Hind Rajab era una bambina palestinese di sei anni che, insieme alla cugina quindicenne Layan Hamadeh, fu inizialmente l’unica superstite di un attacco di un carro armato israeliano contro l’auto su cui viaggiavano. Intorno a loro giacevano i corpi senza vita dello zio Bashar e della sua famiglia. Terrorizzata, Hind afferrò il telefono di Layan e chiamò disperatamente la Mezzaluna Rossa Palestinese in cerca di aiuto. Dodici giorni dopo, il suo corpo fu ritrovato insieme a quelli di due medici inviati per salvarla. Tutti coloro che erano nell’auto furono uccisi, e i medici della Mezzaluna Rossa morirono quando l’ambulanza, giunta a pochi metri dal veicolo, fu deliberatamente colpita dall’esercito israeliano, nonostante il coordinamento preventivo per consentire il soccorso alla bambina. Era il 10 febbraio del 2024.
La Hind Rajab Foundation, dedicata alla memoria della piccola Hind, si impegna nella ricerca della giustizia per i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani commessi contro il popolo palestinese. Nata durante il genocidio in corso a Gaza, la fondazione si propone di onorare le vittime dell’aggressione israeliana. La sua missione principale è promuovere azioni legali contro i responsabili di tali atrocità, inclusi gli esecutori materiali, i complici e coloro che incitano alla violenza. Attraverso procedimenti legali mirati, la fondazione mira a contrastare l’impunità e a portare i colpevoli davanti ai tribunali nazionali e internazionali.
Oltre all’azione legale, la Hind Rajab Foundation si dedica a sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale sulle ingiustizie subite dai palestinesi. Le sue campagne smascherano le narrazioni che distorcono la realtà dei crimini commessi, garantendo che le voci delle vittime vengano ascoltate e ricordate. La lotta per la verità e la giustizia è cruciale, poiché la manipolazione delle informazioni rischia di generare confusione e impedire un riconoscimento storico e giuridico adeguato delle violazioni in corso.
Nonostante sia stata fondata solo di recente, la Hind Rajab Foundation ha già raccolto un vasto archivio di prove, accessibile dal suo sito web. Già nell’ottobre 2024, oltre mille soldati israeliani erano stati identificati come responsabili di crimini di guerra contro la popolazione civile di Gaza, e la fondazione ha chiesto l’apertura di indagini su di loro. A sostegno delle accuse, sono stati raccolti più di 8.000 documenti, foto, video, rapporti forensi, registrazioni audio e post sui social media, molti dei quali pubblicati dagli stessi soldati e ufficiali israeliani. Tra questi figurano anche alcuni stranieri o israeliani con doppia cittadinanza, una condizione comune per molti cittadini israeliani.
Il materiale raccolto viene regolarmente trasmesso alla Corte Penale Internazionale (CPI), che giudica i crimini di guerra e contro l’umanità. I casi vengono segnalati anche ai paesi di origine dei soldati e a quelli in cui si recano in vacanza, spesso pubblicando immagini compromettenti sui social media.
Un caso significativo è emerso il 3 gennaio 2025: un soldato israeliano, accusato di crimini di guerra e della distruzione indiscriminata di abitazioni civili, ha rischiato l’arresto in Brasile. Basandosi sulle segnalazioni della Hind Rajab Foundation e su un dossier di 500 pagine di prove, una corte brasiliana aveva emesso un mandato di cattura nei suoi confronti. Tuttavia, il soldato è riuscito a fuggire in extremis grazie all’intervento delle autorità israeliane.
Sebbene l’arresto non sia avvenuto, la Hind Rajab Foundation considera l’episodio una vittoria significativa. “Questo caso crea un precedente importante, spingendo le nazioni a intraprendere azioni coraggiose per ritenere responsabili gli autori di crimini di guerra”, ha dichiarato il presidente Dyab Abou Jahjah.
L’importanza dell’accaduto è confermata anche dalla reazione di Tel Aviv. L’esercito israeliano ha immediatamente emesso direttive ai soldati, raccomandando maggiore cautela nei viaggi all’estero e un uso più discreto dei social media per evitare la diffusione di prove inconfutabili dei crimini commessi. Infatti, secondo il principio della “giurisdizione universale”, i crimini di guerra e contro l’umanità possono essere perseguiti anche in paesi stranieri. Quello che stupisce e come finora gli israeliani non se ne siano occupati, tenuto conto che dovrebbero essere i nostri maestri dell’intelligence! La situazione appare molto delicata anche in considerazione dei recenti mandati di cattura emessi dalla Corte Penale Internazionale contro il premier Benjamin Netanyahu ed altri membri dell’esecutivo.
La Corte Penale Internazionale sta attraversando una fase delicata a causa della mancata collaborazione di alcuni Stati membri, che rifiutano di riconoscerne l’autorità e le sentenze. La situazione è ulteriormente aggravata dal clima politico internazionale, in cui alcune potenze mondiali mettono in discussione la legittimità della giustizia internazionale e delle sue decisioni. Speriamo di non dover riscrivere i manuali di diritto penale internazionale.