proposito di mutare il nome del golfo del Messico in golfo d’America. Non è da escludere che questa sia l’ipotesi più probabile. I produttori di armi stapperanno bottiglie di champagne per brindare ai prossimi affari.
Trump ha chiesto perentoriamente, pena l’abbandono della NATO, o la non applicazione dell’articolo 5 del Trattato di ampliare al 5% del PIL le spese nazionali per l’armamento. L’Italia non raggiunge il 2% concordato nel vertice di Cardiff nel 2014. Comunque si aprirebbe uno scenario del tutto inedito; il prefigurato attacco di uno Stato appartenente all’Alleanza ad un altro Paese membro.
Quatto le soluzioni per gli altri componenti: tutti dalla parte dell’attaccato, tutti dalla parte dell’attaccante, tutti divisi in modo ineguale tra le due parti, tutti neutrali. Praticamente le fondamenta della NATO crollerebbero facendo collassare il Trattato.
Ma il duo Trump-Musk, dopo questi esercizi di fantapolitica, forse non tutti veri ma probabilmente non tutti falsi, cosa progetta per l’Europa? Un’Europa unita sarebbe certamente un problema ancorché da anni sia reputata un nano politico ed un (ex) gigante economico.
Cercheranno, probabilmente, di applicare l’adagio latino divide et impera mediante accordi bilaterali per fare entrare in contrasto i vari Stati della vecchia Europa, sempre più pervasa da nazionalismi e sovranismi. I post di Musk, l’uomo più ricco del mondo, che di fatto sarà il membro più influente dell’amministrazione Trump, attaccano vari Paesi europei e le loro istituzioni appoggiando destre più che estreme.
I social stanno eliminando, laddove ancora esistenti, i fact checker; ora ognuno potrà dire tutto, anche che Mosè è stato Re di Francia nel XVII secolo. Siamo passati dall’ipse dixit al social dixit.